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Bottiglie a basso impatto, Coca-Cola segna la strada

Il gigante del settore alimentare ha annunciato la sperimentazione di un bottiglia bio: sarà fatta per il 30% con canna da zucchero e melassa

Il rispetto dell’ambiente e il risparmio energetico stanno diventando un imperativo categorico, nella vita di tutti i giorni e adesso pure nel mondo delle imprese. Anche la Coca-Cola, gigante del settore alimentare, si adegua ai tempi e annuncia lo sviluppo di una nuova bottiglia a basso impatto.

La sperimentazione della nuovo contenitore partirà già negli ultimi mesi di quest’anno sui mercati del nord America con l’acqua in bottiglia Dasani e vari altri marchi di bevande gasate. L’anno prossimo, invece, sarà la volta dell’acqua vitaminica. Nel caso i test diano riscontri positivi, l’innovazione sarà estesa su tutta la linea produttiva.

Nel dettaglio, per il 30% la rivoluzionaria bottiglia sarà composta da materiale derivato da canne da zucchero e melassa, riducendo considerevolmente il contenuto di plastica, che è una sostanza difficilmente biodegradabile. Sulla stessa strada, Pepsi e Nestle, dirette concorrenti del gruppo Coca-Cola, stanno cercando di produrre confezioni più piccole e leggere, utilizzando minori quantità di plastica.

Comportamenti attenti all’ambiente si sono innestati anche nel settore della distribuzione. La catena di negozi al dettaglio Wal-Mart Stores, per esempio, ha iniziato a stilare una classifica della compatibilità ecologica dei fornitori in base alla loro capacità di tagliare gli sprechi e di conservare le risorse riducendo le confezioni dei prodotti.

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.