Valanga sul Manaslu in Himalaya, morti 13 alpinisti tra cui l’italiano Alberto Magliano. Illesi Silvio Mondinelli e Christian Gobbi
Una delle più gravi tragedie in montagna per l’Himalaya quella successa sul Manaslu, 8156 metri in Nepal, l’ottava montagna della terra in ordine di altezza. Una valanga causata dal distacco di un seracco in quota, ha travolto il campo 3 circa 7000 metri di quota, verso le 4 del mattino mentre gli alpinisti stavano dormendo. Travolti e trascinati a valle per circa 300 metri un gruppo di oltre 30 alpinisti impegnati nella scalata alla montagna.
Almeno 13, tra cui l’italiano Alberto Magliano, sono morti sotto la neve. Il distacco di un seracco di ghiaccio, nella ricostruzione fatta da Silvio Mondinelli, rimasto illeso come l’altro italiano Christian Gobbi, ha provocato una valanga che è piombata sulle tende dei 14 stranieri e degli sherpa nepalesi che li accompagnavano. Gobbi e Mondinelli sono stati trascinati a valle per circa 200 metri, uscendo miracolosamente incolumi dalla slavina, nel buio completo.
Il fatto che la tenda di Magliano contenesse anche delle bombole di ossigeno potrebbe spiegare perché sia stato spinto più a valle, senza riuscire a riemergere come altri. Quando gli altri due italiani lo hanno raggiunto, era già morto. Dalla neve sono stati poi recuperate 13 vittime: anche francesi, nepalesi, un tedesco e uno spagnolo, ma un bilancio preciso delle vittime ancora manca. I soccorritori, arrivati nella zona impervia con gli elicotteri, hanno dovuto interrompere le ricerche nel pomeriggio a causa del maltempo; riprenderanno domattina.
Alberto Magliano, 66 anni triestino trapiantato a Milano, non era un alpinista professionista, ma era stato comunque in grado di completare il “Seven Summits”, le 7 cime più alte di ogni continente, secondo italiano dopo Reinhold Messner.
Erano presenti anche rider di fama internazionale come Glen Plake per la discesa con gli sci. A lui è andata bene, mentre i suoi compagni di spedizione Rémy Lécluse and Greg Costa risultano dispersi.