Turismo Sostenibile: formazione per il domani
Ci sono nuove frontiere del turismo per le Aree protette, fra misure anticontagio, sostenibilità e rispetto dell’ambiente. Un interessante progetto è Turismo Sostenibile: formazione per il domani che si propone di aiutare tutti coloro che gestiscono le Aree protette ad acquisire conoscenze e capacità nel campo della sostenibilità, priorità non da poco, vista la recente riapertura avvenuta dopo il lockdown.
Il turismo responsabile (o ecosostenibile) è un approccio al turismo nato alla fine degli anni Ottanta caratterizzato dall’impegno a non danneggiare l’ambiente e le risorse naturali di una determinata località, contribuendo così a rispettare anche le popolazioni che vivono sul quel territorio, la loro cultura e il loro benessere.
Si tratta di un concetto particolarmente importante se riferito a Paesi del Terzo Mondo (in questo caso si parla anche di ecoturismo) ma altrettanto fondamentale e ugualmente applicabile anche ai Paesi sviluppati.
I parchi rappresentano una delle principali mete turistiche, con milioni di visitatori all’anno soltanto in Italia, e per questo occorre che il turismo nelle Aree Protette sia improntato a criteri di sostenibilità e di rispetto dell’ambiente.
A questo fine sono nati diversi progetti e iniziative che si propongono di definire delle linee guida a disposizione di chi lavora in questo campo e del vasto pubblico dei fruitori.
Lo scenario europeo
Il principale documento a livello UE è rappresentato dalla Carta Europea per il Turismo Sostenibile nelle Aree Protette (CETS) che ha fatto proprie le Linee guida per il Turismo Sostenibile Internazionale elaborate in occasione della Convenzione sulla Diversità Biologica del 1992.
La CETS elenca una serie di princìpi e rilascia una certificazione a coloro che li condividono e mettono in pratica con una serie di azioni mirate.
Tra i principi elencati vi sono per esempio il lavoro in partnership, l’elaborazione di strategie e piani d’azione, la tutela del patrimonio naturale e culturale, la comunicazione e la promozione dei prodotti specifici locali che aiutano a scoprire il territorio.
Il conseguimento della Carta, che costituisce una vera e propria certificazione, è possibile innanzitutto per le Aree Protette che ne fanno richiesta e che seguono un iter dettagliato e impegnativo, ma in seconda battuta è possibile anche per le imprese turistiche locali e i tour operator. La certificazione dura cinque anni ed è rinnovabile: in Italia l’hanno già conseguita (o hanno avviato le pratiche per farlo) tutti i Parchi nazionali mentre l’adesione di quelli regionali è ancora tiepida. In Piemonte sono già certificati il Parco nazionale della Valgrande e gli Enti di gestione delle Aree protette delle Alpi Marittime, dell’Ossola e del Monviso.
La CETS è coordinata da EUROPARC Federation, che, col supporto delle sezioni nazionali (per l’Italia Federparchi-Europarc Italia), gestisce la procedura di conferimento della Carta alle Aree Protette e coordina la rete delle Aree certificate.
Un progetto di formazione sul turismo sostenibile
Un interessante progetto di formazione, strettamente collegato alla CETS, è Turismo Sostenibile: formazione per il domani (STTfT – Sustainable Tourism Training for Tomorrow) che si propone di aiutare tutti coloro che gestiscono le Aree protette ad acquisire conoscenze e capacità nel campo del turismo sostenibile, una priorità particolarmente attuale vista la recente riapertura dopo il lockdown dovuto al coronavirus.
Il progetto dura 30 mesi e terminerà a febbraio 2021. Grazie al finanziamento di ERASMUS+ Key Action 2, attivo nel campo dell’educazione e della formazione, STTfT affianca partner diversi che lavorano su aspetti differenti del settore del turismo sostenibile, come le Università di Hasselt (Belgio) che è anche l’ente coordinatore, quella di Hull (Gran Bretagna), la rete delle Aree Protette Europee (Europarc), l’Associazione Spagnola di Ecoturismo, il Parco Regionale della Montagne de Reims e, per l’Italia, l’Ente Parchi Emilia Occidentale che si avvale della collaborazione di Federparchi.
In che cosa consiste? In una piattaforma gratuita online che permette una formazione a tutti i soggetti interessati, con casi di studio, video ed esperienze interattive e la possibilità di consultare materiale gratuito su 9 dei temi chiave CETS. Si tratta di materiale rivolto in primis al personale che gestisce e lavora nelle Aree Protette, agli operatori e alle imprese turistiche, alle amministrazioni locali e a tutti coloro che sono interessati e coinvolti nel turismo sostenibile.
Ogni tema è introdotto da un video-messaggio che ne spiega l’obiettivo e l’importanza. Successivamente sono inserite delle informazioni importanti e degli approfondimenti. Dato che la piattaforma intende essere un ambiente interattivo e pratico, vengono descritti anche dei casi di studio relativi ad ogni tema, con esempi di buone pratiche poste in essere da diverse Aree Protette europee. Infine è possibile testare la propria conoscenza attraverso un quiz e, in caso di esito positivo, anche ottenere un certificato.
Un progetto in divenire
La piattaforma è già fruibile, ma potrà essere arricchita e implementata grazie ai feedback dei partecipanti, soprattutto con i casi di studio relativi alle buone pratiche spiega Sonia Anelli dei Parchi del Ducato (Ente di gestione per i parchi e la Biodiversità Emilia Occidentale) l’ente referente del progetto per l’Italia. A fine maggio si terranno tre webinar sul sito di Federparchi, in occasione dei quali presenteremo il progetto, spiegheremo le funzionalità della piattaforma e parleremo di turismo sostenibile, proprio attraverso gli esempi virtuosi già in atto. Il primo evento lo abbiamo dedicato alle Aree Protette e si terrà il 22 maggio dalle 15 alle 17 sulla piattaforma Zoom, gli altri invece il 28 maggio per gli operatori turistici e il 5 giugno per gli amministratori.
E gli esempi di buone pratiche nei parchi non mancano. In alcuni parchi sono già disponibili servizi di noleggio di biciclette tradizionali o a pedalata assistita che consentono la fruizione dei sentieri con un basso impatto ecologico prosegue Anelli. Con il progetto ‘A piedi tra le nuvole’ il Parco Nazionale del Gran Paradiso promuove una mobilità dolce, regolamentando il traffico automobilistico privato d’estate verso il Colle del Nivolet e favorendo gli spostamenti a piedi, con navetta o bici noleggiabili a Ceresole e Cogne. Un altro esempio è rappresentato dalla ‘card’ introdotta dal Parco Nazionale delle Cinque Terre, in Liguria, che consente di fruire di vari servizi in modo vantaggioso, ad esempio ottenendo sconti sul biglietto del treno e sul soggiorno presso strutture ricettive, incentivando così un turismo responsabile e dando un ricavato che va a contribuire alla manutenzione e conservazione del territorio.
La fruizione dei Parchi, tra turismo sostenibile e Fase due
Ma c’è un collegamento fra turismo sostenibile – o ecoturismo – e le nuove regole di accesso e fruizione delle Aree naturali protette dopo la loro recente riapertura?
Proprio Federparchi ha elaborato un protocollo speciale per le visite guidate nei parchi, in collaborazione con la consulta dei Direttori delle Aree protette e con l’Università Campus Bio Medico di Roma, in cui si propone la prenotazione obbligatoria, anche tramite App, e il contingentamento con gruppi al massimo di dodici persone, con distanziamento sociale sino a due metri. Il protocollo risponde così alle prescrizioni previste dai decreti sull’emergenza sanitaria per l’accesso ai parchi appena riaperti.
A queste regole se ne sposano altre, spesso prese a livello locale: l’Ente di gestione dei Parchi Reali, ad esempio, ha comunicato che l’area della Mandria, oggi riaperta al pubblico, va raggiunta preferibilmente a piedi o in bicicletta, lasciando a casa l’auto.
Si tratta di regole contingenti all’emergenza sanitaria che tutti speriamo – prima o poi – si esaurisca, ma vanno nella stessa direzione di quanto raccomandano da tempo i sostenitori del turismo sostenibile: meno visitatori per alleggerire la pressione ecosistemica, spostamenti green, evitare l’eccessiva proliferazione di nuove strutture ricettive, frequentare preferibilmente le aree o i sentieri meno popolari per evitare di affollarci tutti nelle stesse zone, consumare prodotti del territorio a km 0.
D’altra parte il contatto con la natura ha effetti positivi sulla nostra salute. Federparchi ha organizzato a Roma a dicembre 2019 un convegno dal titolo Parchi e Salute in cui esperti e specialisti hanno ribadito come il contatto con la natura ci aiuti a ristabilire l’equilibrio psicologico e stimoli le endorfine che rafforzano le nostre difese immunitarie, tutte condizioni necessarie, tanto più dopo il lungo periodo di lockdown cui siamo stati soggetti.
Turismo sostenibile, dunque, per difendere l’ambiente e poterne godere tutti insieme, anche in futuro.
Fonte Piemonte Parchi