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Tour del Monte Bianco in Mountain Bike

Il giro del Monte Bianco è uno degli itinerari escursionistici più famosi al mondo. Fatto in mountain bike aggiunge un fascino particolare a tutta la vicenda. Nel racconto di Cristina Borgesio, nostra nuova collaboratrice, tutto il fascino di questo viaggio. Cristina è una ragazza sportiva polivalente, passa dalle gare di scialpinismo, ai raid in bici, al tour del Monte Rosa a piedi, che abbiamo fatto insieme e che presto sarà pubblicato su Snowpassion.

TOUR DEL MONTE BIANCO IN MOUNTAIN BIKE

Di Cristina Borgesio

1 tappa Quassolo-Rifugio Elena – km 127.41 – tempo 8:10:57

ORE 08:00 Si parte, destinazione  Courmayeur, rifugio Elena in val Ferret. Pioggia da Issogne a
Chatillon, grandine alla Montjovetta poi ancora pioggia da Saint Pierre a
Courmayeur. Gran bella ravanata come prima tappa. Lo zaino comincia a farsi
sentire…le gambe di più. A Courmayeur compriamo la crema per i nostri poveri
muscoli, complimenti ai maschietti del gruppo, ottimi pedalatori, anche io non
mi difendo male. Facciamo tappa a La Palud, al bar della funivia, the caldo e
cioccolata, la pioggia fuori imperversa. Riprendiamo a pedalare lungo la val
Ferret, incredibilmente bella e silenziosa. Giungiamo al rifugio Elena, ultimo
tratto di sterrato, non male anche se accusiamo stanchezza. Come nell’alpinismo
grande concentrazione e testa bassa. Doccia, cena, birra, tisana, un’occhiata
alla cartina per la tappa di domani e poi tutti a nanna. Quando arrivate a Pre
St Didier prendete la strada vecchia che comodamente vi porta a Courmayeur. Un
saluto a Lucio.

2 tappa rifugio Elena – Champex  – km 35 tempo 3:04:27 dislivello totale 960 metri

Ore 07:00 colazione con pane, marmellata e the. Si parte con
la bici in mano verso il Col du Ferret. Bella salita, faticosa, non pedalabile,
per poi godere di una discesa da paura! Incontriamo molta gente, tanti che
fanno il tour a piedi con i muli (trekking che sta prendendo piede anche in
Italia) tutti molto sconvolti dalle condizioni atmosferiche che di certo non
aiutano. Italiani in bici neanche l’ombra. Arriviamo a Issere, fa caldo e poi
saliamo di 400 metri. Con solo il 5 % pedalabili, per il resto sono cavoli
nostri. Salita in bosco da favola, Davis allunga l’occhio e trova dei porcini,
così a forza di fare arriviamo a Champex sotto una pioggia insistente.
Pernottiamo alla pensione En plain Air dove l’indomani ci servono un’ottima
colazione. L’atmosfera trovata a Champex direi che è unica.

3 tappa Champex – Argentiere – km 35 – dislivello 1025 metri
– tempo: tutto il giorno!

Mi sveglio lentamente, non può piovere per sempre, che bel
risveglio, con la pioggia, ma con un magico sorriso e nello stomaco delle
vibrazioni, sento l’adrenalina che sale! Come al solito sveglia ore 06:30,
prepariamo lo zaino, grande colazione e via, si parte. La tappa di oggi è
tosta, zaino in spalla e bici in groppa, ovviamente la concentrazione è padrona
nella nostra mente. Piove a dirotto e fa freddo, ma la rampa che porta al colle
ci fa sudare, poi un grande traverso più o meno ciclabile ci fa arrivare al col
Portalo, seguiti poi da una discesa di 500 metri molto tecnica: accuso la
stanchezza, vorrei mollare tutto, il tempo è 
sempre più brutto, son pronta per fermarmi e dire basta! Arriviamo al
Col de la Forclaz, passiamo davanti alla dogana, piove di continuo e così a
malincuore decidiamo di finire la tappa su strada asfaltata e non più in quota.
Arriviamo al Col de Montets e giù ad Argentiere dove prendiamo una stanza per
il pernottamento in un ostello. Fine della tappa, oggi molto dura, faticosa ed
emozionante. Non ho avuto tempo di pensare, il mio unico pensiero era: Cri non
mollare. Con queste condizioni meteo tutto diventa più estremo, non bisogna
mai mollare con la testa, naturalmente se hai una preparazione fisica adeguata.

4 tappa Argentiere- rifugio La Balme – km 50 – dislivello
1705 metri – tempo 06:19

Solita sveglia e mentre facciamo colazione s’inizia a vedere
l’Aguille di Midi con il Bianco, che spettacolo! Siamo senza parole, scendiamo
nella caldaia a prendere i nostri vestiti, non ancora asciutti, facciamo un po’
di manutenzione alle bici e iniziamo a scendere verso Chamonix. Risaliamo
le piste da sci della Fouly,  poi
prendiamo la direzione per Champel e giù per la route, anzi giu per il bosco. Che emozione, quota 1000, ultime rampe ed arriviamo a Les Contamines. Il tempo fa paura, nuvole e freddo,
ma dove sarà finito il sole? Sparito, decidiamo di portare avanti la tappa e
pedaliamo fino al rifugio La Balme. Ci fermiamo a raccogliere i
nostri pensieri al santuario di Notre Dame de la George, un posto molto
silenzioso e tranquillo, di grande effetto. Due foto ed iniziamo la tremenda
salita verso il rifugio. Mamma mia che strada, assolutamente non pedalabile, ma
non demordiamo e proviamo a mettere i piedi sui pedali. Arriviamo al rifugio,
doccia, letto, cena, tisana e tanta nanna. Bella giornata, bella pedalata. Ogni
giorno è tutto molto diverso, tranne la fatica che ci lascia dentro delle
meravigliose emozioni. In questa tappa ho incontrato due francesi con cui avevo
condiviso la spedizione in Turchia sul Monte Ararat, organizzata da Arturo
Squinobal.

5 tappa Rifugio La Balme- rifugio Elisabetta Soldini – km 25
– tempo 8:35′ – dislivello 1570 metri

La sveglia suona, la colazione ci aspetta, ma che colazione
misera, per fortuna che Andrea aveva ancora lo zaino pieno di barrette. La
giornata è splendida, anche il freddo è splendido. Salita verso il Col du
Bonhomme 2319 metri. Che gran fatica, troppa neve! Dopo il colle un lungo
traverso ci porta al colle Croix du Bonhomme 2433 metri, saliamo ancora di 200
metri ed eccoci al Col de la Fource 2600 metri. Paesaggio eccellente, intorno a
noi solo becche innevate, il cielo è di un blu intenso, dentro di noi tanta
felicità. Ci riposiamo un po’, il posto merita un po’ di contemplazione,
iniziamo la discesa, piena di neve. Caspita, mi sembra di essere a quota 4500.
Zaino, bici, neve da pestare, giù in picchiata fino al rifugio Des Mottets 1870
metri, non vi dico come stanno i miei piedi, completamente cotti ed inzuppati.
Giunti al rifugio decido di mollare, sono stanca, voglio fermarmi qui, ma poi
con i miei soci si era deciso di concludere il tour del Monte Bianco in cinque
giorni, così via, barcollo ma non mollo. In 1h15′ siamo al Col de la Seigne
2516 metri, l’adrenalina sale a mille, non potete immaginare la soddisfazione.
Finalmente in Italia, scoppio in lacrime, iniziano i festeggiamenti con i miei
soci. Mi ripeto che non è ancora finita, bisogna scendere fino al rifugio
Elisabetta Soldini, che s’intravede  in
lontananza. Alle 19 arriviamo al rifugio, un cambio veloce ritiriamo le bici e
le nostre gambe gioiosamente si infilano sotto il tavolo, la cena è
prontissima! Continuano i festeggiamenti con birre e tisane, ma poi la
stanchezza si fa sentire e ci trasciniamo nella camerata ovvero nel locale
invernale.

6 tappa Rifugio Elisabetta Soldini – Rifugio Sogno di Berdzè
– km 80 – tempo 6:17′ – dislivello 1995 metri

La sveglia è ormai biologica, sono le 6:30′, ci alziamo,
prepariamo lo zaino, colazione e sedere sulla bicicletta, ci fermiamo per fare
un po’ di manutenzione alle bici, ne approfitto per fare due foto e via
percorriamo la Val Veny a palla, stupendo finalmente il sole ci riscalda,
passiamo Courmayeur e tutti gli altri paesi, comincia a fare caldo, arriviamo
all’imbocco della valle di Cogne e ricominciamo a salire. A Cogne presi
dall’entusiasmo ci rifocilliamo come non mai. Ore 13:30 ripartiamo, 3 km per
Lillaz e poi 10 km di sterrato per il rifugio Sogno Berdzè. Esausta, sotto
questo sole, imploro ai miei due soci di fermarsi, ho bisogno d’ombra e di una
pennichella, forse abbiamo mangiato troppo. Ripartiamo, non penso a niente, non
vedo l’ora di arrivare al rifugio, sono le ultime rampe, in lontananza
intravediamo il Sogno. Bel posto, il gestore è simpatico. Dopo una doccia relax
su un fantastico balcone, da qui si vede tutta la valle di Cogne ed oltre, poi
cena, tisana, quattro chiacchere e a letto, domani ci aspetta il rientro.

7 tappa Rifugio Sogno di Berdzè – Quassolo

Niente sveglia per oggi, il tour è giunto al termine.
Salutiamo il gestore e con 400 metri di dislivello giungiamo al colle de
Fenetre. Siamo molto silenziosi, ci fermiamo un po’ al colle ad assaporare il
sole mattutino e l’aria frizzante, ma soprattutto raccogliamo i nostri pensieri
che ci hanno accompagnato per tutto il tour. Inizia la discesa, Miseren,
Dondena, Champorcher, Hone dove saluto i miei soci. Finalmente tutta sola con
la mia bicicletta ed il mio zaino arrivo sorridente e al settimo cielo a
Quassolo, punto di partenza di quest’avventura indimenticabile. In questi
giorni sono evasa da tutto, su in mezzo alle montagne, lontano dalla vita reale
e dai problemi quotidiani e non, un ‘utopia? No sono nella realtà, la mia
realtà, la mia vita, fatta di fatica e di sport.

–  
The end –

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.