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Tour de France: poker giallo di Chris Froome, Fabio Aru quinto


L’olandese Dylan Groenewegen (Lotto-Nl Jumbo) ha vinto allo sprint l’ultima tappa del Tour de France. Alle sue spalle Greipel, Boasson Hagen, Bouhanni, Kristoff e Bozic. La passarella dei Campi Elisi ha permesso a Chris Froome di portare con orgoglio la maglia gialla a Parigi per il suo quarto successo in cinque anni. Se non ci fosse stato Vincenzo Nibali, nel 2014, a rovinargli i piani e costringerlo ad una faticosa e rovinosa rincorsa sul pavé del Nord, probabilmente il britannico avrebbe già raggiunto, nel pantheon della Grande Boucle personaggi del calibro di Hinault, Anquetil, Merckx e Indurain, che di Tour ne hanno vinti cinque. Ci sarebbe anche Lance Armostrong, che in tempi non proprio lontani, di Tour ne ha vinti 7, ma ASO e UCI hanno deciso di cancellarlo dalla storia del ciclismo dopo la sua confessione di aver fatto uso di doping.

Quattro Tour sono sempre tanti, uno in più di gente come Bobet e LeMond e non si può dire che Chris Froome non se li sia meritati. Sicuramente questo ultimo se l’è sudato, e tanto. Merito di Fabio Aru, nella prima parte della corsa, quando la condizione del sardo era al massimo e quella di Froome non ancora, e di Romain Bardet, che ha provato ad attaccarlo sulle Alpi, anche senza mai metterlo veramente in difficoltà.

L’Italia torna dalla corsa francese con ancora negli occhi la bella vittoria di Fabio Aru a La Planche des Belles Filles e due giorni in maglia gialla. Si tratta di un ottimo risultato, alla luce di due fattori non secondari: il primo è legato alla stagione del campione sardo. Il Tour non era l’obiettivo primario, ma lo è diventato dopo aver saltato il Giro. Logico che, dal punto di vista della risposta fisica, non si poteva pretendere di più.
Il secondo elemento riguarda la squadra, di fatto inesistente nei momenti decisivi. Certo, nessuno può addossare colpe allo staff per le cadute che hanno messo fuori gioco prima Cataldo e poi Fuslang. Ma è un dato assodato che fare bene, anzi benissimo, in una corsa dura come il Tour senza squadra è impossibile. Pertanto complimenti a Fabio, che ha regalato all’Italia l’unica vittoria di tappa della corsa francese.

Ed anche a Damiano Caruso, che si è trovato catapultato nel ruolo di capitano con l’uscita di scena di Richie Porte. Ha provato con tutte le sue forze a restare nei 10 e in alcuni momenti ha anche dato l’impressione di riuscirci. L’11° posto nella generale è comunque un buon risultato, che merita di essere ripetuto, se non migliorato, in futuro.

CLASSIFICA FINALE
1. FROOME CHRISTOPHER (TEAM SKY) in 86H20’55”
2. URAN RIGOBERTO (CANNONDALE DRAPAC PROFESSIONAL CYCLING TEAM) a 54”
3. BARDET ROMAIN (AG2R LA MONDIALE) a 2’20”
4. LANDA MIKEL (TEAM SKY) a 2’21”
5. ARU FABIO (ASTANA PRO TEAM) a 3’05”
6. MARTIN DANIEL (QUICK – STEP FLOORS) a 4’42”
7. YATES SIMON (ORICA – SCOTT) a 6’14”
8. MEINTJES LOUIS (UAE TEAM EMIRATES) a 8’20”
9. CONTADOR ALBERTO (TREK – SEGAFREDO) a 8’49”
10. BARGUIL WARREN (TEAM SUNWEB) a 9’25”
11. CARUSO DAMIANO (BMC RACING TEAM) a 14’48”

Fonte federciclismo

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.