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Sunset Boulevard per Lance Armstrong: le accuse dell’Agenzia Americana antidoping lo estromettono dal triathlon


La World Triathlon Corporation ha decretato l’esclusione di Lance Armstrong dalle competizioni di triathlon fino al termine delle indagini e del procedimento del U.S. Anti-Doping Agency (USADA). Il Washington Post ha riportato in un articolo che l’USADA ha messo sotto inchiesta il vincitore di 7 Tour de France, l’ex direttore sportivo belga Johan Bruyneel, il preparatore atletico, l’italiano Michele Ferrari, i medici Pedro Celaya e Luis Garcia del Moral e Pepe Marti, per l’uso e lo spaccio di sostanze dopanti dal 1998 al 2005 e al suo rientro nel ciclismo del 2009-2010.

In una dichiarazione rilasciata mercoledì e riportate dal sito americano triathlon.competitor.com dopo la diffusione della notizia, Lance Armstrong ha dichiarato che le accuse sono infondate e ha accusato l’USADA di vendetta.

Mi è stato notificato dall’USADA, un’organizzazione in gran parte finanziata dai dollari dei contribuenti americani, ma governato solo da regole auto-scritte, un provvedimento che intende ancora una volta ripescare screditanti accuse risalenti a più di 16 anni fa, per impedirmi di competere come triatleta e cercare di spogliarmi dei sette Tour de France vinti. Queste sono le stesse accuse e gli stessi testimoni che il Dipartimento di Giustizia ha scelto di non perseguire dopo due anni di indagine. Queste accuse sono infondate, motivate da dispetto e avanzare attraverso testimonianze comprati e pagate con la promessa di anonimato e di immunità. Anche se USADA sostiene accuse per un’ampia cospirazione per più di 16 anni, io sono l’unico atleta che ha scelto di accusare. Il metodo di USADA, i suoi metodi e la decisione di punire prima e giudicare poi, sono in contrasto con i nostri ideali di correttezza e fair play. Non mi sono mai dopato, e a differenza di molti dei miei accusatori, ho partecipato alle gare come atleta senza alcun picco in termini di prestazioni, ho superato 500 test anti-doping e non sono mai risultato positivo. Che USADA ignori questa distinzione fondamentale e mi accusi con testimonianze di dopati rei confessi la dice molto di più su USADA, la sua mancanza di equità e il desiderio di vendetta, di quanto non faccia sulla mia colpevolezza o innocenza.

Anche senza proclamare che si tratta di giustizia ad orologeria, forse per Lance Armstrong un dorato viale del tramonto da pensionato sarebbe stato meglio del ritorno da protagonista nello sport che fu il primo amore, il Triathlon. La storia di Armstrong la conoscono tutti, la vittoria nel Campionato del Mondo di ciclismo, il cancro, la guarigione e ritorno all’agonismo vincendo 7 Tour de France, la fondazione Armstrong per la lotta contro il cancro che ha raccolto un centinaio di milioni di dollari, l’amicizia con il presidente USA George W. Bush, le accuse nemmeno tante velate di doping, mai provate e dimostrate. Forse il non voler scrivere la parola “The End” sulla sua inimitabile carriera sportiva a 40 anni, gli ha attirato più grane che benefici. Peccato che ancora una volta si rischi di riscrivere la storia di uno sport leggendario, il ciclismo, così amato dalla gente quanto bistrattato dai commenti dei media, per i peccati e le colpe di alcuni protagonisti.

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.