Sei alpinisti morti sul Monte Rosa in due giorni
Sei alpinisti morti sul Monte Rosa in due giorni, questo il tragico bilancio dello scorso weekend in montagna. Vero è che il mese di agosto è foriero di incidenti per l’alta concentrazione di persone che frequenta la montagna per via delle ferie estive, purtroppo in quest’ultimo weekend le tragiche concomitanze si sono sommate quasi per uno scherzo del destino sempre sul Monte Rosa, secondo massiccio per ordine di altezza delle Alpi. Il rialzo termico che abbassa la coesione di ghiaccio e neve alle rocce delle montagne è forse la causa principale dei tragici fatti.
Sabato è toccato a tre alpinisti svizzeri, Rafael Berclaz, Daniel Salamin e Frederick Zufferey, alle prese con la salita della parete Est del Monte Rosa, quando poco sotto Cima Jazzi, sul versante piemontese, sono stati sepolti da una delle continue scariche di neve e ghiaccio. La cordata stava affrontando la cresta che conduce alla punta Zumstein, a circa 4500 di quota, ma nulla hanno potuto contro l’improvviso distacco della cornice di neve, che li ha trascinati verso il canalone Marinelli. La decisione di queste ore del Soccorso alpino è di non recuperare i corpi degli sfortunati alpinisti per l’eccessivo pericolo per i soccorritori, visto che dall’alto continuano a cadere ghiaccio e pietre e in basso è troppo crepacciato per salire.
Nella giornata di domenica altri tre incidenti mortali sempre sul Monte Rosa. Due alpinisti tedeschi sono caduti sul Passo di Verra, e i corpi sono stati ritrovati a quota 3800 metri.
Un terzo alpinista è morto precipitando dalla cresta del Castore, sul versante svizzero, a quota 4200 metri. Questa volta per il soccorso sono intervenuti gli svizzeri dell’Air Zermatt.