Il racconto del SIRIO TRI RACE, Triathlon Distanza Olimpica – Ivrea (TO)
Di Carmela Vergura
“…..TU CHIAMALE SE VUOI EMOZIONI”.
Un tuffo nel lago Sirio, lo specchio d’acqua circondato dalle dolci montagne di origine glaciale della Serra Morenica del Canavese. Sto per affrontare 1500 metri di nuoto, una gara e una distanza insolita per me, o meglio una gara dove, la forza delle braccia prevale su quella delle gambe, queste ultime per me protagoniste dei trail degli ultimi anni. 1500 metri di nuoto da fare a tutta, dove ad indicare il percorso ci sono delle boe, grossi palloni sistemati sul perimetro del lago. Nuoto con tenacia, sono consapevole che non sono allenata su questa distanza, ma ho fiato, e questo mi dà fiducia per una discreta prestazione. Bracciata dopo bracciata mi “assalgono” le emozioni di anni e anni prima: mi vedo concorrente nel primo triathlon del lago di Caldaro, in Trentino, poi Bardolino, e ancora Venezia, Aosta, Acqui Terme. Erano gli anni di Danilo Palmucci e Giancarlo Bettin, i primi triathleti famosi in Italia. Da allora sono trascorsi 15, forse anche 20 anni. Non saprei dire da quando non affronto più una distanza simile per un vero triathlon. Dopo questo sport anni di gran fondo sulla bici da corsa, senza mai smettere di sciare e nuotare per divertimento.
La prima boa è superata, in lontananza vedo la seconda e tanti pesci-umani con le mute galleggianti davanti a me. La bracciata è sempre energica, manca di frequenza, ma devo andare su un ritmo regolare, stessa sensazione della prima volta in quel di Caldaro, quando uscita dall’acqua non riuscivo a togliermi la muta e prepararmi per la frazione di bici. Emozioni che ritornano quando mi dicevano che il triathlon era uno sport per duri! Ma va, è solo una triplice disciplina sportiva che va allenata come un qualsiasi altro sport. Certo non si può improvvisare, bisogna saper nuotare, pedalare a buon ritmo e soprattutto avere ancora la forza di correre l’ultima frazione. Oggi per me la fatica sarà minima, devo solo nuotare e lasciare il posto all’altro staffettista. Mi dispiace un po’ non fare da sola tutta la gara, per una volta mi sacrifico per la squadra.
Seconda boa superata, la terza la intravedo appena perché bevo un po’ d’acqua mentre guardo dov’è sistemata. Ritorno alle emozioni del triathlon giovanile, oggi mi sento come allora, ci sono tutti, tifosi, amici, parenti e uno scenario spettacolare della natura che circonda questo lago.
Terza boa superata, la spalla quella reduce dalla caduta dagli sci della 90 chilometri disputata in Svezia, mi consiglia di non forzare. Da lontano vedo i volontari che aiutano gli atleti ad uscire dall’acqua , conquisto la distanza in 32 minuti che per me è un ottimo tempo.
Corro il più velocemente possibile a dare il cambio all’altro compagno di squadra, che partirà in bici. La mia fatica per oggi termina qui, mi lascio prendere dalle emozioni e prometto a me sessa che prima dell’estate gareggerò in un triathlon, non importa se non sono allenata, mi bastano quelle emozioni di un tempo per ritrovare la stessa energia.
Oggi le emozioni non terminano qui, in poco tempo mi arrivano delle bellissime altre emozioni dai miei amici aquilotti in giro per il mondo: Cecilia che ha conquistato la seconda piazza sul Monte Olimpo in una Sky Marathon della Grecia, Ester e Marina dal Monte Camino sui gradini del podio, Manuela che trionfa in quel di Stava, Giorgio, The President, che è lanciatissimo dopo il Monte Olimpo. Emozioni positive che fanno bene alla testa, al cuore,.
Ritorno a casa piena di pensieri e di obiettivi……e se tra un trail e l’altro ci mettessi anche del triathlon?