Peak of Freedom: cima inviolata di 6334 metri per Daniele Nardi
L´alpinista di Sezze Romano, in provincia di Latina, conquista la vetta inedita di 6.334 metri nel Karakorum e dopo pochi giorni sale in vetta ad un´altra cima inviolata, la Punta Margherita di 5.500 metri. Le avverse condizioni meteo che si sono abbattute sul Pakistan hanno costretto Daniele Nardi ad un cambio repentino di programma.
Infatti l´alpinista era partito dall´Italia lo scorso 22 luglio per conquistare due montagne inviolate nel Karakorum estremamente difficili, ma le terribili piogge che si sono abbattute sull´area, hanno imposto un cambio di rotta.
Valutando le mappe della zona e con la consulenza delle guide locali, l´obiettivo è stato identificato con una montagna sconosciuta, più protetta dalle perturbazioni ed estremamente affascinante per la particolare conformazione finale con tre cime che le cartine danno tra i 6.337 e i 6.350 metri di altezza.
Daniele in questa spedizione ha scelto come compagno di cordata Lorenzo Angelozzi, una giovane promessa dell´alpinismo del centro Italia a cui Daniele ha voluto offrire l´opportunità di cimentarsi anche su terreni impervi come quello della catena del Karakorum, nonostante la sua età di soli 19 anni. I due avrebbero dovuto affrontare un dislivello di circa 2.100 metri, aprendo una nuova via su una vetta che ancora nessuno conosce.
Dopo le ultime indicazioni sulle previsioni meteo che davano tempo incerto, i due alpinisti partono nel cuore della notte dal campo base a quota 4.250 metri verso la base della parete.
«Decidiamo di affrontare l´ascesa in puro Stile Alpino, dunque niente sacco a pelo, solo sacco da bivacco – scrive Daniele nel suo diario – un´unica tirata, arrampicando di notte perché di giorno la neve è troppo soffice. Bivacchiamo sul ghiacciaio qualche ora in attesa della notte. Qualche friend, 4 viti da ghiaccio qualche moschettone, una corda sottile e 60 metri di dynema per le doppie. Un jet boil, una bomboletta di gas, 10 barrette e due pasti caldi. Una videocamera».
La salita è estremamente tecnica e pericolosa e consiste nell´apertura di una nuova via dove la fessura più impegnativa si trovava tra i 5.900 e i 6.000 metri (grado 5c/6a M4/M4+WI4), ma alle 8 del mattino, dopo solo 21 ore dalla partenza dal campo base – comprese le cinque ore di sosta al bivacco – Daniele Nardi e l´amico raggiungono il picco di 6.334 metri mai scalato da nessuno. E´ gioia immensa. Ora si tratta di dare un nome a quella cima e Daniele non ha dubbi: Peak of Freedom.
«Come descrivere momenti di così intensa felicità? Impossibile – aggiunge Daniele nel suo racconto – Ci abbracciamo, gridiamo e troviamo il coraggio in uno sprazzo di luce tra le nebbie di raggiungere la vetta principale attraversando una cresta di panna».
Ma i due non si lasciano andare a festeggiamen ti, perché sanno perfettamente che la discesa sarà altrettanto difficile e pericolosa quanto lo è stata la salita. Dopo lunghi passaggi in misto, intervallati da slalom tra seracchi e crepacci i due alpinisti raggiungono il Campo base dopo esattamente 32 ore dalla loro partenza.
Di notte i due alpinisti rivedono tutta la salita nel lungo sonno al campo base: tiro dopo tiro, una via a cui hanno dato il nome di Telegraph Road.
«Siamo distrutti ma non abbiamo voglia di sentire la stanchezza» si ripetono Daniele e Lorenzo, e così i due volgono lo sguardo all´orizzonte, dove identificano un´altra vetta da conquistare. Giusto il tempo di riposarsi e riordinare idee e attrezzatura, e si riparte per un´altra avventura. Daniele e Lorenzo attaccano una montagna inviolata e quando raggiungeranno i 5.500 metri della vetta la battezzano Punta Margherita, conquistata disegnando la via open eyes con difficoltà IV WI5 M5 5°/5°+.
Si conclude così il racconto dell´impresa di Daniele Nardi durata ben 11 giorni, un climber che grazie alla sua determinazione ha raggiunto un traguardo alpinistico ambizioso. SALEWA è orgogliosa di aver sostenuto la spedizione di Daniele e aver dato all´alpinista l´equipaggiamento tecnico necessario per affrontare un´impresa di questa portata. Un´altra pagina di grande alpinismo è stata scritta.
Chi è Daniele Nardi
Nato e cresciuto a Sezze Romano, provincia di Latina, 34 anni compiuti di cui 17 passati in verticale, Daniele Nardi può far affidamento su un prestigioso partner tecnico: SALEWA. L´azienda di Bolzano, infatti, sostiene le iniziative dell´alpinista laziale che per valore tecnico-sportivo è il climber più rappresentativo nel centro Italia. A soli 17 anni Daniele resta ammaliato dalla montagna e dall´alpinismo e sono di quel periodo i ricordi di un´adolescenza spesso trascorsa sulle montagne dietro casa, i Monti Lepini. Dopo numerose escursioni in compagnia del padre sulle Dolomiti e soprattutto al termine di un´avventura in parete sul Gran Paradiso, Daniele si entusiasma sempre più e, tornato a casa, sperimenta le prime salite con tutto ciò che trova: una corda statica velica, un imbrago da cantiere e così via, fino a quando incontra un istruttore di arrampicata che mette ordine nelle qualità alpinistiche che nel frattempo si erano sviluppate. Il primo grande traguardo arriva ben presto: a soli 18 anni sale in solitaria il Monte Bianco sul Grandes Jorasses, senza corsi di alpinismo, ma con tanta passione ed entusiasmo come lui stesso commenta.
Seguono numerose ascensioni in tutte le Alpi fino ai primi anni 2000 quando Daniele spinge lo sguardo verso l´Himalaya. E così nel 2001 partecipa alla spedizione al Gasherbrum II e l´anno successivo è la volta del Cho Oyu dove si deve fermare a quota 8.050 metri per un principio di congelamento. Dopo un anno sabbatico nel 2004 ritorna in Himalaya e il 19 maggio è in vetta all´Everest: Un´emozione infinita che non trova pari commentò al ritorno in Italia. L´anno dopo è la volta del Shisha Pangma, la vetta middle, e a cavallo tra il dicembre 2005 e il gennaio 2006 è in Sudamerica dove, non solo compie la diretta dei Polacchi sull´Aconcagua, ma al rientro al campo base contribuisce al salvataggio di un alpinista cileno in difficoltà. Nella primavera dello stesso anno il suo attacco al Makalu viene respinto a quota 8000 ma nel 2007 mette un´altra perla nel suo palmares, il K2, seguito l´anno successivo dal concatenamento del Nanga Parbat e del Broad Peak. Daniele si allena nella propria palestra di arrampicata a Sezze Romano, ma soprattutto sviluppa ogni giorno quella che è la sua professione: il formatore. Infatti l´alpinista laziale, da alunno (gli mancano pochi esami per la laurea in ingegneria informatica all´Università La Sapienza di Roma) si trasforma in docente e tiene corsi di formazione rivolti agli studenti delle scuole medie e agli addetti di numerose aziende. Inutile dire che il leit motiv dei suoi interventi verte ovviamente sul parallelismo dell´impegno nella vita (professionale o scolastica che dir si voglia) con le sfide dell´arrampicata in parete.
Fonte Comunicato Salewa