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Parco naturale Alta Val Borbera


Il Parco dell’alta Val Borbera si colloca in un lembo di Appennino piemontese spesso dimenticato, dove il problema dello spopolamento è sentito e l’età media è in forte rialzo. Si tratta di un angolo di Piemonte che i piemontesi non conoscono. Una terra al limite dove si incontrano i confini di quattro regioni e ricca di biodiversità, storia e di tradizioni. Un luogo assolutamente da visitare.
Il Consiglio comunale di Carrega Ligure nel 2017 votò all’unanimità per l’istituzione di un’area protetta regionale denominata Parco naturale Alta Val Borbera. E’ già questo a suo tempo fece notizia, perché non siamo abituati a una comunità intera che decide di tutelare il proprio territorio dal punto di vista ambientale. Succede più spesso che i sindaci siano costretti a mediare tra gli interessi contrapposti, o che addirittura siano contrari. Accadeva nel 2015 per l’istituzione del Parco del Monviso, quando l’allora sindaco di Bobbio Pellice, Patrizia Geymonat sosteneva: «Noi abbiamo espresso formalmente la nostra contrarietà, e la Regione ha promesso di tener conto dell’opinione dei comuni». Oppure a Casteldelfino, in Val Varaita, dove Domenico Amorisco affermava: «E’ stato commesso un omicidio politico della volontà popolare di avere una montagna libera da vincoli e condizionamenti».

«Il territorio del Comune di Carrega Ligure era già stato classificato Area natura 2000 d’interesse comunitario dalla Regione Piemonte anni prima, spiega l’attuale sindaco Luca Silvestri. Per cui i vincoli li avevamo già. Mentre l’area parco poteva diventare un’opportunità per aiutare il territorio a reagire allo spopolamento». Marco Guerrini, il precedente sindaco del Comune di Carrega Ligure che ha guidato l’operazione, oggi assessore, sostiene: «Un parco in Val Borbera colma di fatto un vuoto in quanto rappresenta un continuum ecologico e territoriale con il Parco dell’Antola, in territorio ligure. Ma soprattutto il parco rappresenta una concreta prospettiva di futuro per queste valli».
Nel 2017 Guerini lanciò un appello su Facebook a sostegno della creazione del parco, per spingere la regione a velocizzare i tempi di approvazione della legge istitutiva, che diede i suoi frutti. La cartografia dell’area parco è la seguente: 3.200 ettari nel Comune di Carrega Ligure (Alessandria), compresi fra quota 900 e 1.641 metri (la sommità del Monte Carmo). Altri 2 mila ettari individuati come area contigua dove sarà possibile la caccia, consentita come specificato prima solo ai residenti.

Un parco dell’Appennino piemontese

Si tratta di un territorio con caratteristiche uniche nel contesto delle altre aree protette regionali. Di un’area tipicamente appenninica, sia dal punto di vista geologico (il termine geologico delle Alpi coincide con la linea Sestri Ponente – Voltaggio, e passa dal Valico della Bocchetta, limite orientale del Parco naturale delle Capanne di Marcarolo), sia dal punto di vista geografico. Tipiche dell’Appennino sono le estese faggete, le praterie di quota con abbondanti e pregiate fioriture, nonché una fauna unica: proprio in questo tratto della spina dorsale italiana giungono dal Centro Sud specie di anfibi endemiche, esclusive dell’Italia come la rana appenninica (Rana italica) e la salamandrina di Savi (Salamandrina perspicillata). Tutte specie che, nel contesto della regione, assumono un valore eccezionale. I boschi dell’Alta Val Borbera sono inoltre luogo di rifugio dei nuclei di lupo che, a partire dai primi anni ’90 del secolo scorso, hanno ricolonizzato in modo spontaneo l’arco alpino. Il tutto, prima dell’istituzione del parco, destinato all’abbandono e all’incuria per mancanza di residenti.

Una terra al limite

E infatti in questo lembo di appennino piemontese, spesso dimenticato, il problema dello spopolamento è parecchio sentito, con intere borgate ormai fantasma come Reneuzzi, Casone o Chiapparo, e l’eta media in forte rialzo. Si tratta di un angolo di Piemonte che i piemontesi non conoscono. Una terra al limite: da un lato il Mar Ligure, Genova lì sotto. Dall’altro le colline del Gavi, intermezzo fra la pianura alessandrina e queste montagne dai profili arrotondati, piene di boschi e di racconti. Sul Monte Chiappo, la cima più alta, s’incontrano i confini di quattro regioni: Emilia, Liguria, Lombardia e, appunto, Piemonte. Già questo ne fa un luogo speciale.
Un luogo di incontri: di culture, di correnti, di nature. La Val Borbera è una delle ultime vallate all’estremo sud-orientale del Piemonte, dove le montagne iniziano a farsi arrotondate e l’aria a profumare di mare, in un territorio ricco di storia, cultura e tradizioni chiamato comunemente delle Quattro Provincie perché la provincia di Alessandria (Piemonte) confina con quelle di Genova (Liguria), Pavia (Lombardia) e Piacenza (Emilia-Romagna).
«Prima con il lockdown del 2020, poi con la frana del 2022 e ora con la peste suina africana non sono certo periodi facili per noi», lamenta il sindaco. Ed effettivamente la strada provinciale 147, l’unica via che collega Carrega Ligure con il resto dell’Alessandrino, è interrotta ormai da maggio del 2022. E per arrivare a Carrega, Connio, Fontanachiusa, Mangiocalda e capanne di Carrega, dove vivono una manciata di abitanti in un mucchietto sparso di case, bisogna passare dalla Liguria, mettendoci due ore e mezza in più. «Per gestire un territorio così vasto – continua Luca Silvestri -, dove prima tutto era tenuto dalla popolazione residente e che oggi vede invece tanti terreni abbandonati, vecchie mulattiere franate ecc, poter disporre di una guardia forestale sul territorio e dell’aiuto del parco nell’ottenimento delle autorizzazioni per i lavori di manutenzione è stato molto utile. Perché altrimenti noi qui a Carrega non abbiamo nemmeno un operaio cantoniere». Il 90% della popolazione continua a sostenere l’istituzione parco sul territorio, che vede come una risorsa. Gli unici a mormorare sono i cacciatori che vengono su da Alessandria, spesso in giornata, mentre i residenti hanno a disposizione la zona contigua all’area parco per cacciare.

Il piccolo Parco naturale della Val Borbera fa parte delle Aree protette dell’Appennino piemontese e si estende 5.000 ettari di territorio che coincidono con i confini del comune di Carrega Ligure, è anche un territorio ricco di storia e di tradizioni, che ha visto passare Annibale con le sue truppe sul Monte Lesima dopo la battaglia del Trebbia, da dove vide la disfatta delle legioni romane. Un luogo assolutamente da visitare.

Fonte Piemonte Parchi

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.