Parchi naturali. Storia delle aree protette in Italia, il libro di Luigi Piccioni

Uno specchio della società, della cultura e della sensibilità che hanno connotato nel tempo il nostro Paese. Questa è stata la storia delle aree naturali protette in Italia, dal fervore degli anni Sessanta e Settanta, ai successivi momenti di stallo, in cui però non sono mai mancati luci, potenzialità e speranze. Conoscere la storia dei nostri parchi aiuta a comprendere il presente e ci stimola e nuove e possibili visioni per il futuro.
Si legge come un romanzo, il libro di Luigi Piccioni, intitolato: Parchi naturali. Storia delle aree protette in Italia. Il volume, edito dalla Società editrice Il Mulino, è un viaggio nel tempo, da metà Ottocento, quando i primi parchi naturali (americani) videro gli albori, fino al destino incerto, ai giorni nostri, delle aree naturali protette nel nostro Paese.
Una storia che affonda le radici nella volontà di sottrarre porzioni di ambiente naturale al degrado causato dalle opere dell’uomo e che, nel tempo, si è arricchita di altre finalità, come: fare ricerca scientifica, educare all’ambientale, promuovere la fruizione turistica e lo sviluppo sostenibile dei territori. È quanto illustra Luigi Piccioni nel suo libro che attraversa tre secoli di storia, in cui si sono susseguite battaglie, delusioni, ripartenza, cambiamenti culturali e politici che hanno profondamente cambiato il volto dei parchi italiani e il loro essere considerati gli ultimi ‘baluardi’ della conservazione naturalistica.
Nati da un’idea di Ambramo Lincoln che nel 1864 firmò la nascita dello Yosemite Park, l’autore narra la storia di un’idea di successo, dove i parchi sono aumentati numericamente e in aree sempre più estese del Mondo, a dispetto di tutte le difficoltà, i problemi e le critiche.
Un’idea che, ancora oggi, non sembra aver esaurito il suo slancio: perché le aree protette interpretano il ‘bisogno di natura integra’ che ci attraversa e che riguarda ognuno di noi.
Nati in Italia, guardando all’estero
Sono molte le curiosità contenute nel libro scritto da Luigi Piccioni. A partire dallo Yosemite Park Act del 1864, primo prototipo di un provvedimento di istituzione di un’area protetta, sebbene sia stato lo Yellowstone National Park Protection Act, firmato nel 1872, a conquistare la scena come primo parco nazionale istituito al Mondo.
In Europa, i parchi arrivarono dopo: nel maggio del 1909, la Svezia decretò la nascita delle prime 9 aree naturali protette nazionali, da cui derivò la Festa europea dei parchi che ricade, ogni anno, il 24 maggio. Ed è guardano all’Europa che in Italia arrivarono le prime idee di tutela dell’ambiente naturale, grazie alla «pubblicazione, sul numero del 1 maggio del 1907 della prestigiosa rivista di politica e cultura Nuova Antologia di un lungo resoconto di viaggio negli Stati Uniti da parte di Giovanni Battista Milani... [che] aveva fatto un lungo viaggio in America nel 1904, tenendo un diario … in cui concludeva augurandosi che l’esempio statunitense potesse convenientemente essere imitato anche da noi… a beneficio comune di tutti, a salvaguardia dei tesori della natura e dell’arte dalla distruzione e dalla invadenza della speculazione», scrive l’autore nel libro.
Una storia scritta dai protagonisti dell’ambiente
Il dibattito sulla coesistenza tra uomo e natura da una parte, contrapposto a una protezione naturalistica più rigorosa a servizio della scienza, ha connotato la nascita dei primi parchi nazionali nostrani: il Parco Gran Paradiso e il Parco d’Abruzzo, di cui nel 2023 abbiamo peraltro festeggiato il centenario. Più o meno da questo momento in poi, sono numerosi i personaggi citati da Piccioni che hanno scritto la storia dei nostri parchi, a cominciare da Renzo Videsott cui l’autore ha dedicato un precedente volume – Primo di cordata. Renzo Videsott dal sesto grado alla protezione della natura (2010) – e per il quale non nasconde stima e ammirazione.
Per continuare con coloro che animarono le associazioni ambientaliste in Italia, organizzando convegni e conferenze per riportare l’attenzione sui parchi e sul ‘verde’ anche generalmente inteso. E quindi racconta di personalità come: Antonio Cederna, Alessandro Ghigi, Arturo Osio, Carlo Alberto Pinelli, Fabio Cassola, Franco Pedrotti, Fulco Pratesi, Franco Tassi… solo per citarne alcuni. Movimenti ambientalisti e personalità che già si interrogarono sul ri-significare le aree naturali protette in relazione a un contesto mutato, quello degli Anni Sessanta.
Da questa fucina di pensieri derivò una funzione pedagogica dei parchi, capace di circondarsi di nuovi giovani pensatori che avrebbero avuto in futuro un ruolo fondamentale nella storia, abbracciando nuove sfide, come incrementare il territorio protetto fino al 10% rispetto la superficie nazionale.
Nel libro trovano posto riferimenti a Rachel Carson, Giorgio Nebbia, Valerio Giacomini, Renzo Moschini, per arrivare a tempi più recenti. Fino a dedicare il penultimo capitolo alle traversie della Legge Quadro sulle Aree protette, la n. 394 del 1991, e l’ultimo intitolato Un patrimonio collettivo dal destino incerto.
Un patrimonio collettivo dal destino incerto
Proprio in questo ultimo capitolo si legge: «Le ombre sono molte. A dispetto delle speranze nutrite e dei progetti avanzati nei trent’anni di gestazione della legge quadro e a dispetto della sua impostazione, non esistono oggi né un sistema nazionale delle aree protette né dei sistemi parziali salvo i due o tre regionali messi in piedi tra la metà degli anni Settanta e la metà degli anni Ottanta. […] Non solo, quindi, l’Italia non dispone più degli ambiziosi organismi che avrebbero dovuto promuovere, sostenere e coordinare tutte le aree protette ufficialmente riconosciute, ma anche di un organismo di promozione, sostegno e coordinamento dei soli parchi nazionali come sono invece il National Park Service statunitense, i Parcs Nationaux de France o i Natinal Parks of England. Il Paese, d’altro canto, non ha oggi – come non ha mai avuto – un’organica politica statale per le aree protette. […] Quasi tutte le Regioni hanno ridotto il loro impegno nei confronti delle aree protette. Diverse hanno diminuito da anni i finanziamenti, in molti casi quasi totalmente assorbiti dalle spese di personale, qualcuna ha accorpato gli organismi di gestione di aree protette anche molto differenti e distanti tra loro, qualcun’altra ha abolito gli uffici che vi erano dedicati».
Il ritmo di creazione di superfici protette – sia nazionali che regionali – ha rallentato «a dispetto delle discussioni sulla transizione ecologica, sulla tutela della biodiversità e ora anche sulla sfida – unanimemente accettata in linea di principio – della tutela del 30% della superficie terrestre e marina entro il 2030» e richiesto dall’Unione europea.
«Nonostante tutto ciò, scrive Piccioni, anzi a dispetto di tutto questo, il mondo delle aree protette italiane resta un mondo che racchiude luci, potenzialità, speranze. […] La più importante eredità dell’epoca d’oro dei parchi – dall’inizio degli anni Settanta alla metà degli anni Novanta – è proprio la legge quadro, garante con i suoi meccanismi rimasti integri della tenuta delle aree protette e del loro funzionamento. Nel mondo dei parchi opera inoltre un gran numero di enti e uffici, lavorano migliaia di persone incaricate di vigilare sul rispetto delle normative, oltre che di molte altre funzioni: la ricerca, l’educazione ambientale, la formazione, la promozione e il sostegno a forme di attività economiche a basso impatto. […] E dietro a questo funzionamento quotidiano c’è ormai un ampio universo di amministratori, di tecnici, di guardie, di educatori, di volontari che fa il proprio lavoro contribuendo a sviluppare competenze e ad animare luoghi di formazione, aspettative, dibattiti. E tutte queste figure si interfacciano costantemente con un gran numero di soggetti condizionandone a volte in modo rilevante gli atteggiamenti, i comportamenti e le visioni: popolazioni e imprese locali, visitatori, mezzi di comunicazione di massa (e quindi grande pubblico), scuole e università, amministrazioni locali e centrali. Con tutti i loro limiti, le aree protette sono oggi in Italia dei luoghi strategici di sensibilizzazione, educazione e formazione alla protezione della natura». [Parchi naturali. Storia delle aree protette in Italia, Luigi Piccioni, Società editrice il Mulino].
Fonte Piemonte Parchi