L’olio fritto carburante del futuro? I risultati del progetto Riciclolio
Piatti pieni di patatine fritte sono nei ricordi di infanzia di molti di noi e nelle nostre abitudini alimentari odierne: cibo goloso per bambini ed adulti, le fritture fanno parte della cultura culinaria internazionale. Sulla scelta degli oli e sulla frequenza di assunzioni di tali prelibatezze, pericolose come qualsiasi peccato di gola, ci si continua a interrogare nelle discussioni fra salutisti e golosi. Per una buona frittura l’olio deve essere alla temperatura giusta e in quantità tale da ricoprire le pietanze in frittura. Ma quali sono i danni per l’ambiente del buttare via l’olio usato per la frittura?
Molti di noi gettano negli scarichi l’olio usato per friggere. Riutilizzarlo per cucinare è estremamente rischioso per la salute, allo stesso tempo gettarlo negli scarichi provoca un danno ambientale consistente. Le aziende di smaltimento citano danni agli ambienti acquatici, dove l’olio forma una barriera traslucida e impermeabile che impedisce il normale scambio di ossigeno tra aria e acqua compromettendo la sopravvivenza di flora e fauna, alle falde acquifere dove piccole quantità d’olio bastano a rendere non potabile grandi quantità d’acqua e nel suolo, dove blocca l’assorbimento delle sostanze nutritive delle piante. [1] Si stima che delle 250.000 tonnellate di oli esausti prodotti in un anno in Italia almeno la metà siano prodotte in ambito domestico. Come ridurre questo rifiuto?
Recentemente alla fiera Ecomondo di Rimini sono stati presentati i risultati dei progetti pilota Recoil per il recupero degli oli esausti vegetali nei comuni di Castell’Azzara (Toscana, 1.500 persone) e Ariano Irpino (Campania, 23.000 abitanti) dove la popolazione è stata coinvolta nella raccolta porta a porta, gestita da un software sviluppato su misura. L’obiettivo della raccolta, cofinanziata con fondi dell’Unione Europea nell’ambito del progetto LIFE+, è di evitare la dispersione degli oli esausti e quindi i suoi effetti inquinanti ma anche trasformare l’olio vegetale in biocarburante.
Da un litro di olio esausto è possibile ricavare altrettanto biocarburante, ma il primo passo è sensibilizzare le popolazioni sui rischi della dispersione nell’ambiente dell’olio da cucina usato e creare una rete di aziende che effettuino la raccolta. Nel savonese nell’anno scolastico 2012/2013 ad esempio gli alunni delle scuole hanno raccolto gli oli utilizzati in casa e le hanno conferite alla scuola, dove sono state premiate le classi che hanno raccolto più olio.
Chi ricorda le prime campagne di sensibilizzazione sul riciclaggio della carta nelle scuole vede già una linea tracciata: in un prossimo futuro la raccolta porta a porta dell’olio esausto diventerà un’abitudine comune come quella della carta. Sempre che si mantenga l’attenzione sul tema.
Per saperne di più
- Life recoil (azzero)
- Progetto LIFE+ (EU)
- Progetto LIFE+ (Ministero dell’ambiente)
- Legambiente
- Progetto Riciclolio