Nonostante l’emergenza Coronavirus, la natura non si ferma: aiutiamo gli animali in difficoltà
Alzi la mano chi non si è mai imbattuto in un animale in difficoltà, perchè ferito o malato, oppure in un cucciolo (apparentemente) abbandonato dai genitori. Se qualcuno di noi è intervenuto, altri hanno lasciato perdere perchè incerti sul da farsi. Tutti, sicuramente, avremmo voluto saperne di più per non commettere errori. Il Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino spiega come ci si deve comportare.
Comportamenti da adottare
A volte toccare un animale crea più problemi di quanti ne risolva. Un intervento può essere utile quando ci imbattiamo in animali coinvolti in incidenti stradali, mentre se troviamo dei cuccioli è sempre meglio non toccarli, perchè nella maggior parte dei casi i genitori sono nelle vicinanze e, nel caso di un nostro contatto con il piccolo, potrebbero decidere di abbandonarlo veramente.
Un altro aspetto da considerare è la potenziale pericolosità di un animale in difficoltà. Anche un semplice scoiattolo, se ferito o impaurito, può diventare una ‘tigre del Bengala’ che graffia e morde! Figuriamoci un tasso che ha unghie lunghe e denti affilati. Teniamo conto che un animale selvatico va trattato diversamente da uno domestico: se per calmarlo lo accarezziamo, come faremmo con il nostro cane o gatto, possiamo in realtà provocargli un forte stress per la paura, con alterazioni del metabolismo che possono portarlo anche alla morte. Occorre quindi sapere con esattezza se, quando e come toccare gli animali.
E’ importante sapere che esiste un servizio pubblico veterinario, attivo 24 ore su 24, sette giorni su sette, a tutela degli animali selvatici in difficoltà o feriti in seguito a incidenti stradali. Il progetto, attivato in via sperimentale dal Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino in convenzione con la Città Metropolitana di Torino (e che durerà per tutto l’anno in corso, con l’obiettivo di essere prorogato anche in futuro) garantisce la presa in carico, la cura e la riabilitazione degli animali selvatici classificati come pericolosi: ungulati, carnivori, rapaci diurni e notturni, ofidi (serpenti).
Si tratta di un servizio che, in Italia, è attualmente fornito soltanto nella Provincia di Torino e che già oggi consente di ricevere e dare seguito alle centinaia di segnalazioni telefoniche che arrivano ogni giorno.
Prima del 1993 non esisteva una procedura consolidata per la presa in carico e la cura degli animali. Nel ’94, grazie alla convenzione con alcune strutture private (la Green Heron di Gassino torinese e la Anubi di Moncalieri), si creò una rete attiva ed efficiente che però necessitava di un’organizzazione logistica migliore. Per questo, nel 2010, si arrivò a una gestione del servizio totalmente pubblica con l’avvicendamento tra le strutture private precedentemente operanti e nuove strutture pubbliche: il CANC (Centro Animali Non Convenzionali) e il Parco dei Laghi di Avigliana che hanno garantito, rispettivamente, i servizi di pronto soccorso e di cura e riabilitazione.
Dal 2018, inoltre, la Regione Piemonte ha definitivamente delegato con legge (Legge regionale n. 5 del 2018), lo svolgimento di questa importante funzione alla Città metropolitana di Torino.
Ciò che è cambiato rispetto al passato è che oggi, allo storico servizio di salvaguardia della fauna che vive sul territorio provinciale, si aggiunge il recupero degli animali coinvolti in sinistri stradali.
Tra gli operatori coinvolti nelle azioni di recupero ci sono i Carabinieri forestali, contattabili dai cittadini al numero 112, che nei casi previsti sono incaricati di svolgere indagini e investigazioni sulle cause che hanno portato al ferimento degli animali.
Il numero del servizio Salviamoli insieme è invece il 349/4163385 ed è attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Le segnalazioni devono riguardare però solo mammiferi, rapaci diurni e notturni, ofidi e specie esotiche rinvenuti nella Città metropolitana di Torino (corrispondente al territorio dell’ex provincia di Torino).
Alle chiamate risponde un operatore specializzato del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino che dà consigli su come comportarsi in attesa dell’intervento dei sanitari veterinari e valuta, nei casi meno gravi, se l’animale possa essere curato dal cittadino o portato direttamente al CANC di Grugliasco. Se il caso è più grave può occorrere un intervento diretto da parte di personale tecnico specializzato, in grado di manipolare in maniera corretta l’animale, immobilizzandolo ed eventualmente sedandolo per il trasporto presso il centro di cura.
Un centro non convenzionale
Il CANC è un’apposita sezione dell’Ospedale Veterinario Universitario deputata al soccorso, cura e riabilitazione di animali non convenzionali come ad esempio conigli, furetti, tartarughe, uccellini, pappagalli, cavie. Dal 2010 è l’unico centro provinciale di riferimento preposto alla cura di questi animali, ventiquattr’ore al giorno, grazie al lavoro volontario di veterinari e alla collaborazione delle guardie volontarie provinciali. Oltre che con la provincia di Torino è convenzionato anche con quelle di Biella e Vercelli.
Nel 2019 il CANC ha trattato ben 3.630 animali, prevalentemente mammiferi e volatili, di cui il 95% sono stati portati da privati cittadini.
Quasi tutti gli animali arrivano da noi nella stagione delle nascite, dunque in primavera o all’inizio dell’estate, un periodo che abbiamo ribattezzato lo tsunami per il gran numero dei conferimenti spiega Mitzy Mauthe von Degerfeld, responsabile del CANC.
Tra gli interventi più strani o particolari effettuati è rimasto negli annali la narcotizzazione e il trasporto di una tigre dallo Zoo Safari di Varallo Pombia: In quel caso io e i miei collaboratori abbiamo fatto una foto di gruppo vicino all’animale addormentato e io speravo di avergli somministrato abbastanza sedativo perchè non si risvegliasse proprio in quel momento! Un analogo intervento ha riguardato anche una lince, un leopardo e ben undici tigri che abbiamo prelevato in occasione della chiusura del Parco ornitologico Martinat, vicino a Pinerolo. In un altro caso abbiamo dovuto sedare un cervo che era rimasto chiuso nel cortile di un condominio di Beaulard, per poterlo poi liberare.
Periodicamente il CANC deve inoltre occuparsi dei cinghiali che spesso cadono all’interno del bacino idroelettrico di Chivasso, dove resterebbero altrimenti imprigionati e finirebbero per morire. La primavera è la stagione riproduttiva per molti animali e spesso capita di trovare dei pulcini caduti dal nido o cuccioli di capriolo all’apparenza in difficoltà. L’intervento umano è dannoso: raccogliere il piccolo significa strapparlo alle cure della madre che sono le più efficaci. Nel caso di ritrovamento di animali appena nati e/o feriti, o animali non convenzionali, è bene non intervenire direttamente ma rivolgersi al servizio Salviamoli insieme.
Il recupero e la reimmissione in natura degli animali selvatici
Dopo le prime cure gli animali trascorrono un periodo di convalescenza e riabilitazione, con lo scopo di riportarli allo stato selvatico (nel caso di animali autoctoni) e quindi alla loro liberazione in natura, quando ciò è possibile.
Oltre al CANC tale funzione è svolta anche dai CRAS (Centri Recupero Animali Selvatici): dopo la chiusura di quello di Avigliana, che era specializzato nel recupero dell’avifauna selvatica, è attivo il CRAS dell’Associazione Centro Cicogne e Anatidi di Racconigi, nel territorio delle Aree protette del Po torinese, con cui è possibile prendere contatti diretti in caso di necessità: si occupa di uccelli e appartiene alla rete dei Centri Regionali del Piemonte riconosciuti.
Nel caso di animali esotici o alloctoni, che non è possibile liberare in natura dopo la guarigione, si chiede spesso la collaborazione ai privati o a gli Enti parco. Si tratta di un problema concreto spiega Enrico Moriconi, garante regionale per i diritti animali. Se non siamo in grado di garantire a un animale selvatico condizioni di vita dignitose, il rischio è che dopo avergli salvato la vita lo condanniamo in realtà all’ergastolo. Si tratta di un compito che non dovrebbe essere demandato ai privati ma di cui deve farsi carico il settore pubblico.
La salute degli animali selvatici è dunque affare di tutti. Se prima del 1977 la legge considerava la fauna selvatica res nullius (proprietà di nessuno – oggi ciò è valido solo più per la fauna ittica), attualmente si parla di res omnium (cioè proprietà di tutti). Ognuno di noi, quindi, può e deve svolgere un ruolo attivo per salvaguardare la salute degli animali.
Fonte Piemonte Parchi