Navigazione fluviale l’occasione mancata per l’Italia
L’esposizione universale 2015 si inaugura con un portale del turismo che diventa oggetto di sberleffi in Italia. In Francia un analogo portale esplora un intero comparto completamente dimenticato in Italia, la navigazione fluviale:
Dall’inizio degli anni ’80, sono sempre più i turisti che scelgono di imbarcarsi per brevi escursioni in battello o per crociere di molti giorni, a bordo di “piroscafi fluviali” o “chiatte-hotel” […] Questo tipo di turismo permette inoltre di scoprire l’immenso patrimonio che costeggia i corsi d’acqua e i canali francesi. È l’ente pubblico Voies navigables de France (Vie navigabili francesi, VNF) che gestisce e sviluppa la rete fluviale francese. Secondo il VNF, le imprese di battelli da crociera e quelle di piccole imbarcazioni turistiche generano un fatturato annuale dell’ordine di 230 milioni di Euro e ritorni economici almeno equivalenti per le zone attraversate. (france.fr)
Il turismo fluviale in Italia è un settore nascosto e poco valutato e concentrato prevalentemente nel Nord. Il potenziale è altissimo ma il settore registra un disinteresse diffuso anche per quanto riguarda il trasporto merci, che per secoli è stato un’importante opportunità di occupazione per i paesi attraversati dal Po. L’azienda interregionale per il fiume Po (AiPo) nel 2011 descriveva lo stato del trasporto merci sul fiume con queste parole:
I prodotti chimici dell’area mantovana, a seguito di una diversa politica trasportistica dell’Enichem, maggiormente incentrata sulla convenienza economica e senza tener conto, purtroppo, del risparmio ambientale e dei costi sociali di interesse collettivo (adottata nel 2009) si sono azzerati. […] La convenienza economica e le leggi del mercato giocano un ruolo determinante nel sistema dei trasporti. Un recupero e un rilancio dell’idrovia è possibile, però, se riusciamo a destinare al settore maggiori energie, risorse ed incentivi (di cui peraltro godono già le altre modalità), andando, anche, oltre la mera convenienza economica, computando nel conto econommico del trasporto l’internalizzazione dei cosiddetti costi esterni (incidentalità, inquinamento, ecc., sempre duisattesi, ma che ricadono inevitabilmente sulla collettività. (Trasporto merci – sistema idroviario padano / veneto, arni.it)
Sono qui presi di mira gli incentivi al trasporto su gomma e le facilitazioni che in questi decenni hanno permesso alla strada di mangiarsi la ferrovia e i fiumi, la prima soffocata dalla mancata crescita della rete e dalla sua obsolescenza, in cui negli ultimi anni si sta tentando di mettere un freno, la seconda minacciata dalla riduzione della portata dei fiumi e dall’assenza di politiche.
Dove in Francia, che sicuramente ha una diversa conformazione, c’è un settore da un quarto di miliardo di euro, in Italia vi è il deserto. La comunicazione ha dei limiti, ampiamente superati in questi anni da vari e scomposti tentativi di riportare ad unità il settore turistico tramite tagli di nastri spesso fini a se stessi. L’Expo inizia con forti debiti morali verso i messaggi che vuole trasmettere. Può un evento che dovrebbe avere come priorità il blocco del consumo di suolo basarsi sul cemento dei padiglioni nazionali? Temi come quello del trasporto fluviale rimangono sullo sfondo, ma qualcosa sembra muoversi.
Dal 2013 ad oggi in Unione Europea sono stati stanziati dei fondi specifici per il trasporto fluviale sul fiume Po. Uno degli obiettivi è collegare Milano (Truccazzano) all’Adriatico (porto di Ravenna o Venezia, passando per Ferrara) togliendo dalla strada fino a 30 camion per ogni singola chiatta da trasporto come sottolineano i commentatori delle città attraversati dalla tratta. Riuscirà il fiume a riprendersi il ruolo di grande ponte fra le città che ha avuto in passato?