E’ morto Walter Bonatti
E’ mancato questa notte all’età di 81 anni Walter Bonatti, la leggenda dell’alpinismo italiano e mondiale. Alpinista estremo prima e poi esploratore e giornalista, Bonatti, nato a Bergamo nel 1930, è stato il più forte alpinista del Dopoguerra, autore di prime imprese straordinarie sulle Alpi, sul Cervino e sul Bianco. Legò il suo nome alla spedizione che conquisto il K2, nel quale fu coinvolto nelle polemiche che ne seguirono con Ardito Desio, Lino Lacedelli e Achille Compagnoni, ci vollero 40 anni, ma alla fine la storie gli diede ragione, lui che a 24 anni sopravvisse a un bivacco a 8000 metri senza nulla oltre alla sua tuta. Divenne Guida Alpina, scalando sulle sue Grigne, ma fu nel gruppo del Monte Bianco che scrisse pagine epiche della storia dell’alpinismo, a partire dalla parete est del Grand Capucin la solitaria lungo una via nuova sul pilastro sudovest del Petit Dru, diventato Pilastro Bonatti ormai crollato dopo le frane del 2005 e i cedimenti di domenica scorsa, l’invernale alla Nord delle Grandes Jorasses. Scalò l’inviolata cima del GIV a 7900 in Himalaya. La sua ultima impresa alpinistica verticale, fu la salita in solitaria della parete nord del Cervino nell’inverno del 1965. In mezzo la vicenda del K2, polemiche invidie processi, una pagina di gloria nazionale scritta anche sulla pelle di un ragazzo di 24 anni, forse il più forte della spedizione, che si sacrificò per la riuscita della spedizione portando le bombole ad ossigeno a Lacedelli e Compagnoni, per ricevere in cambio l’accusa mai dichiarata di aver sottratto l’ossigeno e aver tentato la gloria personale. Una vicenda che finì nei tribunali e che il consiglio dei saggi del CAI riscrisse a suo favore 40 anni dopo. Una vicenda amara a chi fu premiato con la Legion d’Onore dal presidente della Repubblica Francese Jacques Chirac (anche se per un altro salvataggio) con la seguente motivazione; “Un gigante dell’avventura dalla notorietà internazionale, un uomo coraggioso e generoso che non ha esitato a prendere tutti i rischi per soccorrere i compagni.”
Terminata la sua avventura sugli orizzonti verticale con la Nord del Cervino del 1965, Bonatti si dedicò ai viaggi avventura come cronista del settimanale Epoca della Arnoldo Mondadori Editori, durante i quali guardò negli occhi tigri e varani, vagò per giungle e deserti, in compagnia di aborigeni e cammellieri. Insomma fu il capostipite della futura generazione, che da Messner in poi furono capaci di imprese al limite delle possibilità umane, però raccontate in prima persona, con enfasi e capacità giornalistiche, ultimamente anche multimediali. Ma lui figlio della guerra, imparò a sopravvivere in tutte le condizioni e praticò e divulgò un alpinismo epico, la giusta via di mezzo tra la “Lotta con l’Alpe” e l’alpinismo del Nuovo Mattino. Raccontò la sua vita avventurosa in molti libri, questi alcuni dei titoli più conosciuti, delle bibbie per generazioni di amanti della montagna: Montagne di una vita, In terre lontane, K2 La verità, Un mondo perduto.
Oggi il mondo ha perduto un mito, un grande e felice uomo di montagna.