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MisterNo Davide Frana ci racconta in esclusiva la Transamazzonica


Dovreste ormai sapere che ci piace dedicare spazio a biker fuori dal comune che con la loro passione e il loro spirito di sacrificio si allenano e lavorano sodo per cimentarsi in imprese estreme. Adesso è la volta di Davide Frana, alias MisterNo, ci ha spedito due racconti, il primo che vi voglio proporre è di una spedizione in Amazzonia, per la precisione la Transamazzonica 1650Km dal Brasile al Venezuela attraverso la foresta amazzonica.

Come già ti avevo accennato, l’attraversamento della foresta amazzonica si è rivelato molto faticoso ed impegnativo, sia dal punto di vista fisico, ma soprattutto da quello mentale.

La situazione è incredibile, si è avvolti da un mare di verde, spesso è come correre in un tunnel. Spuntano uccelli ed animali da ogni parte. Per fortuna animali come il giaguaro e grosse scimmie si muovono solo di notte. per questo era fondamentale trovare un riparo prima di sera. Un altro problema era rappresentato da serpenti e caimani, che ho trovato schiacciati sulla strada. Era necessario correre nel mezzo della carreggiata per evitare l’imprevisto di vedersi spuntare qualcosa di pericoloso dalla boscaglia.

La Transamazzonica nord o strada 174 del Brasile collega la città di Manaus al Venezuela, dove si arriva dopo circa 1.000 km. I primi 800Km sono quasi tutti in mezzo alla foresta, poi una volta arrivati alla città di Boa Vista il paesaggio prende le sembianza di un’immensa pianura. Questo percorso è attraversato da alcune auto e per lo più da camion che effettuano servizio di trasporto merci. Una delle cose incredibili è che lungo la strada esistono villaggi, che sono dei punti di sosta per camionisti, dove si può sostare per riposarsi e rifocillarsi. È in questi villaggi improvvisato che trovavo riparo la sera, mi accampavo sotto le tettoie dei ristoranti dove appendevo la mia amaca, a meno di non trovare un riparo in qualche abitazione dei nativi del posto.

Il momento più critico è stato durante il terzo giorno quando ho attraversato la riserva indigena. Un tratto di strada di 140 km dove è vietato fermarsi, sostare o scattare foto sennò, come dice un cartello posto all’ingresso gli indios ti aggrediscono e devo dire che non è affatto uno scherzo. Dopo una sosta per mangiare sono stato affiancato da una jeep delle guardie del parco che mi hanno invitato molto caldamente a riprendere il mio cammino ed uscire in fretta dalla riserva perchè loro non avrebbero risposto di nulla. Sono bastate queste parole per convincermi e senza pensarci troppo sono montato in sella e ho pedalato per 100Km senza fermarmi fino ad uscire dall’area della riserva.

Questo tratto di strada viene chiuso dalle 18.00 alle 06.00 e lungo il percorso non si trova nulla, se non foresta, animali e qualche indios accucciato a lato della strada del quale è meglio non fidarsi troppo.

Una volta uscito ed essermi fermato in un villaggio appena fuori dalla riserva alla ricerca di un posto dove riposarmi e recuperare le forze mi è stato detto da gente del posto che sono stato molto fortunato ad attraversare quella zona senza particolari problemi.

Nei giorni seguenti ho ripensato spesso ai rischi corsi in quel tratto di strada senza rendermi però davver conto di quello che avrebbe potuto succedermi, soltanto alla fine ho capito che è stata davvero un’impresa folle e rischiosa nonostante avessi con me un telefono satellitare con il quale tenevo informata l’ambasciata italiana dei miei spostamenti!

Una volta entrato in Venezuela la situazione si è presentata un pò diversa rispetto a quella brasiliana, sopratutto a livello di pericolo corso, infatti la delinquenza in questo stato raggiunge dei livelli impressionanti e il regime politico è pressochè insesistente, si è vicino ad una situazione di anarchia totale.

Il paesaggio del Venezuela è molto diverso rispetto a quello brasiliano, la strada sale fino a quota 1600m sulla Gran Saban, una specie di Altipiano di Asiago con le palme! Qui si trovano poi i tepui montagne sacre dalla cima piatta che raggiungono anche i 2000m, questa è una zona molto umida e ricca di fiumi e cascate, chiamate salti dai locali, il più alto che ho incontrato è stato Salto Aponguao con ben 110m di dislivello. Sono felice di essere arrivato in questa zona, perchè sono stato il primo ad arrivarci in bicicletta e di questo devo ringraziare il capo villaggio che mi ha fatto promettere però di non scattare foto e tanto meno di fare delle riprese.

Il giorno dopo questa meravigliosa esperienza la sfortuna si è accanita su di me, per colpa di una brutta caduta ho fatto parecchi danni sulla mia bicicletta, ho provato a ripararla in diversi modi ma non c’è stato verso e ho proseguito a piedi fino al primo villaggio in cui sono riuscito a recuperare dei pezzi per sistemare meglio che potessi la mia bicicletta per terminare il viaggio, dover rinunciare a meno di 400Km dal traguardo sarebbe stato davvero una bella presa in giro.

Il mio viaggio dopo questa inaspettata e non gradita interruzione è ripreso e lunedì 22 dicembre alle 18.15 sono arrivato a Ciutad Bolivar, dopo aver percorso circa 1.750 km in 16 giorni (uno di sosta) attraverso la foresta amazzonica, riserve naturalistiche, villaggi caratteristici, non senza correre rischi, ma portando sempre con me il ricordo di un’impresa che non scorderò tanto facilmente.

Davide Frana

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.