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L’Anello di Monesi. Splendidi paesaggi fra Italia e Francia


Parlare di anello di Monesi, di per sé, potrebbe non dire molto. La piccola frazione del comune di Mendatica, in provincia di Imperia, è zona di partenza e di arrivo di molti itinerari segnalati o comunque percorribili. Fra tutti, uno dei più conosciuti e frequentati è certamente la Limone – Monesi. Siamo nella zona di confine tra la provincia di Cuneo e d’Imperia, dunque fra Piemonte e Liguria, molto vicini alla Francia.

Quello provato da Stefano Bongiovanni, Angelo Salvatico e Alex Carazzone, tre biker escursionisti amici di MtbPassion, è un circuito che parte da Monesi e lì fa ritorno. Possiamo chiamarlo l’Anello di Monesi – via Casterino. Riprende alcuni tratti della Limone – Monesi, altri della splendida Via del Sale, offrendo una straordinaria varietà di paesaggi e panorami mozzafiato. Si parte da una zona ligure, per poi ritrovarsi in provincia di Cuneo, sconfinare in territorio francese e fare ritorno in provincia di Imperia. Si affrontano strade sterrate, tratti di asfalto, tratturi cementati o con pietrisco e sentieri a volte molto tecnici, stretti e poco battuti. Un percorso di 120 km, che è consigliabile svolgere in due giorni. Il che, permette di fermarsi ad ammirare gli splendidi panorami, i forti di Limone e ristorare e dormire in qualche rifugio presente sulla via.

Si parte. Il punto d’inizio del nostro itinerario è dunque Monesi, frazione del piccolo comune di Mendatica che si trova a 1310 m sul livello del mare. Il centro abitato in provincia di Ormea è raggiungibile percorrendo l’autostrada A6 Torino – Savona, uscendo a Ceva e proseguendo sulla SS28 in direzione Ormea – Imperia. Dopo Ormea, si gira a destra in direzione Colle di Nava e si prosegue seguendo le indicazioni per Monesi.

Altrimenti, arrivando dalla Liguria si possono attraversare il Colle di Nava, che da Imperia porta a Ormea; il San Bernardo che da Albenga porta a Garessio o Il Melonio che da Pietra e Finale Ligure porta a Bagnasco. A Garessio e Bagnsco ci si trova nel bel mezzo dell’Alta Val Tanaro, dunque basta proseguire verso Ormea. Ultima opzione dal mare il colle di Cadibona, che da Savona porta a Ceva, l’inizio della Valle Tanaro.

Si parte dalla piazzetta di fronte a quelle che d’inverno sono le biglietterie per gli impianti sciistici di risalita. Si inizia subito con un tratto di strada asfaltata in salita che non presenta particolari difficoltà di pendenza, l’ideale per scaldare le gambe. Dopo circa un chilometro l’asfalto diventa strada cementata, dopodiché – finalmente! dicono i biker – ecco lo sterrato. Dopo poche centinaia di metri si passa accanto al cartello che indica l’entrata nella provincia di Cuneo. Qui è già possibile, voltando lo sguardo sulla nostra destra, osservare paesaggi montani di rara bellezza, fra immensi prati, mucche al pascolo e, più in alto, punte innevate o rocciose che fanno capire quanta strada ci sarà da percorrere. Quindi, quanto ci sarà da sudare.

Si prosegue dritti finché, sulla sinistra, non si incontra un piccolo capanno in legno, sul quale viene indicato con una freccia il rifugio San Remo. Bisognerà proseguire proprio sulla sinistra, verso il rifugio e anche verso la statua del Cristo Redentore. Qui la salita, sempre su uno sterrato ora un poco più sconnesso, inizia a farsi leggermente più aspra, ma sempre pedalabile senza troppe difficoltà. Dopo alcuni tornanti s’incontrerà l’unico incrocio presente fino alla cima: proseguire a destra.

Si arriva in punta, al Pas du Tanarel, a 2045 m slm. Da qui inizia una discesa completamente sterrata, di buona percorribilità, che offre, guardando a destra, una bellissima visuale sulla valle. Si scende verso il Vallone di Bens e, appena terminata la discesa e dove inizia un tratto di piano, si segnala una possibile variante al percorso. Siamo nel punto in cui, da sinistra, arriva la strada che porta al Colle del Garezzo (bellissima visuale del Monte Faudo), mentre a destra un cartello indica tre direzioni. L’itinerario più conosciuto, ciclabile e per così dire tranquillo, porterebbe a proseguire diritti, direzione Pas de Colle Ardente. Per i più temerari, invece, si svolta a destra, seguendo l’indicazione che porta verso Notre Dame des Fontaines, che è la prossima destinazione. Stefano, Angelo e Alex optano per la seconda opzione, per provare una parte di percorso che in pochi conoscono e poterne così dare testimonianza. Sicuramente la si può definire una scorciatoia, in quanto permette di arrivare in territorio francese molto prima rispetto all’altra possibilità di proseguire verso il Colle Ardente. Il tracciato che presenta questa variante, completamente in discesa per circa 6 chilometri, è molto tecnico e infatti per molti anni è stato un percorso di gara, per biker e motociclisti. Da diverso tempo, però, non è più utilizzato per le competizioni e per questo non è battuto e in alcun i tratti si possono incontrare difficoltà ulteriori da superare, come tronchi o grossi massi, comunque evitabili tranquillamente a patto di scendere dalla mountain bike e spingerla per alcuni metri. Il sentiero regala una buona varietà di paesaggi e panorami: i primi chilometri sono interamente chiusi dalla fitta vegetazione, che all’improvviso si apre e lascia spazio alla visuale sulle punte montuose che si trovano di fronte e poi sulla valle. Nell’ultimo tratto è consigliabile la massima attenzione, meglio se si scende dal sellino e si conclude a piedi. La strada porta proprio davanti alla chiesa di Notre Dame des Fontaines. Siamo in Francia, a 866 m slm, in un piccolo comune di 382 abitanti. D’obbligo la visita alla chiesetta, che da fuori non lascia immaginare lo spettacolo che offre al suo interno. Le pareti sono ricche di magnifici affreschi, che sono stati realizzati intorno al 1492.

Si riparte, destinazione La Brigue. Altro piccolo comune francese a pochi passi da Notre Dame des Fontaines, il quale si trova a 784 m slm e conta appena 630 abitanti.

Piccolo paese, ma ricco di bellezze da vedere, come i resti del castello del conte Lascaris, la Collegiata di San Martino, l’Oratorio dell’Assunta, la cappella dell’Annunziata e la cappella di San Michele Arcangelo.

Superato un ponticello che sovrasta un piccolo corso d’acqua e giunti sulla strada principale si gira a sinistra. Qui siamo nel comune di San Dalmas de Tend. Al primo incrocio si svolta a destra, dove la strada inizia a salire. La destinazione è Casterino, dove i nostri amici biker hanno intenzione di passare la notte. Comincia così una delle fasi più dure di tutto l’itinerario, uno di quei tratti che i veri amanti della mountain bike amano poco. 14 km di salita, tutta sull’asfalto, con pendenze anche del 15%. Un’ascesa veramente impegnativa. Dopo 5 km si potrà scorgere sulla destra un cartello e l’inizio di un sentiero. L’indicazione è per Les Mesches, località appena prima di Castorino. È un sentiero completamente sterrato all’interno di un bosco, che consentirà di tornare a pedalare sul terreno più amato e di accorciare la strada per Casterino di 2,5 km. Terminata la grande fatica si giunge finalmente a Casterino, a 1543 m slm.

Il luogo è considerato l’ingresso alla Valle delle Meraviglie, la porta del parco del Mercantour. Un suggestivo luogo di montagna costituito da un agglomerato di fabbricati, qualche piccolo albergo, piste da sci e per escursioni e una natura meravigliosa. In uno di questi piccoli alberghi, l’Auberg de la Madalaine, Stefano, Angelo e Alex hanno deciso di consumare la cena e di dormire, in vista della ripartenza il mattino successivo.

Dopo la colazione si riparte. Da Casterino si sale verso Bas de la Peirafique. La strada presenta subito una salita piuttosto cattiva, interamente asfaltata. Si arriva poi a un incrocio, nel quale è praticamente impossibile sbagliare: a sinistra la strada sale leggermente ed è transennata, dunque aperta solo agli escursionisti che si muovono a piedi. Bisogna proseguire a destra, in discesa. La strada scende ancora sull’asfalto per poche centinaia di metri, poi finalmente di nuovo il terreno da noi adorato: salita, ma uno sterrato poco sconnesso, che sale gradualmente e completamente aperto al panorama sottostante. Si possono ammirare la valle e la natura che ci circonda. Qui stiamo viaggiando verso Limone Piemonte. Proseguendo sul sentiero e rimanendo incantati dal paesaggio, si raggiungono i 1908 m del forte centrale di Limone, che si può scorgere in lontananza già qualche chilometro prima di raggiungere la località in provincia di Cuneo.

Si transita all’interno del forte centrale e si percorre un tratto di quella che è la gara di mountain bike La Via del Sale. Strada suggestiva e storica, è la via che conduce da Limone a Ventimiglia. Costruita ai tempi di Carlo Magno, è stata per anni una via strategica per il transito delle merci.

Proseguendo si attraversano due incroci, ma basterà seguire la freccia che indica la direzione Via del Sale. Si sale verso il Cabanaira e su questi sentieri è possibile ammirare uno spettacolo naturale davvero difficile da descrivere con le parole. Si percorre un lungo sentiero sterrato, stretto ma di buonissima ciclabilità, completamente aperto al panorama. In questi momenti, i biker vorrebbero che quel sentiero non finisse mai.

Giunti in cima al Cabanaira si prosegue in direzione del rifugio Don Barbera. Da qui inizia il tratto forse più duro di tutto l’itinerario. Non si incontreranno indicazioni ma nemmeno incroci, dunque impossibile sbagliare. Circa 7 km di salita molto aspra, assai sconnessa, in alcuni tratti ci si trova a pedalare sulla roccia viva. Un passaggio durissimo, ma che offre lo spettacolo naturale più emozionante visto fin’ora. Le pareti rocciose a picco sotto di noi, le punte delle altre vette che sembrano toccarci (siamo a 2000 m), qualche marmotta che corre qua e là e qualche sorgente d’acqua dove poter riempire le borracce. Voler guardare bene il panorama è un’ottima scusa per fermarsi un attimo e rifiatare, magari spingere la nostra due ruote per qualche metro. Anche perché in alcuni tratti, a causa di quanto il fondo è sconnesso, diventa seriamente difficile pedalare. Si giunge in cima, 2100 m, e sotto di noi si può vedere il rifugio Don Barbera, meta a questo punto obbligata per rifocillarsi.

Si riparte e si affronta l’ultimo chilometro di salita, prima della lunga discesa che porterà al ritorno verso Monesi. La salita presenta le caratteristiche della strada affrontata fin’ora, rocciosa e quindi piuttosto dura, ma incredibilmente suggestiva.

L’ascesa, dopo qualche chilometro in pieno montagna, porta all’interno del Bosco delle Navette. Qui, bellissimi sentieri completamente pedalabili ci ricondurranno alla strada che riporta al punto di partenza. Si transiterà nuovamente all’incrocio dove il capanno in legno indica la strada verso il rifugio San Remo. Questa volta andremo a destra, rientrando così in provincia di Imperia e scendendo a Monesi.

Giro terminato, è l’ora del riposo e dello stretching.

Marco Ceste

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.