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Jacopo Larcher ha raccontato la sua arrampicata a Cortina InCroda


«Jacopo Larcher, è uno scalatore italiano che ha saputo abbracciare tanti stili, ma sempre con immensa umiltà». Con queste parole Pietro Dal Pra, guida alpina, amico di Cortina InCroda e ambassador de La Sportiva ha presentato il giovane climber italiano al pubblico dell’Alexander Girardi. «Da sempre seguo Cortina InCroda», ha dichiarato Dal Pra, «è quest’anno grazie a La Sportiva, che è main sponsor della rassegna, siamo riusciti a portare a Cortina cinque super giovani scalatori che hanno saputo esprimere una scalata di altissima qualità, e continuano a farlo. La kermesse ha così un fortissimo carattere interazionale, perché questi giovani arrampicano sulle rocce di tutto il mondo con classe ed eleganza. Iniziamo con Jacopo Larcher che è un giovanissimo arrampicatore, uno degli atleti polivalenti più forti al mondo».

Larcher, con video e foto, ha davvero portato il pubblico di Cortina InCroda in giro per il mondo. Dalle falesie di Bolzano, dove ha cominciato ad arrampicare a 11 anni, all’America, all’Africa, alle vette Europee, passando per le Dolomiti e fino in Siberia dove ha vissuto una vera e propria avventura.
«La prima volta che ho arrampicato», ha raccontato Larcher, «ho subito provato una sensazione di libertà e ho capito che sarebbe diventata la mia passione». Dopo i primi esperimenti in struttura inizia a partecipare alle gare, che lo confermano ben presto un forte atleta a livello italiano prima, e europeo poi. «Ho gareggiato per otto anni», ha detto, «e la cosa bizzarra è che viaggiavo tantissimo, andavo ovunque, ma non vedevo nulla se non la palestra di arrampicata dove si svolgeva la gara. Ho iniziato a sentire il desiderio di vedere cosa c’era fuori dalla palestra, di esplorare il mondo. All’inizio non è stato facile rimettermi in gioco, abbandonare le gare e dedicarmi all’arrampicata in montagna, all’alpinismo, ma ho avuto l’appoggio della mia famiglia e ce l’ho fatta. Spesso vedo bambini spinti dai genitori che cercano di proiettare sui figli ciò che non sono riusciti a fare loro e non credo sia giusto. La mia famiglia mi ha dato la libertà di fare quello che ritenevo giusto, di inseguire i miei sogni e ho iniziato a viaggiare».

Il primo viaggio porta Larcher sull’isola di Reunion, nell’Oceano Indiano. «E’ stato un viaggio importantissimo», ha detto, «che mi ha fatto crescere sia a livello arrampicatorio, ma soprattutto a livello personale. Immaginavo che la vita dell’arrampicatore professionista fosse facile, invece è un vero e proprio lavoro. Ho dovuto imparare a vincere la mia timidezza, parlare davanti alle telecamere, condividere le mie avventure, raccontarle».
Larcher nei suoi viaggi scopre così il mondo della falesia e inizia a ripetere difficili itinerari fino al grado 9a, scopre l’arrampicata in montagna e quella trad, un gioco nuovo in cui è preponderante l’aspetto psicologico e mentale per sentire in maniera intensa i movimenti del proprio corpo.
Arriva sulle Tre Cime di Lavaredo e prova Pan Aroma la difficile via, aperta da Alexander Huber, sulla cima ovest di Lavaredo. «Per me il viaggio è importantissimo», ha detto il giovane, classe 1989, «arrampicare senza il viaggio sarebbe più noioso».

La voglia di viaggiare lo ha portato con altri sette climber, fra cui i fratello Pou, in Siberia dove hanno aperto, in 27 giorni, diverse nuove multi pitch in una zona molto remota della Chukotka.
Una vera avventura, a tratti molto pericolosa e inquietante, quella vissuta da Larcher per arrivare davanti le guglie di granito da scalare. «Innanzitutto è stato molto complicato organizzare il viaggio», ha raccontato, «per la lingua, i visti, il materiale da portare. Poi arrivati nel villaggio dal quale partire per il campo base siamo stati prima presi dalla Polizia locale e portati in caserma, poi rilasciati e ci hanno presi due militari che ci gridavano contro e ci hanno portati in una sorta di sgabuzzino. Non credevano che fossimo lì per arrampicare, temevano fossimo spie e non so che altro. Abbiamo avuto davvero paura. Dopo 3 giorni siamo riusciti a ripartire per la tundra. Ma in Siberia non ci tornerei. Troppo complicato e troppe zanzare».
Ora Larcher partirà per nuove avventure, tutte da seguire.
Cortina In Croda continua il suo viaggio attraverso le falesie ampezzane che vengono raccontate dagli Scoiattoli nella loro guida in vendita in questi giorni. Giovedì sera è stato proiettato il video realizzato da Alessandro Manaigo che racconta le falesie di Sass de Stria e Piccolo Lagazuoi presentate da Paolo Tassi, socio fondatore di Cortina InCroda, Guida alpina e Scoiattolo.

Il prossimo appuntamento con Cortina InCroda è per giovedì 28 luglio, alle 20.45 all’Alexander Girardi Hall, serata al femminile con Barbara Zangerl. Climber austriaca, è la prima donna ad aver ripetuto la “Trilogia Alpina”, le tre vie “multipitch” più dure delle Alpi. A Cortina InCroda con video e fotografie mostrerà la sua ripetizione di Bellavista, la difficile via d’arrampicata sulla parete Nord della Cima Ovest di Lavaredo e porterà il pubblico nella Yosemite Valley, dove con il suo fidanzato Jacopo Larcher, ha raggiunto la vetta de El Capitan dopo aver salito la via “El Nino”. Appuntamento ad ingresso gratuito.

Fonte Omnia

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.