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Intervista a Paolo Mei, lo speaker del Giro d’Italia


Era il 2010 quando per la prima volta ho visto Paolo Mei destreggiarsi come speaker, a una granfondo di ciclismo su strada in provincia di Cuneo. Come tutti quanti, ho subito pensato “proprio bravo questo!”, voce perfetta e ottima capacità di intrattenere il pubblico, soprattutto quando per il pubblico non c’è niente da seguire, in quelle ore di attesa che separano la partenza dall’arrivo, come in ogni gara di granfondo. Il ragazzo, fra l’altro, mostrava una competenza in fatto di ciclismo non indifferente, il che fa molto piacere agli appassionati che assistono all’evento. Quel ragazzo, solo un anno dopo, sarebbe salito sul palco del Giro d’Italia per diventarne la voce ufficiale. Non un caso. Classe 1975, di Cogne in Valle d’Aosta, oggi Paolo Mei è senza dubbio uno dei migliori speaker sportivi italiani.

Di questo mestiere non si parla spesso, andiamo quindi a scoprire dalle sue stesse parole cosa vuol dire essere la voce di importanti eventi sportivi.

– Come nasce la tua passione per il mondo dello sport?

La mia passione ha radici molto lontane: da bambino amavo il calcio ero malato di Juventus. Poi col tempo ho iniziato ad appassionarmi allo sci di fondo, visto che abito a Cogne in Valle d’Aosta, il tempio dello sci nordico. Nel 1989 mio papà mi regalò una mountain bike di bassa gamma coloratissima. I miei amici andavano in giro nei boschi e mi aggregai. Un vicino di casa mi prestò il suo casco e il 15 settembre 1990, a 15 anni, feci la mia prima gara, proprio a Cogne in mountain bike. Ecco, da quel giorno è nato tutto.

– Come e quando hai iniziato a fare lo speaker di eventi sportivi?

Ho iniziato per caso, nel vero senso della parola. In realtà il mio sogno era quello di fare il corridore professionista di MTB. Ho gareggiato nel fuoristrada con buoni risultati vincendo anche parecchie gare sia di cross country che Marathon. Diciamo che ero una sorta di amatore evoluto. Purtroppo però nel 2002 dovetti fermarmi a causa di un grave infortunio in MTB, nel quale mi fratturai ben cinque ossa della gamba destra. Subii due operazioni e i medici mi dissero che non sarei più tornato all’agonismo, mentre invece rientrai e divenni più forte e motivato di prima. Nel 2002, tornando al discorso, in Valle d’Aosta organizzavano una gara di Triathlon e una di MTB a cui avrei voluto partecipare ma ero ancora convalescente dall’intervento a avevo le stampelle. Mi fecero fare lo speaker sapendo che ero bravino a parlare. L’esperimento andò bene e nel 2005, a distanza di tre anni, mi fecero fare lo speaker ai campionati italiani di Winter Triathlon. Ecco, quello fu il vero inizio.

– Con il Giro d’Italia è arrivata per te una grande notorietà. In qualche modo la tua vita è cambiata?

Ti ringrazio. Si è cambiata tanto. Prima del Giro ero speaker a eventi minori. Poi la corsa rosa mi ha permesso una sorta di grande salto. Il Giro mediaticamente è fortissimo e proprio questa sua incredibile forza ti proietta nel mondo degli eventi di altissimo livello. In tanti mi vedono sul palco e magari mi chiedono ti partecipare alle loro gare come speaker. La cosa mi fa molto piacere e mi spinge a migliorarmi. Se una volta lo speaker era il lavoro del week wnd, adesso sta diventando una professione. Di certo sono cambiato molto, sono più calmo e preparato, sento meno l’evento e ho fatto un mucchio di cose che sembrano scontate, a partire dai corsi di respirazione per l’uso del diaframma. Ho cercato di perfezionare la dizione. Ho fatto dei corsi di inglese e negli ultimi due anni ho fatto il praticantato su una rivista e sono diventato giornalista. Tutte esperienze bellissime.

– A oggi, per quali eventi lavori?

Per tantissimi eventi, ho perso il conto. Tutte le gare di RCS, Giro e Tirreno Adriatico. Milano Sanremo, Lombardia, Strade Bianche. La coppa del mondo di MTB in Val di Sole, la coppa Europa di Downhill a Pila, i campionati italiani di XCE , la Gimondi Bike e una miriade di granfondo su strada, come la Sportful, la Fausto Coppi, la Scott, la Versilia, la 5 Terre, la 24h di Feltre, la GF Fondriest, la GF Cipollini, la Cronosquadre di Michele Bartoli. Addirittura nel 2012 ho presentato la Final Eight di Serie A di Basket al Forum di Assago. Quest’anno ho iniziato anche col motocross ma solo in lingua francese a Ottobiano.

– Cosa vuol dire essere speaker di un evento? Senti delle responsabilità particolari?

Vuol dire essere la voce dell’evento. Vuol dire far vivere l’evento e dargli una marcia in più. Colorarlo di emozione possibilmente.

– Quali sono le caratteristiche principali che deve avere un bravo speaker?

La capacità di intrattenere il pubblico è fondamentale. La simpatia e il sorriso servono molto. La conoscenza tecnica e personale di eventi e atleti non guasta mai. Se poi hai la fortuna di avere una voce radiofonica e conosci le lingue, allora sei quasi uno speaker! Dimenticavo l’ingrediente principale: la passione.

– Come ci si prepara per un evento importante? E’ fondamentale conoscere bene lo sport di cui si parla?

E’ fondamentale conoscerlo, certo. Diciamo che io da 25 anni a questa parte passo almeno due ore al giorno sui giornali o sui siti internet, quindi una volta arrivato all’evento, mi bastano 15 minuti al mattino per riordinare le idee. Al Giro e alle corse RCS, cosi come alla coppa del mondo di sci di fondo, ho una scaletta che mi prepara la regia, altrimenti faccio da solo e senza alcuna scaletta. Per questi due eventi, ho comunque un data base che curo in prima persona durante tutto l’anno e che mi richiede un grande impegno. L’ho realizzato grazie a Laudo Glarey, un mio caro amico ingegnere e vi posso dire che è un sistema di archivio dati fantastico che non ha nessuno.

– Secondo te la comunicazione (mass media, marketing, pubblicità..) sugli eventi sportivi è, in generale, a un buon livello o può ancora migliorare molto?

E’ importantissima oggi la comunicazione. Con Facebook e Twitter, con Instagram, posso far vivere a quelli che sono a casa i colori che vedo a un evento a migliaia di km di distanza. Il Giro d’Italia in questo è maestro. Lo sci è molto più indietro, pur essendo a buon livello organizzativo. I ciclisti invece, nella comunicazione sono fortissimi e personaggi come Pippo Pozzato o Marco Aurelio Fontana riescono ad essere comunicativi e dunque più popolari. Gli sciatori di fondo, invece, sono molto meno evoluti. Gli speaker, dovrebbero fare lo stesso. Gli organizzatori, si dividono in due parti: quelli bravi in comunicazione e marketing che sei mesi prima dell’evento chiudono già le iscrizioni, e gli altri faticano di più.

– Quanto consideri importante la comunicazione sui social? Può in qualche modo livellare la distanza che c’è per esempio fra il calcio e gli altri sport?

Come dicevo sopra è basilare. Il calcio una volta era ancora più avanti perché in TV non si vedeva che…il calcio. Oggi con i social tutti gli sport potenzialmente sono sullo stesso piano e la gente ama di più il suo corpo e quindi si dirige verso il fitness, il ciclismo e altri sport. Credo che il divario diminuirà ulteriormente.

Di Marco Ceste, comunicazione e ufficio stampa per lo sport

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.