Intervista a Carlo Alberto Cimenti al ritorno dal Manaslu
Carlo Alberto Cimenti, “Cala” per amici e conoscenti, ha tentato in primavera la salita e la discesa con gli sci del Manaslu, montagna himalayana di 8163 metri, da solo e senza ossigeno, come nella precedente spedizione al Cho Oyu, coronata dal successo. Questa volta non è andata bene, non c’è stato il raggiungimento della vetta, ma soprattutto nel rientro, un attacco di meningite e un’embolia potevano costargli la vita. Nonostante queste disavventure, dalle parole di Cala in quest’intervista si può cogliere come anche quest’alpinismo d’elite possa essere vissuto con una filosofia “easy”, facile, allegra, da persona normale qual è Carlo Alberto. Snowpassion: In primavera hai tentato di salire e scendere il Manaslu, un 8000 himalayano con gli sci: il culmine di una carriera alpinistica. Com’è nata quest’idea? Cala: Non definirei questa spedizione il culmine di una carriera alpinistica, ma uno dei tanti progetti che mi appassionano e che tento di realizzare. Quest’anno è toccato al Manaslu perchè sentivo che era arrivato il momento, dopo due anni che l’idea mi ronzava in testa. Tutto è nato quando nel 2006, all’aeroporto di Malpensa, ho conosciuto Jean Noel Urban (Forte sciatore estremo con un lunghissimo curriculum, ma che purtroppo è morto quest’anno, il 23 giugno sul GI). Eravamo alla Malpensa e io stavo partendo per il Cho Oyu. I bagagli e altre evidenti similarità mi hanno portato a rivolgergli la parola: mi disse che stava andando al Manaslu. Aveva una lunga sacca con sè, e naturalmente conteneva degli sci. Allora io ero concentrato sulla mia spedizione, ma una volta tornato a Kathmandu, tra un festeggiamento e l’altro per la vetta raggiunta, mi capita tra le mani la locandina della spedizione di Urban. Da quel momento ho iniziato a documentarmi e piano piano, si è affermata in me la volontà di affrontare questa montagna con gli sci. Il Manaslu è una bellissima montagna di 8163 metri situata nel distretto di Kutang, in Nepal. Isolata, lontana da tutte le rotte del turismo escursionistico di massa, necessita di una lunga marcia di avvicinamento attraverso ambienti molto vari, che sembrano rimasti al medioevo. Anche questa è una componente che contribuisce al suo fascino. Snowpassion: Hai fatto una scelta coraggiosamente prudente, rinunciando a tentare la vetta quando eri lì vicino. Poi è iniziata un’odissea che per poco non ti costa la vita. Hai colto una morale in tutto questo? Cala: Sul Manaslu non ho voluto spingermi al limite e ho preferito tornare indietro anche perchè pensavo che avrei avuto un’altra opportunità per riprovare la vetta. Purtroppo non c’è stata. Se lo avessi saputo, avrei provato a spingermi oltre per provare a raggiungere la vetta. In quel momento ero io in completa autonomia che prendevo le decisioni, mentre quello che mi è successo dopo non ho potuto controllarlo, ed è questa la sensazione peggiore che ho provato. Ogni giorno arrivavano i medici e mi dicevano qualche cosa di più brutto. Io potevo solo tenere duro continuando a respirare e facendomi iniettare tutto quello che mi hanno iniettato. Per fortuna il mio fisico ha reagito bene e sembra che la meningite e l’embolia polmonare non abbiano lasciato tracce, anche se per poterlo affermare con certezza bisogna aspettare ancora qualche mese. Quando ero all’ospedale, in sala di rianimazione, non riuscivo a vedere un futuro, avevo una paura matta di non potere più tornare in montagna, oltre ovviamente a quella di lasciarci le penne, mi dicevo che l’importante era arrivare all’indomani, passo dopo passo, proprio come in montagna, ma appena guardavo un po’ oltre non riuscivo a vedere il futuro e questo mi terrorizzava. Poi per fortuna, giorno dopo giorno, sono migliorato e adesso ho perfino già ricominciato ad allenarmi. Adesso, proprio come dopo ogni spedizione o viaggio, vedo le cose con un’altra prospettiva, da uomo più ricco d’esperienze sia positive sia negative. Non credo che si possa cogliere una morale da quello che mi è successo, penso solo che è stato il destino. Doveva succedere, ora ho un motivo in più per tornare in Himalaya. Ho già detto ai dottori di sbrigarsi a curarmi che aprile è vicino. Snowpassion: Era più importante per te salire in cima o scendere con gli sci? L’uso degli sci sulle grandi montagne può essere considerato un vantaggio o un’ulteriore difficoltà? Cala: Sicuramente più importante arrivare in cima. Era però molto importante anche scendere integralmente la montagna dalla cima al Campo Base con gli sci. Purtroppo però ho incontrato un tratto di circa 200 metri di dislivello di ghiaccio blu che non mi avrebbe permesso di realizzare il mio progetto. Però non ho abbandonato gli sci lì, ma ho continuato a portarli dietro e li avrei usati dalla cima fino all’inizio del ghiaccio, proprio perchè considero gli sci un gran vantaggio in discesa, sia per la velocità, sia per il minor dispendio di energie. Chiaramente devono esserci le condizioni per poterli utilizzare. Ci sono montagne in cui non conviene portarli. Snowpassion: Sei arrivato a quest’appuntamento con una filosofia “easy”. Non solo “dura lotta con l’alpe” ma gare di corsa, di scialpinismo. Esiste una sola via per avvicinarsi all’alta quota, o si può fare in tanti modi. Cala: Secondo me si può fare in tanti modi. L’importante però è raggiungere una forma fisica che[inline:controsole.jpg] ti permetta di essere veloce. In questi anni mi sto rendendo sempre più conto che la velocità in montagna è molto importante, ti permette di rimanere meno tempo esposto ai pericoli oggettivi che ogni volta devi affrontare. Snowpassion: Il ritorno senza cima e con tutte le seguenti disavventure, ti faranno allontanare dall’alpinismo o ti daranno un’ulteriore carica? Cala: Ulteriore carica, senza dubbio Snowpassion: E’ più difficile preparare una spedizione o allenarsi per la spedizione. Cala: E’ molto difficile pensare alla parte logistica mentre ti stai allenando e la tua testa è rivolta all’azione, specialmente se nel frattempo devi anche lavorare. Per quanto mi riguarda è molto importante il fatto di avere già organizzato altre spedizioni, molte cose che prima non conoscevo e mi facevano perdere tempo, adesso sono quasi automatiche Snowpassion: Il sogno nel cassetto della tua vita alpinistica? Cala: Purtroppo ce ne sono tanti, e quelli più importanti non oso ancora neanche pensarli. Diciamo che dall’ultima spedizione sono tornato con un’idea che ha iniziato a ronzarmi nella testa proprio come il Manaslu. Inizia per “Kang” e finisce per “chenjunga” (Kangchenjunga), però anche questo mi fa ancora paura solo pensarlo.