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Intervento in notturna del Soccorso Alpino al Rifugio Pian della Ballotta – Ceresole Reale (TO)


Di Giovanna Autino

L’intervento del Soccorso Alpino XIIa Delegazione Canavesana, Stazione di Ceresole Reale, può considerarsi concluso ieri mattina 12 Dicembre 2013, alle ore 4.30 circa, quando i Tecnici Volontari hanno consegnato una giovane donna di 20 anni, residente a To, E.P., in stato di shock e con problemi agli arti inferiori, all’assistenza medica dei Volontari del Soccorso di Ceresole e Noasca, sempre pronti a collaborare con il Soccorso Alpino e ogniqualvolta c’è necessità della loro presenza sul territorio.

Anche il suo compagno di gita, J.J.M.T. di 24 anni, residente a Torino ma originario di Lima, ha avuto bisogno delle cure dei Volontari, ma per lui il quadro clinico era meno problematico.

I due amici avevano pianificato la gita al Rifugio Pian della Ballotta (2.500m), già da qualche tempo, tanto che alle 8.00 dell’11 Dicembre 2013, si sono presentati al Bar di Ceresole Reale che detiene le chiavi, per entrarne in possesso.

L’impressione che i clienti del bar hanno avuto, è stata di persone poco esperte di montagna e neppure troppo attrezzate, ma dopo i consigli di rito, i due si sono allontanati.

La nota stonata è sorta dalla domanda, più volte posta dal ragazzo, se, in caso di necessità di un intervento del Soccorso Alpino, avrebbero dovuto sborsare del denaro!

Di fatto alle 19 circa, alla Centrale Operativa del 118 di Torino, giunge una richiesta di aiuto in zona Pian della Ballotta.

Allertato il Capo Stazione di Ceresole Reale, organizza una squadra di Tecnici Volontari del Soccorso Alpino che si rechino, con tutte le problematiche connesse a quel tipo di intervento, il più celermente possibile sul posto.

La situazione: oscurità totale, temperature polari, la strada per giungere alla Diga del Serrù, con muri di neve gelati ai lati, in alcuni tratti presenta solo uno stretto passaggio percorribile neppure con gli sci. Fortunatamente interviene l’IREN con un suo Gatto delle Nevi ed un suo esperto dipendente che portano la squadra fino al Serrù.

Sono le 21 circa, la squadra parte per il recupero.

Nel frattempo la seconda squadra è pronta a partire da Ceresole in appoggio alla prima.

Come solitamente avviene, il Capo Stazione, che funge da collegamento tra gli uomini del SA in missione, la Centrale del 118 e chi è in difficoltà, chiama IL disperso, (lui dalla Centrale, è stato allertato per il recupero di un uomo in difficoltà ma in buono stato di salute, in grado di rispondere al telefono che in quella zona ha sufficiente campo), per capire, con la sua collaborazione, dove si trova, come sta, rincuorandolo che nel frattempo gli uomini del Soccorso stanno arrivando in suo aiuto.

Grande stupore e crescente preoccupazione, quando, in un italiano poco comprensibile, il Capo Stazione, sente parlare per la prima volta che le persone da soccorrere sono due, l’uomo ed una donna, impossibilitata a muoversi per problemi agli arti inferiori.

L’intervento assume tutta un’altra dimensione. Immediatamente vengono avvisati i Tecnici della prima squadra della situazione totalmente imprevista e si fa partire la seconda in appoggio.

La prima squadra raggiunge il target intorno alle 23. Sono a circa una mezz’ora dal Rifugio, dove evidentemente i due ragazzi non sono mai arrivati.

La situazione si presenta estremamente complicata. La giovane donna è in evidente stato di shock. È nel pieno di una crisi di panico ed in stato di ipotermia. È a qualche metro dai tecnici del Soccorso Alpino, in precario equilibrio su un pendio ghiacciato. Non da segni di comprendere che loro sono lì per aiutarla, non vuole essere avvicinata. L’uomo, sotto shock anche lui, pare non rendersi conto della gravità della situazione e non tenta il minimo approccio con la ragazza.

Gli uomini del Soccorso Alpino sanno che si devono avvicinare alla giovane donna con molta cautela, metterla in sicurezza il più velocemente possibile, tentare di riscaldarla.

Lei è assente. Si anima solo nel momento in cui tentano di approcciarla. Il rischio che la situazione degeneri in qualche cosa di irreparabile è alto.

Dopo minuti eterni di trattativa, uno degli uomini della squadra, tira fuori dallo zaino, una miracolosa borraccia di tea bollente. Con indifferenza lo offre alla ragazza, che pare tornare un attimo lucida. È fatta, mentre lei sorseggia il tea, gli uomini la imbracano, la mettono in sicurezza e la avvolgono in un caldo sacco piuma.

Lei lamenta dolori terribili agli arti inferiori. I Tecnici le parlano con calma: presto sarà tutto finito.

La realtà è molto diversa.

Serviranno 4 calate in corda doppia per farla arrivare fino alla seconda squadra, nel frattempo giunta con un toboga fino a dove possibile. Li viene delicatamente coricata, messa in sicurezza e portata fino alla Diga del Serrù, mentre l’uomo prosegue anche lui il cammino scortato dalla prima squadra. Ad attenderli al Serrù ci sarà nuovamente il Gatto delle Nevi per il trasporto all’ambulanza dei Volontari del Soccorso di Ceresole e Noasca.

Purtroppo anche quest’ultimo tratto di percorso è durato oltre un’ora, perché la giovane donna lamentava dolori fortissimi agli arti inferiori ogniqualvolta il Gatto delle Nevi sobbalzava sulla neve gelata.

La notte è al termine. Le due persone disperse sono state portate in salvo. Gli uomini del Soccorso Alpino possono affrontare le quotidiane incombenze: famiglia, figli, lavoro.

Nessun eroe. Solo Volontari.

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.