Il Tour de France ha un nuovo re, Jonas Vingegaard in maglia gialla al Col du Granon
Doveva essere una tappa mitica, è così è stato, anzi una tappa leggendaria. Vuoi per il fatto che nella centenaria storia del Tour de France è stata solo la seconda volta che una tappa finiva sul Col du Granon, a quota 2413 metri 11,3 km per 1100 metri di dislivello, e la prima volta del 1986 fu anche l’ultima volta in cui Bernard Hinault, vincitore di 5 Tour de France, indossò la maglia gialla. Vuoi per il fatto che è l’arrivo più alto in quota da 25 anni, vuoi per il pubblico all’arrivo, salito solamente in bici o a piedi, anche questo fa parte dello spettacolo del Tour e del ciclismo. Un pubblico appassionato e sportivissimo, che esplodeva in boati e applausi ad ogni scatto, anche se non si trattava di un ciclista francese, che seguiva sul maxi-schermo con trepidazione le varie fasi della corsa. E questa tappa, la Albertville-Col du Granon, 151,7 km, con 4000 metri di dislivello tra Col du Telegraphe, Col du Galibier e Col du Granon, meritava tutte queste attenzioni.
Dopo la partenza va via una fuga di 20 corridori, ma nonostante le tirate di Van Aert e la quasi impresa del francese Bargil, premiato a fine tappa con il numero rosso della combattività, è nel gruppo molto ridotto della maglia gialla che si scatenano i fuochi artificiali. La Jumbo-Visma cerca di mettere in difficoltà la maglia gialla Tadej Pogacar, consapevoli del fatto che se non lo attaccano e staccano nella tappa odierna e in quella di domani con arrivo all’Alpe d’Huez, lo portano in carrozza “gialla” a Parigi. Inizia Roglic già sul Telegraphe ad attaccare il connazionale sloveno, che risponde in prima persona a tutti gli attacchi, poi sul Galibier addirittura è Pogacar ad attaccare, con il solo Geraint Thomas a reggere il ritmo con il duo della Jumbo-Visma Vingegaard e Roglic. L’impressione è che Pogacar, forte della sua superiorità da 3 anni non solo al Tour, ma in tutte le gare dove si mette il pettorale, sia convinto fare il bello e brutto tempo, ma in realtà stia cadendo in trappola. Impressione che aumenta quando nella pianura che collega il Col du Lautaret all’inizio della salita del Col du Granon, i Jumbo-Vima sono in 5, con la maglia verde di Wout Van Aert a tirare la compagnia. Intanto il francese Barguil, che in discesa aveva toccato i 86 km/h, inizia la salita con un bel vantaggio, sognando anche lui di entrare nella leggenda del Tour. Ad un certo punto scatta il colombiano Nairo Quintana, che in una tappa dove si pedala per 15 km oltre i 2000 metri, si ricorda che si allena quasi a 3000 metri e che in passato ha vinto il Giro d’Italia e la Vuelta Spagna. Poi scatta un altro francese, Romain Bardet, che infatti dopo 2 podi al Tour vuole riprovarci.
Ma la corsa esplode realmente passato il cartello dei 5 km all’arrivo. Il danese Jonas Vingegaard, che arriva da un paese dove non c’è nemmeno una salita, che lavorava al mercato del pesce e si allenava al pomeriggio, che è stato scoperto dai tecnici della Jumbo per i “com su Strava”, proprio come un amatore qualunque, scatta e lascia sul posto la maglia gialla Tadej Pogacar, che nessuno aveva mai staccato in salita negli ultimi 3 anni. Ad un certo punto perde pure le ruote del suo gregario Majka e qui si capisce la crisi è forte e rischia di affondare. A Vingegaard non sembra vero e pedala con ancor più decisione, riprendendo Quintana e andando a vincere in 4h18’02” la sua prima tappa al Tour e indossando la maglia gialla, tappa e maglia come solo i grandi sanno fare. Secondo è Quintana a 59’, terzo Bardet a 1’11”, quarto Thomas a 1’40”, quinto Gaudu a 2’05”, sesto Yates a 2’11” e settimo Pogacar a 2’52”.
La nuova classifica generale dice che Vingegaard è la nuova maglia gialla in 41h29’59”, 2° a 2’16” Bardet, 3° a 2’22” Pogacar, 4° Thomas a 2’26”, 5° Quintana a 2’37”, 6° Yates a 3’06”, 7° Gaudu a 3’13”, 8° Vlasov a 7’23”, 9° Lutsenko a 8’07” e 10° Mas a 9’29”.
Damiano Caruso, arrivato a mezz’ora dal primo, è primo degli italiani, 27° a 33’01”; che peccato per lui aver dovuto rinunciare al Giro d’Italia quando era in grande forma, per partecipare ad un Tour de France per ora avaro di soddisfazioni per lui e per il ciclismo italiano.