Outdoor Passion | Notizie di sport all'aperto / Natura e ambiente  / Ice-ClimaLizers: il primo progetto italiano sul clima, realizzato dalla spedizione italiana in Antartide

Ice-ClimaLizers: il primo progetto italiano sul clima, realizzato dalla spedizione italiana in Antartide


Si chiama Ice-ClimaLizers ed è il primo progetto italiano sul clima, realizzato nell’ambito della 34° spedizione italiana in Antartide. Attraverso lo studio di invertebrati e alghe coralline, sarà possibile capire quanto il riscaldamento climatico abbia effetti sul Polo Sud.
L’Antartide, grande quasi il doppio dell’Australia, possiede il 90% dei ghiacci al mondo e il 70% dell’acqua del Pianeta e proprio per questo possiamo dire che da qui dipende la sopravvivenza della nostra specie. L’Antartico al sud, così come l’Artico al nord, regola il clima oltre a refrigerare il tutto il Pianeta, eppure oggi pagano maggiormente gli effetti del cambiamento climatico.
Gli ecosistemi antartici sono infatti luoghi molto particolari che, da circa 20 milioni di anni, si sono evoluti in un ambiente dove le temperature non salgono mai sopra lo zero e dove le specie sopravvissute sono in grado di preservarsi nonostante la peculiarità del territorio.
Per la sua singolarità, già alla fine dell’Ottocento, molti ricercatori iniziarono a interessarsi e studiare la vita tra i ghiacci. Secondo gli scienziati di oggi, l’esaurimento di un ghiacciaio, oltre che una grave privazione di riserva idrica, porterebbe anche a una perdita di informazioni: come se si trattasse di una banca dati, infatti il ghiaccio registra e conserva l’indice delle temperature e dell’atmosfera del passato.
Alcuni studiosi, tagliando alcune calotte di ghiaccio prelevate nei ghiacciai, sono riusciti a esaminare l’atmosfera e la temperatura di 800.000 anni fa e hanno così scoperto che, attualmente la concentrazione di CO2 è arrivata a livelli altissimi e che negli ultimi 100 anni le concentrazioni di CO2 sono aumentate rispetto gli ultimi 10.000 anni.

Quindi, quando l’Artico soffre, tutto il mondo risente il suo tormento.
La realtà che oggi si palesa ai nostri occhi non è sicuramente limpida. Purtroppo ogni giorno arrivano cattive notizie sul riscaldamento globale: i mezzi di trasporto – dalle auto alle navi dagli aerei ai treni – le tecniche di produzione alimentare e molte altre attività umane, determinano il rilascio di monossido di carbonio, una tra le cause principali del riscaldamento globale.
Con i dati odierni si ipotizza che nel più vicino futuro i ghiacci e le calotte polari si scioglieranno. La scomparsa dei ghiacci inevitabilmente cambierà anche le correnti e, innalzandosi il livello del mare, le calamità naturali saranno sempre più frequenti.
Anche secondo Chiara Lombardi, ricercatrice del laboratorio di Biodiversità e Servizi Ecosistemici dell’ENEA, l’Artico è l’epicentro del cambiamento climatico: Il clima della penisola antartica sta cambiando rapidamente e si attende che l’oceano meridionale sia vulnerabile ai cambiamenti indotti dalle attività antropiche, e in particolare agli effetti di acidificazione. Per cui è molto importante conoscere anche la risposta degli organismi che vivono in queste zone per proteggerli e salvaguardare la biodiversità a essi associata.
L’impegno della ricerca scientifica oggi, cerca proprio di individuare i maggiori fattori di stress ambientale, valutandone gli effetti biologici ed ecologici.

Il progetto Ice-Climalizers, un laboratorio nel Mare di Ross

Ice-ClimaLizers è il primo progetto italiano sul clima, coordinato da ENEA, realizzato e presentato nell’ambito della 34° spedizione italiana in Antartide.
Si tratta della creazione di un laboratorio a 25,5 metri di profondità nel Mare di Ross, chiamato così in nome del suo scopritore, James Clark Ross, volto allo studio degli invertebrati e delle alghe coralline. Studiando i loro cambiamenti e la loro crescita nel tempo, sarà possibile capire quanto il riscaldamento climatico abbia degli effetti sul Polo Sud.
Le specie da analizzare sono state segnate con un marcatore e riposizionate sul fondale in 12 gabbie. I sensori nelle gabbie, insieme a una sonda, permetteranno di raccogliere i dati necessari, che dovrebbero arrivare a fine 2019. Oltre all’Enea, hanno collaborato al progetto varie Università e istituti di ricerca, i due istituti del Cnr, l’Istituto di scienze marine a Bologna, e l’Istituto di ingegneria del mare di Genova.

Fonte piemonte parchi

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.