I Mountain Men di Steve McCurry al Forte di Bard
Gli appassionati di natura e sport all’aria aperta non possono farsi mancare come tappa per l’estate 2017 la nuova mostra di Steve McCurry intitolata Mountain Men. É stata inaugurata lo scorso 14 maggio al Forte di Bard e sarà visibile fino al 26 novembre di quest’anno, settantasette immagini stampate ed esposte in cinque ambienti differenti. La montagna, soggetto e protagonista, parla con tutta la sua potenza agli uomini e reclama loro rispetto. La Natura diviene nelle foto di McCurry viva tanto quanto un essere umano ed il rapporto primigenio che l’uomo ha ed instaura con essa appare in tutta la sua pienezza. Nel ventre della terra, l’uomo ha saputo trovare la sua saggezza e autenticità, saggiare i suoi limiti, adattarsi alle condizioni climatiche più disparate. La profondità e bellezza degli spazi, colti nelle fotografie s’imprimono negli occhi e nella mente dell’osservatore infondendo un senso di pace e atavica armonia di cui non possiamo che essere spettatori increduli e muti. In antichità vivere secondo le leggi naturali era risaputo, conseguito e mantenuto come un dovere etico e sociale se non talvolta religioso. La connessione tra l’uomo e l’ambiente era sentita ed è ancora oggi indispensabile per l’equilibrio psico-fisico del nostro corpo così come la tutela e custodia di questi luoghi in cui siamo ospiti, viviamo, respiriamo ma di cui spesso ci scordiamo.
Gli scatti: la bellezza delle montagne e l’interazione dell’uomo con l’ambiente
McCurry, presente alla cerimonia di inaugurazione, pronto a dare autografi con un sorriso umile ed una camicia di jeans spartana, ha la disinvoltura tipica di un esperto viaggiatore e professionista che si è fatto da solo. Ha realizzato, tra il 2015 ed il 2016, uno shooting e scouting fotografico della Valle d’Aosta, un vero e proprio laboratorio a cielo aperto: sono stati fotografati i luoghi e le persone che rappresentano simbolicamente la vita locale. Spiccano le quattro bellezze e fierezza della Valle: il Monte Rosa, il Monte Bianco, il Cervino ed il Gran Paradiso, ben dieci scatti, in tre riprese. Non solo la Valle D’Aosta ma anche i luoghi che Mc Curry ha visto e fotografato nel corso della sua carriera, sono riproposte a confronto tra loro. Ammiriamo le montagne dell’Afganistan, del Pakistan, dello Yemen, dell’India, del Nepal. Altre foto spostano la nostra attenzione ai territori del Brasile, dell’ Etiopia, del Myanmar, delle Filippine. Eccezionale la dimora regale di Taugjkalat, in Birmania. La foto scattata nel 1994 mostra un edificio costruito su una roccia a strapiombo su una foresta tropicale incontaminata. Per raggiungerla si percorre una scala interamente ricavata dalla roccia. La ricchezza ed il prestigio dell’abitazione sono un tutt’uno con la potenza della montagna, un esempio di come il paesaggio muti di forma in base alla cultura e all’esigenza dell’uomo di insediarvisi per mostrare il suo stato sociale e la sua importanza. Pur simboleggiando una forma di adattamento all’ambiente differente ed un approccio alla montagna diverso, un’altra foto, presente nello stesso ambiente della mostra, immortala un alpinista intento a scalare una roccia valdostana. Nello sfondo, oltre il corpo dell’uomo appesantito dall’imbracatura e dallo sforzo, emerge il Forte di Bard: emblema dell’intreccio tra la cultura storica e la passione sportiva nell’ambiente valdostano.
Il contrasto tra le montagne italiane locali e quelle del mondo è una costante nella galleria. Una foto di Cogne, scattata negli anni Duemila, di un rudere decaduto in mezzo ad una pineta sembra suggerire la resistenza e la presenza eterna della Natura rispetto alle cose costruire da mano umana, destinate a venir meno con lo scorrere del tempo. Differente la foto dell’allegra confusione delle pecore al pascolo portate dai ragazzini di un villaggio che nella roccia si è modellato e da essa è stato penetrato e costituito. Siamo in Yemen, ad Hajjah: le case sono un tutt’uno con la terra rossa tutt’intorno, simbolo di un adattamento più che riuscito.
Per non farsi mancare nulla, una foto del 1989 del lago di Sava in Slovenia, immortala un tramonto circondato dalle montagne in un’atmosfera mistica. Una chiesa di architettura tipicamente orientale è il solo segno della presenza umana. Il contrasto di colore delle mura bianche con il tetto scuro ed il blu indaco del lago, con il sole che cala dietro le montagne innevate, è una testimonianza molto particolare, diversa dalle altre fotografie. La posizione solitaria dell’edificio ecclesiastico dimostra come il silenzio ispiratore della montagna sia l’ideale sede della ricerca spirituale per l’uomo e per il suo desiderio di contatto diretto, quasi panico, con il divino.
Mountain men
Soprattutto gli uomini, le donne ed i bambini di ogni luogo, attraggono e colpiscono l’osservatore, per differenze ed analogie di genere, cultura, etnia e anche credo religioso. Gli occhi dei bambini rispecchiano più che negli adulti la grande diversità del nostro orizzonte culturale rispetto a quello orientale e africano. I bambini tibetani hanno una dolcezza e presenza senza tempo nello sguardo, tipica della saggezza della loro cultura. Le donne africane mostrano una fierezza ed una ricchezza d’animo che nessun gioiello ornamentale occidentale potrà mai eguagliare pur indossando vestiti lisi ed umili. Lo scatto fatto nel 2014 nella regione di Amaro, in Etiopia, è un esempio lampante. Questa bellissima donna, magnetica nello sguardo, fissa l’obiettivo raccolta nel suo velo liso color kaki in contrasto con una maglia rosa accesso: sembra una regina, parla all’osservatore di una dignità di altro tipo che non quella data dal possedere oggetti costosi. Non sono meno dignitose e fiere di svolgere un compito oneroso le donne valdostane riprese mentre raccolgono l’uva durante la vendemmia autunnale, nella fotografia dell’ingresso principale. Questa loro dedizione al lavoro risalta i loro volti, più d’ogni trucco e li tinge d’una loro autentica bellezza.
Negli occhi di questi uomini e donne è incisa la storia di ognuno e la terra da cui origina. Ogni volto e paesaggio che occupa il primo piano delle fotografie parla di sé e compone una mostra che rigenera l’animo ed immerge, anche solo per un giorno, nella vastità ambientale e culturale del nostro pianeta, un patrimonio di valore da tutelare per le generazioni a venire.
Al contempo, vedere e comprendere l’inimitabile splendore della Valle d’Aosta e della cultura montana che vi è racchiusa può contribuire ad un maggior rispetto ed interesse per la nostra realtà ambientale che solo gli occhi del fotografo americano poteva restituirci in tutta la sua grandezza.
Link utili
http://stevemccurry.com/
http://stevemccurry.com/galleries
http://www.fortedibard.it/mostre/mostre/steve-mccurry-mountain-men
https://www.ilturista.info/…/12995-La_Mostra_di_Steve_McCurry_al_Forte_di_Bard/
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https://it-it.facebook.com/stevemccurrystudios/
https://www.instagram.com/stevemccurryofficial/
Di Veronica Rossetti