I 70 anni del Soccorso Alpino e Speleologico festeggiati a Ivrea dalla XIIª Delegazione Canavesana
Grazie per quel che fate. Così bisognerebbe iniziare ogni volta che si parla con/del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, veri angeli custodi di chi frequenta le terre alte per sport, passione e anche lavoro, per chi fa escursionismo, va a funghi o fa una semplice passeggiata su sentiero, su Alpi, Appennini e zone di alta collina. Risponde ad un istinto naturale di chi va in montagna, di aiutare chi fa le stesse cose e si trova in difficoltà, per infortunio, malore, errato percorso, sopraggiungere del buio e un’infinità di altri casi ai quali i soccorritori rispondono con generosa prontezza.
Nasce nel 1954, a Bognanco (VB), su iniziativa del consiglio centrale del Club Alpino Italiano, che decretò la costituzione di 26 stazioni di Soccorso Alpino. Fu il primo passo ufficiale che condusse alla creazione del Corpo Nazionale Soccorso Alpino avvenuta il 12 dicembre dello stesso anno a Clusone (BG). A oggi, dopo 70 anni, il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico conta 279 stazioni distribuite sulle montagne italiane. In Piemonte i numeri sono importanti: 1200 volontari operativi, di cui 80 in Canavese, con circa 1700 interventi in un anno.
Ma siamo a Ivrea, e nell’ambito della festa nazionale del Soccorso Alpino per i suoi 70 anni, anche la XIIª Delegazione Canavesana ha festeggiato questo anniversario con l’intento di portare in città e far conoscere le proprie attività e i suoi uomini, capaci di partire anche nel cuore della notte, quando il capostazione del Soccorso chiama per un intervento urgente. 4 giorni a Ivrea, sotto la regia di Stefano Bertino, Delegato XII Delegazione Canavesana S.A.S.P. e di Simone Bobbio Addetto Stampa del Soccorso Alpino Piemontese. All’incontro con le scuole di giovedì 7 novembre, ha fatto seguito la serata al Teatro Giacosa di venerdì 8 novembre. Sul suggestivo palco del Teatro Giacosa si sono alternati personaggi storici del Soccorso Alpino e alpinisti di punta come Matteo Della Bordella. E’ stato emozionante sentir parlare Aldo Pagani, 97 anni, fondatore del Soccorso Alpino in Canavese. Era quasi un’iniziativa da carbonari, ricorda Pagani, perché negli anni ‘50 nessuno sapeva cosa fosse il Soccorso Alpino. Il suo primo soccorso fu’ per i colleghi alpinisti dell’Olivetti dispersi sul Monte Bianco, oppure ricorda che per andare a soccorrere gente di Ceresole travolti da una valanga dovevano litigare con un carabiniere che non li voleva lasciar passare, perché rappresentanti di un’ente non conosciuto allora dallo Stato. Che differenza con oggi dove il Soccorso Alpino è fondamentale in ogni intervento di Protezione Civile appena avviene in quota.
Dagli aneddoti di Aldo Pagani, alle avventure in Groenlandia e in Patagonia di Matteo Della Bordella. Alpinista, esploratore e canoista, visto che l’avvicinamento alle montagne in Groenlandia le ha effettuate con lunghi viaggi in canoa, dai bivacchi in parete in Patagonia all’orso bianco della Groenlandia, esponente di punta dei prestigiosi Ragni di Lecco.
Sono poi stati consegnati gli attestati di ringraziamento, per fine attività per raggiunti limiti di età, a storici “capo stazione di Soccorso”, come Giulio Roffino che ha avuto anche un ruolo di comunicatore del Soccorso, Gianfranco Gallo Balma e Filippo Pesando, che ha introdotto nel Soccorso Alpino la parte “Sanitaria” degli interventi, prima solamente “Tecnici”, che ha consentito di salvare vite intervenendo non solo alpinisticamente per il recupero dell’infortunato, ma anche in modo sanitario prima che l’infortunato arrivi in ospedale. A tal proposito il racconto di Stefano Bertino, in cui un soccorso in Valchiusella, al Colle degli Orti, a piedi, durato complessivamente 12 ore, ha richiesto 3 interventi per arresto cardiaco dell’infortunato durante il trasporto a valle.
L’infortunato è vivo e continua ad andare in montagna.
Sabato 9 novembre la parte più spettacolare dell’operatività del Soccorso Alpino, nella zona del Castello d’Ivrea, quello delle “Rosse Torri”. Qui gli operatori del Soccorso Alpino hanno simulato un soccorso in parete con la calata dell’infortunato in barella, quindi ha parlato un operatore con i droni, ormai fondamentale nelle operazioni di soccorso. Poi è stata la volta delle unità cinofile, con i cani che spesso sono i più efficaci per il ritrovamento dei dispersi in valanga e non solo, visto che i segugi, definiti spesso cani molecolari, sono anche utilizzati nelle operazioni di investigazione per gli scomparsi.
In questi 3 giorni è stata anche allestita una mostra del Soccorso Alpino dedicata alle varie delegazioni Piemontesi presso la Chiesa Santa Croce d’Ivrea.
In conclusione di questi 3 giorni: fate in modo di non trovarvi così in difficoltà da dover chiamare il Soccorso Alpino e se proprio necessario ricordatevi che oltre al numero di emergenza 112, dovete dire esattamente il punto in cui vi trovate, montagna, sentiero o bosco che sia, ogni minuto è prezioso per salvare una vita da parte del Soccorso Alpino.