Continua il viaggio di Marco ed Elena, in canoa con le bici come bagaglio (parte 2)
Mercoledì vi avevo lasciato con la prima parte del racconto di Marco Costa ed Elena Massarenti sul loro viaggio in Canada, mountain bike, canoa e trekking per un’avventura davvero epica! Ora via alla seconda parte…
Canada, città di Whitehorse: i primi due giorni di raccolta informazioni e verifica del territorio ci portano a modificare l’itinerario iniziale. Ci rendiamo conto che entrare in Alaska con la canoa e le
mountain bikes non è così semplice; l’agenzia che abbiamo contattato a Dawson City per l’affitto della canoa non ci permette di caricare le bici su una sola imbarcazione e spedirle non è semplice. Dopo varie ricerche decidiamo di partire direttamente da Whitehorse caricando le biciclette sulla canoa, qui infatti non fanno alcuna obiezione. Prepariamo tutto il necessario: tenda, fornellino a benzina, cibo sufficiente per 6 giorni, acqua e filtro che ci servirà in seguito, effetti personali e bici adeguatamente smontate, repellente per zanzare, spray irritante in caso di attacco da parte degli orsi e partiamo per la discesa sul fiume Yukon. Ci rendiamo subito conto che abbiamo iniziato un’avventura meravigliosa perché in poco tempo siamo circondati solo da incredibili paesaggi naturali e capiamo che abbiamo lasciato alle nostre spalle la civiltà.
Il nostro sguardo è catturato dai colori dei boschi di conifere che delimitano le sponde del fiume, dalle alte rive scoscese erose dallo scorrere delle acque che formano imponenti anfiteatri naturali e dal
primo incontro con due esemplari di Aquile dalla Testa Bianca che si alzano in volo sopra di noi. Pagaiamo fino a sera e montiamo il primo campo su un’isola sabbiosa, l’unico inconveniente è che non ci sono alberi per mettere al sicuro il cibo dagli orsi, ci inventiamo quindi un nascondiglio lontano dalla tenda in mezzo ai cespugli sperando che questa notte nessun animale selvatico decida di andare a fare visita alle borse. Il giorno successivo entriamo nel lago Laberge dal quale ci hanno messo in guardia. Per attraversarlo occorrono circa 2 giorni con condizioni atmosferiche ottimali, il problema è il vento forte che soffia da nord che alza onde alte fino a 1,5 m. rendendo pericolosa la navigazione.
Fortunatamente il lago è calmo e decidiamo di proseguire il più possibile per sfruttare la situazione favorevole. Visitiamo anche ciò che rimane di un antico villaggio indiano costruito interamente con
capanne di legno ed è inevitabile non pensare alla dura vita che conducevano su queste rive, soprattutto in inverno quando l’acqua gela completamente e le temperature arrivano a -50°. Verso le 20,30 dopo aver percorso circa ¾ di lago,approdiamo su una spiaggia perfetta per campeggiare, giusto in tempo per assistere alla comparsa del vento che inizia ad increspare le acque. Il rituale di scaricare
la canoa, montare il campo, preparare la cena, lavare i piatti e mettere al sicuro il cibo sugli alberi ci accompagna fino al tramonto che avviene alle 23.30.Essendo così a nord le ore di luce sono molte
in estate e fino alle 23.00 il sole splende. Durante la notte il vento è aumentato e il mattino successivo ci troviamo a dover affrontare la situazione tanto temuta: vento forte e onde alte.
Partiamo stando vicini alla costa, ma l’impresa risulta più difficile del previsto; le onde e il vento che ci soffia contro rendono difficile la progressione, stare vicino alla riva è quasi impossibile perché la corrente ci sbatte contro le rocce e se proviamo a tagliare le onde per non farci ribaltare siamo costretti
ad andare al largo, cosa pericolosa. Per due volte rischiamo di rovesciarci,non possiamo permetterci di perdere il carico non riusciremmo più a recuperarlo in quelle condizioni. Il GPS indica che proseguiamo ad una velocità di 2km/h; dopo 6 km. decidiamo di fermarci su una piccola spiaggia al riparo dal vento ed aspettare condizioni migliori. Siamo costretti a stare fermi per l’intera giornata e anche la notte.
Seduti su quella spiaggia si ha proprio l’impressione di essere dei naufraghi, nessuna possibilità di
contatto esterno, nessun passaggio di imbarcazioni o mezzi aerei, nessuna via di fuga in quanto il sottobosco impenetrabile alle nostre spalle rende impossibile l’accesso e poi ci sono gli orsi…
nessuno sa che siamo qui, eppure la calma e la serenità non ci abbandonano, forse perché in mezzo alla Natura non ci sentiamo mai soli, è parte di noi.
Alle 6 del mattino successivo il lago torna ad essere uno specchio, partiamo subito e il paesaggio ha assunto un altro aspetto ora che l’acqua è tranquilla e il vento ha smesso di soffiare. Le immagini
e i colori delle montagne che si specchiano nel lago ci lasciano incantati.
Finalmente rientriamo nel fiume Yukon che dopo alcuni Km diventa ancora più immenso. La mappa di navigazione ci consente di superare gli ostacoli senza difficoltà, questa notte monteremo il campo vicino ai ruderi del vecchio villaggio indiano di Hotalinqua, che come tutti i villaggi ormai abbandonati che si incontrano lungo il fiume, ha un fascino particolare….
Continueremo mercoledì con il racconto dei nostri due amici, continuate a seguirci!