Basta bici, è troppo sexy
A Williamsburg, quartiere di Brooklyn, una pista ciclabile accende il confronto tra hassidici e ciclisti: pista ciclabile sì o no?
Storie dell’altro mondo, storie che possono venire solo da una città dove si trova tutto e il suo contrario, storie da Grande Mela, dove tutto il pianeta si stringe in poco spazio ed entrano in contatto realtà, altrimenti, infinitamente distanti l’una dall’altra. Si può sfidare la legge per difendere una pista ciclabile? Sì, si può. Si può combattere contro una pista ciclabile perché le cicliste sono troppo sexy? Sì, si può. Almeno, tutto questo può avvenire a New York.
Per seguire più da vicino questa storia, bisogna andare a Williamsburg, quartiere di Brooklyn, il più popoloso dei cinque distretti New York. In questo angolo di mondo, un tempo rifugio di hippies e artisti, vive oggi una nutrita comunità hassidica (il chassidismo è una corrente dell’ebraismo). Negli ultimi anni, i rappresentanti della comunità religiosa si sono più volte lamentati con le autorità cittadine per via della pista ciclabile che attraversa il quartiere, che a loro dire sarebbe un pericolo per la sicurezza e la vita religiosa. Per la vita religiosa? Ebbene, a turbare i religiosissimi cittadini sarebbe l’abbigliamento troppo disinvolto delle cicliste, tutto gonnelline e pantaloncini.
Dopo un lungo periodo di proteste, che vertevano anche intorno al pericolo delle due ruote lanciate con poca attenzione per i pedoni attraverso le strade del quartiere, gli amministratori cittadini hanno dato ragione agli hassidici, facendo sabbiare la pista ciclabile.
Storia finita? Nemmeno per sogno, perché, di fronte al danno inferto alla mobilità alternativa cittadina, sono insorti i ciclisti, che, armati di pennello, notte tempo hanno disegnato nuovamente lungo la strada il tracciato della pista ciclabile. Un blitz in piena regola, interrotto solo dall’arrivo dei poliziotti.
Cicliste troppo svestite? Piste ciclabili pericolose? A pensare allo stato della mobilità alternative in molte delle nostre città viene da sorridere. Cose dell’altro mondo, cose dell’altro mondo!