L’arrampicata dei fratelli Zanone, una passione di famiglia
Andrea e Marco Zanone, biellesi di 22 e 20 anni, sono due giovani e talentuosi arrampicatori figli d’arte. Il loro papa’ Pierre e’ stato uno dei grandi portavoce dell’arrampicata sportiva degli anni 90 in Italia. La passione per il gesto e la ricerca della difficoltà motivano questi due ragazzi umili, gentili e cordiali. Al loro attivo vantano già realizzazioni di notevole spessore nelle più belle falesie e zone di boulder del mondo, quali Ceuse e la foresta di sassi di Fontainebleu in Francia e Margalef in Spagna, per fare qualche esempio, nonchè ottimi risultati in gara.
L’intervista tra un boulder e l’altro nella palestra indoor di Alberto Gnerro, con qualche domanda anche al loro papa’.
Quando e dove avete iniziato ad arrampicare ?
Andrea. Ho iniziato nel Novembre del 2007 nella palestra di Alberto Gnerro a Pollone, prima giocavo a calcio. Questo sport non mi era comunque sconosciuto dato che mio padre quando ero piccolo, in qualche week end, mi portava a scalare in Val d’Aosta, mi divertivo molto ma non era ancora la mia vera passione.
Marco. La mia passione per l’arrampicata ha avuto inizio circa 4 anni fa, nel gennaio 2010. Dopo un incidente in moto avevo un piede K.O. e da calciatore quale ero, non potevo giocare . Trasportato dall’entusiasmo di mio fratello decisi di provare ad arrampicare. Fin da subito ho trovato la compagnia giusta con cui divertirmi e allenarmi, dandomi così la motivazione per continuare. Da allora non ho più smesso!
Seguite un programma di allenamento? Quante volte vi allenate alla settimana?
Andrea. Si, seguo un programma di allenamento soprattutto nelle stagioni invernali per preparami alle competizioni, mentre d’estate scalo prevalentemente su roccia. Mi alleno 4 volte a settimana più la scalata fuori nel week end, tempo permettendo. Le tabelle di allenamento me le prepara Alberto Gnerro.
Marco. Si, seguo una tabella di allenamento del nostro coach Alberto per quanto riguarda il carico invernale e l’approccio alle gare, mentre d’estate cerco di scalare su roccia il più possibile, mantenendo però il livello di forza costante. Attualmente mi alleno 6 volte a settimana, compreso le uscite outdoor il fine settimana, solitamente il venerdì è giorno di riposo.
Quale scuola frequentate? riuscite a conciliare studio ed arrampicata?
Andrea. Frequento l’università a Torino, precisamente il secondo anno di Scienze Forestali e Ambientali. Non ho avuto grossi problemi con lo studio. Nei periodi d’esame mi dedico più allo studio ma riesco comunque ad allenarmi con costanza.
Marco. Frequento il primo anno di università e sono iscritto alla facoltà di Ingegneria del Cinema. Se devo essere sincero la quantità del mio tempo libero in questo primo semestre è stata maggiore rispetto a quello che avevo alle scuole superiori. Sono riuscito ad organizzare il mio tempo in modo da conciliare tutto alla perfezione. Quando sono sotto esami devo trascurare un po’ la scalata su roccia il sabato e la domenica, mi alleno però costantemente in palestra.
Corda o boulder?
Andrea. Difficile scelta, mi piacciono molto entrambi anche se sono discipline molto diverse, pratico di più il Boulder nei periodi invernali, mentre d’estate scalo di più con la corda. Se dovessi proprio decidere…direi “Corda”.
Marco. Molto difficile per me rispondere a questa domanda perché a seconda delle stagioni amo fare entrambe le discipline, senza trascurare l’una o l’altra. Se devo proprio scegliere preferisco la falesia perché ci sono più componenti che sono determinanti per la riuscita di un tiro come ad esempio la resistenza, la componente psicologica, la tecnica, per cui mi regala molte più soddisfazioni ed emozioni.
Quali sono state le vostre realizzazione più significative? Quelle che hanno lasciato un segno?
Andrea. Posso dire che le prime volte che ho scalato mi hanno lasciato il segno. Le prime Vie che ho salito mi hanno fatto capire quanto mi piace questo sport. Se dovessi scegliere direi Les Colonnettes 8a a Ceuse perché è stato uno dei miei primi 8a o L’ami de tout le monde 8b a Ceuse il mio primo 8b chiuso al quarto tentativo, o ripetere la storica Viaggio nel Futuro 7c+ a Finale Ligure. Certo che il tiro di corda che mi ha lasciato veramente il segno è stato Le mur du 6 clopes a St.Leger, un lunghissimo 8b/+ di circa 45/50 movimenti, che ho “chiuso” l’ultimo tentativo dell’ultimo giorno di vacanza.
Se dovessi scegliere dei Boulders, ne citerei molti di Fontainebleau in Francia come per esempio Big Boss 7c, L’Oeuf 7b, la Marie Rose, primo 6a del mondo. Grande soddisfazione mi ha dato anche effettuare la prima realizzazione di alcuni boulders a Donnas come ad esempio Doomsday 7c+ o ripetere Global Warming 8b
Marco. Le realizzazioni che mi hanno lasciato un segno indelebile e che non dimenticherò mai sono “Le privilége du serpent 7c+” nel fantastico settore di Cascade a Ceuse, Black Pearl 8a/+ nell’area blocchi di Brione in Svizzera, Photo-shot, uno dei miei primi 8b in uno dei posti più belli al mondo: Margalef in Spagna, Global Warming 8b blocco a Donnas e per finire un sacco di blocchi nella magica foresta di Fontainebleau, dove si può ripercorrere una parte della storia del bouldering mondiale.
Quali sono stati i vostri migliori risultati in gara?
Andrea. Gare Giovanili:
-secondo classificato al Campionato Italiano giovaline 2010 specialità Difficoltà
– terzo classificato al Campionato Italiano giovanile 2010 specialità Boulder
-ventiduesimo classificato Coppa Europa Giovanile 2010 a Kranj(Slovenia) specialità Difficoltà
Gare Coppa Italia
-settimo classificato Campionato Italiano 2013 specialità Boulder
-quinto classificato Coppa Italia a Brescia 2012 specialità Boulder
-quinto classificato Coppa Italia a Gressoney 2012 specialità Boulder
Marco. Mi piace fare le gare ma per ora mi sono tolto veramente poche soddisfazioni. Le mie migliori prestazione sono state alla gara di Coppa Italia Boulder a Firenze nel giugno 2012, dove ho conquistato la mia prima finale, qualche settimana dopo sono stato convocato per la gara di Coppa Europa boulder Giovanile in Francia e per finire la mia migliore performance è stata lo scorso novembre al Campionato Italiano Boulder a Modena, dove mi sono classificato al 4° posto.
Come vi sembra il mondo della scalata? Giovani e meno giovani…
Andrea. In generale mi piace molto il mondo della scalata, anche se molte volte si fossilizza sul grado, che sicuramente è importante perché ti fa capire che traguardo hai raggiunto, ma non è fondamentale. Penso che il piacere di arrampicare sia più importante. L’arrampicata e’ un disciplina aperta a tutti, dai bambini ai meno giovani, tutti possono divertirsi.
Marco. Il mondo della scalata su roccia è un gran bell’ambiente, talvolta un po’ meno quello delle competizioni in Italia. Oggi giorno ci sono giovani che sono fortissimi, si legge sempre più di ragazzini che salgono vie veramente dure da lasciarti stupito. L’unica mia preoccupazione penso siano proprio loro, le nuove generazioni, perché oggi si inizia a scalare nelle palestre indoor dove c’è questa sorta di self-made, dove i bambini si divertono ma molte volte, non dico sempre, non sono sufficientemente preparati per affrontare l’arrampicata vera e propria.
La scalata è sempre “divertimento” oppure talvolta lo sentite come un obbligo o vi sentite sotto pressione?
Andrea. Un obbligo sicuramente no, ci sono periodi in cui ho meno voglia di scalare di altri, soprattutto dopo gli intensi periodi di allenamento invernale. L’arrampicata è molto libera da questo punto di vista essendo uno sport individuale. Mi sento molte volte sotto pressione prima di una gara o quando sto provando una Via/Boulder duro su roccia e sono vicino a farlo. La bravura di uno sportivo in generale è saper combattere la pressione per potersi migliorare. L’arrampicata per me è fatica ma soprattutto divertimento, assolutamente non un peso.
Marco. Per me l’arrampicata è sempre stata prima di tutto un divertimento e grazie alle emozioni che mi regala rende questo sport più di una semplice passione. A volte è inevitabile sentirsi sotto pressione perché è una reazione umana difficile da controllare e quando sono in una competizione o provo un tiro o un blocco al mio limite, la paura di sbagliare è alta e quindi anche la pressione, basta viverla nel modo giusto.
Avete amicizie al di fuori della scalata?
Andrea. Tante, anche se dopo il liceo ho perso contatti con molti amici, alcune vanno, alcune vengono e poi ci sono quelle che restano sempre!
Marco. Si assolutamente, mi tengo sempre in contatto con i cari amici che hanno reso i 5 anni delle superiori fantastici e con i miei migliori amici dell’infanzia nonche’ con i miei compaesani.
Avete recentemente chiuso entrambi un boulder molto duro a Donnas, quali sono state le vostre sensazioni?
Andrea. Sensazioni sicuramente più che positive, il giorno dopo averlo fatto non ci credevo ancora, sono quelle cose che ti capitano senza che tu te ne accorga realmente, come fossi in una fase di trance. E’ stato incredibile, una delle sensazioni più belle che abbia provato.
Marco. Penso sia stata una delle mie più grande emozioni mai provate perché oltre ad aver salito un blocco al mio limite, la linea è essenziale, segue questo tetto lungo circa 3-4 metri dove l’uso dei piedi è fondamentale, dove ogni presa è esattamente nel posto dove essere e tutto ciò rende il blocco fantastico. Quando mi sono ribaltato sopra il masso ero incredulo, c’è voluto un attimo di tempo per capire. E’ stata un ottima esperienza da arrampicatore perché abbiamo provato il boulder in compagnia di ottimi amici e abbiamo trovato le giuste soluzioni insieme, trovando la giusta motivazione che ha contribuito alla riuscita dell’impresa.
Avete in cantiere nuovi progetti ?
Andrea. Si tanti, spero di poter fare molti viaggi, mi piacerebbe andare in Spagna a fine febbraio per poter provare un 8c a Margalef aperto dal mitico Dave Graham “24 hours party people” che ho visto durante le vacanze di natale e mi è rimasto nella testa. Mi piacerebbe e andare qualche giorno in Svizzera per fare Boulders e poi allenarmi per le gare che iniziano ad Aprile.
Marco. Sicuramente ho dei progetti futuri nella mia testa, o bei tiri che vorrei provare, però il principale obbiettivo che mi voglio porre è di provare ad alzare di uno step il livello del grado in falesia consolidando il grado del 8b+ e provando qualche 8c, tra i primi Lucky Man a Gressoney.
Quali sono i vostri arrampicatori o arrampicatrici preferiti?
Andrea. Maschi: Daniel Woods, Dave Graham, Patrick Endlinger e Wolfgang Gullich.
Femmine: Anna Sthor
Marco. I miei idoli sono Dave Graham, Chris Webb Pearson, Jimmy Webb, Chris Sharma, Daniel Woods, Adam Ondra che stanno mettendo la loro firma, alzando il livello del grado, ad un processo che ha avuto inizio ai tempi di Gullich, Berhault, Edlinger e Nicole.
Quali sono le vostre falesie e zone di boulder preferite?
A. Margalef e Siurana in Spagna, Ceuse e La Saume in Francia, Kalymnos in Grecia e La Benedizione a Gressoney in Italia anche se ho da visitare molti altri posti. Per quanto riguarda il Boulder, Fontainebleau in Francia e poi Cresciano, Chironico e Brione in Svizzera
M. Le mie falesie preferite sono Ceuse, Siurana, Margalef, Gressoney, Kalymnos mentre per il boulder sono Fontainebleau, Chironico, Cresciano, Brione, Magic Wood.
E’ periodo di olimpiadi, come vedreste l’arrampicata sport olimpico?
Andrea. Non saprei, il fascino dell’arrampicata è anche dato dal fatto che non è uno sport conosciuto e mediatizzato come il calcio, se lo fosse sicuramente ci sarebbe più possibilità di vivere d’arrampicata, ma nello stesso tempo si creerebbero situazioni che potrebbero peggiorarlo.
Marco. Non ho una vera posizione riguardo all’arrampicata come sport olimpico o meno, forse sarei più per un no, perché il bello dell’arrampicata è anche quello di essere uno sport poco riconosciuto da media.
Seguite una dieta particolare?
Andrea. No, ma cerco di mangiare bene e di tutto, penso sia molto importante una sana alimentazione.
Marco. No, però cerco di mangiare sano evitando le cose che fanno male, anche se tante volte sono le cose più buone.
Quanto conta il talento e quanto conta la dedizione?
Andrea. Penso contino molto entrambi, puoi avere tanto talento ma se non ti dedichi con costanza è difficile riuscire ad emergere o a ottenere risultati che ti soddisfino. Diciamo che se hai talento è tutto più facile.
Marco. Il talento conta tanto perché i gesti, movimenti di piedi ti vengono più naturali, più facilmente però la dedizione è fondamentale perché ti permette di migliorare negli aspetti più carenti perché ognuno ha i suoi punti deboli.
Arrampica “a vista” o “lavorato” cosa preferite?
Andrea. Dipende, quando vado in Valle d’Aosta solitamente provo una via dura per i miei standard quindi faccio di più il “lavorato” mentre quando faccio dei viaggi, per esempio quando sono andato a Kalymnos a Ottobre, ho scalato principalmente a vista. Mi piacciono entrambi, non saprei scegliere.
Marco. Preferisco il lavorato però quanto visito e scalo in posti nuovi la scalata a vista mi piace un sacco!
In cosa vi sentite forti ed in cosa vorreste migliorare?
Andrea. Vorrei migliorarmi nelle competizioni, soprattutto dal punti di vista “mentale”, non riesco a gestire bene la tensione della gara soprattutto nella specialità della Difficoltà (scalata con la corda) .
Non mi sento di dire che sono forte in qualcosa, ma sono contento dal punto di vista della mia polivalenza nella scalata su roccia, sono contento dei risultati che ho ottenuto da entrambe le discipline.
Marco. Veramente non mi sento forte, ho un sacco di carenze e devo lavorare un sacco per migliorare la forza delle dita, la resistenza, la scioltezza, la body-tension. Sono bravo sui movimenti dinamici, su movimenti fisici, e la mia altezza tante volte mi aiuta molto.
Nella vita comune, cosa vorreste fare da grandi ?
Andrea. Difficile parlare di futuro adesso, soprattutto in Italia dove il futuro è un punto interrogativo, adesso sono molto motivato a dedicare il mio tempo a questo sport e a finire gli studi. Entrare nel corpo forestale sarebbe una bella cosa. Cerco comunque di vivere il presente al meglio, cogliere le occasioni per formarmi un futuro che possa piacermi, in cui ci sia sempre posto per l’arrampicata.
Marco. Il mio sogno al di fuori dell’arrampicata è diventare un filmaker di arrampicata o comunque mi piacerebbe lavorare nell’ambiente del cinema. Già adesso mi piace montare video e fare foto.
Pierre Zanone, tra un boulder e l’altro, mi dedica qualche minuto per rispondere a quanto ho da chiedergli. Orgoglioso dei suoi ragazzi che hanno ereditato la sua passione e grato loro per averlo rimesso in discussione e avergli fatto riscoprire questo sport.
Pierre cosa hai trasmesso ai tuoi figli? Passione, genetica od entrambe le cose?
Genetica non so…la passione sicuramente si.
Come vedi vissuta la scalata oggi a confronto di come la vivevi tu ai tuoi tempi d’oro ?
La scalata di oggi trova radici profonde, fondate da quella di un tempo, naturalmente le cose sono cambiate con la nascita delle palestre. Il miglioramento è evidente, basta vedere il grado che si è raggiunto negli ultimi anni, e con quale facilità si arriva a ottenere buoni risultati. Naturalmente la mia generazione è quella che ha dato inizio ad una nuova visione de mondo verticale, allora fortemente legato all’alpinismo.
Cosa consigli ai tuoi ragazzi e cosa sconsigli?
Come padre posso consigliarli che impegno e serietà pagano sempre perché solo con grandi sacrifici si raggiungono gli obbiettivi. Come climber spero che riescano a realizzare i loro sogni.
Li sproni a raggiungere gli obiettivi a qualsiasi costo oppure credi che “ci sia anche altro?”
Li sostengo a raggiungere gli obbiettivi ma non a qualsiasi costo, perchè lo sport alla loro età è fondamentale per crescere, per confrontarsi e per fare esperienza, ma ritengo sia necessario seminare sul lungo periodo. Lo studio e la formazione rappresenta la base per il loro futuro. Credo comunque che scalata e studio si possano conciliare bene.
Sei fiero che entrambi si dedichino alla scalata?
Si molto, anche se la mia preoccupazione raddoppia.
Torniamo ora tutti al nostro “dovere” di arrampicatori in allenamento, ma a pelle si percepisce solo il piacere di motivarci a vicenda, confrontarci per migliorare e di guardare sempre avanti. Ringrazio la famiglia Zanone per la disponibilità e la sincerità.
Di Barbara Belloro