Alejandro Valverde Campione del Mondo a Innsbruck, Gianni Moscon quinto
Il Mondiale di Innsbruck si chiude con Peter Sagan che rompe il cerimoniale UCI e porge ad Alejandro Valverde la medaglia d’oro. Un passaggio di consegne tra il presente e futuro del ciclismo internazionale e un grande campione, che a 38 anni finalmente riesce a toccare il cielo.
Questi in Austria sembrano essere i Mondiali delle rivincite. Lo sono stati per Anna van der Breggen che mai aveva, prima di ieri, vinto il titolo iridato e lo stesso vale anche per Alejandro Valverde che si laurea campione del mondo dopo una sequela pressoché infinita di piazzamenti: 4 bronzi e 2 argenti.
Era lui il favorito numero uno di questa corsa, insieme al francese Alaphilippe, che si è perso sul muro finale. Ha mantenuto fede alle attese, nonostante l’età, nonostante l’arrivo di questo mondiale non fosse uguale a quella Freccia Vallone che lo spagnolo ha dominato per cinque volte e che però richiamava molto, per la presenza del “muro”. Gianni Moscon, primo degli italiani, ha resistito fin che ha potuto, perdendo le ruote a pochi metri dallo scollinamento e chiudendo alla fine al quinto posto. Dato quanto successo dal Tour in poi, oggettivamente era un miracolo chiedergli di più.
Sul “muro” si è risolta la corsa. Come ricordato dagli azzurri nelle interviste, questo mondiale è corso veloce, troppo veloce nonostante la difficoltà altimetrica, per pensare di poter scompaginare le carte delle formazioni favorite, Spagna e Francia in testa.
Descrive bene la situazione Dario Cataldo (65^ all’arrivo): “Si è tenuto un ritmo molto alto sin dal primo giro. Si è capito subito che nessuno avrebbe avuto chance per rompere la corsa. Ci abbiamo provato, come programmato, a scombinare i piani di Spagna e Francia, ma è stato inutile. Comunque abbiamo portato i due leader nella condizione migliori. Gianni è stato molto bravo a tenere fino alla fine…”.
I piani di Cassani erano chiari, cercare di non arrivare ai piedi del muro con tutti i favoriti. Ma proprio questo non è stato possibile, a causa del ritmo imposto dal gruppo e che ha mietuto vittime illustri, la prima delle quali il campione del mondo uscente Sagan. Quando manca un giro alla conclusione la Nazionale si mette in testa e alza ancora il ritmo. Appare il preludio per un’azione degli azzurri, ma sull’ultima ascesa dell’Igls Nibali perde le ruote dei migliori, spinti dagli attacchi degli olandesi. Resistono, degli azzurri, Moscon, De Marchi e Pellizzotti. Il gruppo si assottiglia decisamente e all’imbocco del temibile Holl all’inseguimento di Valgren Andersen restano tre francesi, Moscon, Valverde e Woods. Sulla ripida salita il più attivo è Woods, che seleziona ancora i battistrada. Restano in quattro: Bardet, Valverde, lo stesso Woods e Moscon. Sembra una cosa tra loro, ma a pochi metri dalla vetta si stacca Moscon, mentre rinviene, del suo passo, uno straordinario Dumoulin.
Nella discesa l’olandese recupera sull’azzurro e lo lascia, per riportarsi sui battistrada che, nel frattempo, preparano la volata. Alejandro Valverde si incarica di condurla in testa, gli altri aspettano le mosse del favorito che questa volta, diversamente dagli anni passati, non si lascia fuggire l’occasione e tocca il cielo con un dito. Alle sue spalle Bardet argento e Woods bronzo.
Vincenzo Nibali (alla fine 49°) “C’è rammarico, perché anch’io mi attendevo qualcosa di più. Purtroppo all’ultimo giro è arrivato il black out. Questo è stato un bel gruppo, molto unito e ci siamo parlati, credo che sia importante per il futuro. E’ stato un mondiale duro ed anche veloce. L’ho corso nonostante l’infortunio, perché questo è il mio lavoro ed è un mio obbligo, prima ancora della passione, cercare di farlo nel modo migliore. Tra questi obblighi anche partecipare ad una corsa simile nonostante quello che ho passato perché era una gara che si adattava alle mie caratteristiche. Sono un po’ deluso perché dopo la Vuelta avevo avuto anche dei buoni riscontri, ma purtroppo questo non è bastato per riuscire a portare la maglia azzurra ancora più in alto.”
La nota sicuramente positiva di questa giornata è stata, oltre allo spirito di squadra, caratteristica storica delle Nazionali di Davide Cassani, anche la bella gara di Gianni Moscon: “Nell’ultimo giro ho seguito ogni azione ed ho cercato di essere sempre avanti. Il muro l’ho preso in testa grazie ad Alessandro De Marchi, che ha fatto un bel lavoro. Poi ho cercato di gestire le forze, quelle rimaste dopo sette ore di gara. Ho stretto i denti, ma negli ultimi metri mi sono mancate le gambe.. solo per pochi metri. Peccato! Sinceramente c’è poco da recriminare: ha vinto uno dei favoriti del Mondiale, ci può stare. Come Nazionale abbiamo dato tutto.”
La conferma arriva da Davide Cassani, che ringrazia apertamente i propri ragazzi e guarda avanti: “Oggi i ragazzi hanno lottato alla grande. Per poco Gianni non è rimasto con i favoriti e per poco non si è giocato in volata il Campionato del Mondo anche se battere Alejandro sarebbe stato difficilissimo. Devo ringraziare i ragazzi perché sono stati una squadra, hanno corso di gruppo e hanno fatto quello che avevamo previsto.”
Alessandro De Marchi (40°) parte dalla durezza del percorso: “La mia gara, come quella di tutti noi italiani, è stata soprattutto un lavoro di sacrificio. Abbiamo svolto le consegne assegnate alla vigilia. La corsa si è decisa sullo strappo e non possiamo certo recriminare. Sono state sette ore, una gara massacrante; ti potevi spegnere in qualsiasi momento. Fino al muro ho provato a portare Gianni il più avanti possibile. Poi si è deciso tutto. Su un percorso di questo genere anticipare era un ottima idea ma molto rischiosa. Per questo nessuno ha provato, a parte il danese.”
Domenico Pozzovivo (21° al traguardo) ha provato fino all’ultima salita a dare il suo contributo, ma le gambe oggi, per sua stessa ammissione, non giravano: “Gara dura ed oggi per me non era giornata. Ho cercato di essere aiuto a Gianni, ma le gambe non mi hanno permesso di fare di più. Una volta che la gara ha preso questa piega, non si è potuto fare altro.”
Franco Pellizotti (53°), guarda più avanti e trova una morale a questa gara: “Cosa dice questo mondiale? Che Gianni prima o poi lo vincerà. Un mondiale durissimo, che non ha lasciato spazio a nessuna iniziativa. Abbiamo provato a tenere il ritmo alto perché Gianni si sentiva bene. Onore ad Alejandro, che merita questo titolo anche per una carriera splendida. Avremmo preferito esserci noi, ma complimenti allo spagnolo.”
Damiano Caruso ha svolto un prezioso lavoro nella parte centrale, staccandosi solo dopo aver esaurito l’ultima goccia di energia durante il forcing azzurro nell’ultimo giro (64° alla fine). “Abbiamo scoperto il talento di Gianni e apprezzato il grande cuore di Vincenzo. Altre persone con quello che gli è capitato, restano a casa per mesi; lui si è messo in discussione e ci ha provato. Questo dimostra la sua grandezza.”
Gianluca Brambilla, anche lui prezioso esecutore delle consegne di Cassani (75°): “Abbiamo cercato di stanare la Spagna sin da subito, soprattutto io e Damiano. Gli altri hanno corso come previsto e il quinto posto di Gianni ripaga di una giornata lunga e dura soprattutto perché colta da un corridore che rappresenta il futuro del nostro sport.”
Il bilancio finale di questa corsa e di tutto il mondiale spetta al Presidente Renato Di Rocco, che ricorda: “Concludiamo con soddisfazione, anche se non la massima, perché una medaglia fa sempre piacere. Però devo dire che il comportamento della squadra dei professionisti è stato straordinario: tutti sapevamo che sarebbe stato un mondiale difficile, con un percorso di avvicinamento altrettanto difficile. Per tanti motivi: per la caduta di Vincenzo Nibali, che ha fatto miracoli per recuperare, per la situazione di Gianni Moscon che ha terminato la sospensione solo 20 giorni prima del Mondiale. È davvero un grande atleta, ha saputo prepararsi praticamente da solo.”
Il Presidente poi allarga lo sguardo ad un Mondiale che si conclude con quattro medaglie: l’argento di Camilla Alessio e i bronzi di Andrea Piccolo, Alessandro Fancelli e Tatiana Guderzo: “Ci è mancato veramente pochissimo per una medaglia anche tra i pro, ma in settimana abbiamo avuto anche grandi soddisfazioni: dalla medaglia della Alessio nella crono Juniores, passando per le soddisfazioni di Elena Cecchini e Damiano Caruso nella cronosquadre, per il bronzo di Andrea Piccolo e Alessandro Fancellu, due successi giovanili che dimostrano che il percorso riservato ai nostri giovani è veramente serio. Fino naturalmente ad arrivare allo straordinario successo di Tatiana Guderzo. Il bilancio che possiamo trarne è sicuramente positivo, perché dietro c’è tanto lavoro ed i risultati si sono visti anche qui.
Fonte federciclismo