Recensione de L’avvocato dell’atomo di Luca Romano: in difesa dell’energia nucleare
Luca Romano è forse il più attivo promotore dell’energia nucleare in Italia. Tiene vivi diversi profili sui social network cercando di rianimare il dibattito sul nucleare civile italiano, una storia che si è già conclusa due volte in occasione dei referendum tenuti dopo l’incidente di Chernobyl e una seconda volta nel 2011 quando fu bocciato un timido riavvio del programma nucleare civile subito dopo Fukushima. Per farlo si avvale di un nome che ricalca il titolo del film con Al Pacino nei panni nientemeno che del demonio.
Si riconoscono in numerosi passaggi del testo i classici mali italiani: ostilità nei confronti degli argomenti scientifici e dei dati in favore di credenze e aneddoti (la falsa dicotomia rinnovabili-nucleare), informazione sui temi scientifici curata da giornalisti sensazionalisti (Fukushima), sguardo a breve termine (eccessivo affidamento al fossile). Il quadro è talmente desolante che l’autore ha ribattezzato un capitolo perché questo libro non servirà a niente e un altro Combattere con i mulini a vento.
Uno degli aspetti positivi del libro di Luca Romano è che cerca con un linguaggio semplice di spiegare cosa è andato storto in passato (avvincente il capitolo su Chernobyl) evidenziando la differenza fra i reattori sovietici di allora (BWR) a uso militare-civile e quelli occidentali di oggi a solo uso esclusivamente civile (PWR) mentre espone i numerosi strafalcioni del giornalismo nostrano a coprire un evento come l’incidente di Fukushima durante il quale alcuni articoli sensazionalistici furono inventati di sana pianta.
Anche Fukushima viene trattata come un incidente dovuto ad un evento naturale cataclismico con onde da maremoto alte più di 10 metri su una centrale della seconda metà del secolo scorso: altre due centrali nella zona non hanno infatti subito il destino di Fukushima dai-ichi. Sorprendentemente, sostiene Romano, i danni furono tutti da terremoto, maremoto e operazioni di evacuazione e, sostiene, nessuno morì per le radiazioni. (1)
Limiti dell’opera? L’assenza di un indice analitico nella versione cartacea che potrebbe aiutare a riprendere alcuni argomenti al bisogno, l’assenza di grafici e tabelle che forse avrebbero reso più chiari alcuni passaggi (ad es. sul consumo elettrico italiano), qualche citazione pop che farà invecchiare il pamphlet in fretta, un eccesso di ruggine portata dietro dalle battaglie verbali sui social e forse un eccessivo attaccamento alle tesi dell’avversario. Quello che prova a fare Romano viene recentemente chiamato debunking, analizzare e smontare le tesi dell’avversario. Facendolo però contribuisce a diffonderle e ad oggi ci sono dubbi sull’efficacia di questo tipo di operazione a causa di quello che alcuni studiosi hanno battezzato effetto ritorno di fiamma nelle razionalizzazioni di realtà scomode. (2)
Il testo dà il meglio di sé durante la descrizione del funzionamento dei reattori e spiegando le conversioni assolutamente vantaggiose del cosiddetto combustibile (spoiler: la materia fissile non viene bruciata) e proponendo obiettivi improntanti alla ragionevolezza: costituire uno zoccolo duro di produzione elettrica costante che supporti la domanda quando le rinnovabili sono ferme (senza vento, la notte).
Per farlo secondo Romano non bisogna aspettare la fusione nucleare (che è sempre 20 anni di là da venire) ma ci si può affidare agli EPR francesi, costose opere pubbliche che però possono arrivare a produrre elettricità per 60 anni.
La proposta di Romano sono 5-6 centrali nucleari (p. 363) per un totale di 16 reattori EPR. Ogni EPR avrebbe una potenza di 1,6GW e un fattore di capacità del 93%, producendo 13TWh l’anno per reattore. Il costo ottimistico sarebbe 5 miliardi di euro l’uno, quello pessimistico 10 miliardi. Numeri enormi, ma proviamo a confrontarli con quanto stanziato per la riduzione delle bollette: parliamo di 13 miliardi per coprire 8 mesi, tutta spesa improduttiva. Confrontiamola con il bonus 110%: 27 miliardi di euro per un investimento in cui gli effetti in termini di indipendenza energetica è tutta da dimostrare. La copertura delle bollette di 8 mesi è l’equivalente di quasi 3 reattori ottimistici, o uno pessimistico. Il bonus 110% equivale a 5 reattori ottimistici.
Sicuramente L’Avvocato dell’Atomo non è un pamphlet privo di difetti ma può essere un punto di partenza per rivedere o confermare le proprie convinzioni sul nucleare.
Hai letto la recensione di: Romano, Luca. L’Avvocato dell’Atomo. 392 pp., Fazi Editore, 2022.
- Il governo giapponese ha riconosciuto il risarcimento alla famiglia di un operaio TEPCO morto di tumore, ma Romano sostiene sia una correlazione spuria. Cfr. p.56.
- Vedi Brotherton R. (2017). Menti sospettose. Perché siamo tutti complottisti. Bollati Boringhieri. Nel capitolo 11 Lo sapevo, sezione Controbattere l’incontrovertibile vengono citate le ricerche di Brendan Nyhan nelle quali convinzioni radicate non vengono corrette dalle spiegazioni dei ricercatori, anzi il fatto stesso che i ricercatori insistano sul tema può rafforzare la loro convinzione, per quanto assurda che sia.
Il lavoro citato è: Nyhan, Brendan PhD*; Reifler, Jason PhD†; Ubel, Peter A. MD‡ The Hazards of Correcting Myths About Health Care Reform, Medical Care: February 2013 – Volume 51 – Issue 2 – p 127-132 doi: 10.1097/MLR.0b013e318279486b