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Prima tappa del Superenduro 2009: Enrico Guala risponde


La stagione è appena iniziata e il Superenduro ha corso da poco la prima tappa e si sta preparando per la seconda a Sestri Levante, la gara di San Bartolomeo è stata un successo per gli organizzatori, nessuno si aspettava di avere 240 biker pronti a sfidarsi e divertirsi sui sentieri liguri già l’8 di marzo.

La promozione del circuito è stata buona durante l’inverno e se n’è fatto un gran parlare su tutti i media di settore, San Bartolomeo come detto è stato un successo sotto ogni punto di vista, da un lato un percorso che dire spettacolare è riduttivo, dall’altro qualche piccola mancanza legata sopratutto al contorno della gara vera e propria.

Subito dopo la gara avevamo pubblicato un articolo con quello che secondo noi (e secondo molti bikers che hanno preso parte all’evento) era mancato alla gara di San Bartolomeo, contestualmente abbiamo chiesto ad Enrico Guala uno degli ideatori del Circuito Superenduro di rispondere ad alcune domande per chiarire il motivo di queste mancanze e lui con la massima disponibilità ci ha risposto, quella che vi riportiamo di seguito è l’intervista fatta ad Enrico.

D: Dopo quattro mesi di attesa da parte degli appassionati, il circuito Superenduro ha debuttato a San Bartolomeo. Quali sono le tue considerazioni sulla prima tappa? Cosa ti ha soddisfatto e cosa invece pensi sia migliorabile in vista delle prossime tappe?

R:Sono stati per noi mesi di duro ed intenso lavoro durante i quali abbiamo più volte percepito il grande interesse per il Superenduro. Sentivamo che a San Bartolomeo sarebbero arrivati in tanti a provare il Superenduro anche per la prima volta. Siamo tuttavia rimasti impressionati dalla partecipazione, ben oltre le aspettative. La prima tappa ha fatto capire che cosa è il Superenduro, una formula di gara che porta la gente a divertirsi pedalando in contesti di rara bellezza naturalistica e scendendo su percorsi altrettanto entusiasmanti. La cosa che forse mi ha davvero più toccato sono state le parole e gli elogi degli organizzatori della Riderz Cup francese che da 5 anni organizzano un circuito di Enduro con una filosofia molto simile alla nostra e che a San Bartolomeo si sono divertiti ed non hanno risparmiato complimenti sia al nostro staff che allo staff del Special Team che ha lavorato davvero in modo perfetto a livello locale. Sicuramente avendo saputo con più anticipo il numero di partenti si sarebbero potuti gestire meglio i ristori ma i 100 iscritti della domenica mattina sono stati una sorpresa per tutti.

D: Oltre all’organizzazione del circuito hai vissuto in prima persona la gara e hai avuto modo di incontrare i partecipanti. Pensi che vi siano differenze tra la vostra concezione di Enduro e quella dei biker intervenuti a San Bartolomeo? Se sì quali?

R: Molti hanno fatto la loro prima gara di Superenduro a San Bartolomeo e, per quello che ho constatato in prima persona il divertimento e la vera MTB sono stati gli elementi che hanno accomunato i partecipanti. Penso in generale che chi si avvicina al Superenduro lo faccia con apertura mentale e voglia di divertirsi, stare insieme ai propri amici e conoscerne di nuovi. Il Superenduro è diverso dalle gare cui siamo abituati e molto più vicino ad una escursione con gli amici, questo è lo spirito che penso troveremo sempre di più tra i partecipanti.
Abbiamo le idee ben chiare di dove vogliamo andare, quello che si vede ora è una transizione verso il risultato finale che abbiamo ben in testa e che prenderà forma man mano che il movimento si sviluppa. Il format rimarrà questo ma con importanti regole e novità che verranno introdotte passo dopo passo.

D:Un comitato locale sta per organizzare una gara di enduro, ma è indeciso se muoversi per conto proprio o entrare a far parte del circuito. Con quali servizi lo convinci ad entrare a far parte del circuito Superenduro?

R:Superenduro vuole fare squadra, già a San Bartolomeo ci sono stati moltissimi comitati organizzatori che hanno partecipato alla gara in prima persona, c’è un costante dialogo tra il nostro staff e le organizzazioni delle singole tappe. Ognuno può, anzi deve, portare all’interno del Superenduro la propria esperienza e tipicità. Ci piace pensare che ci siano dentro gare anche molto diverse tra loro ma accomunate dallo stesso spirito. Ogni territorio esprime le proprie peculiarità ed è bello che chi partecipa possa sperimentare cose nuove di gara in gara. Un gruppo di lavoro che condivide degli obiettivi comuni li raggiunge con maggiore facilità delle entità individuali. Se poi parliamo di servizi penso che oggi la forza di Superenduro sia proprio quella di garantire ad una località di fare parte di un meccanismo che funziona e che anche se solo al secondo anno di vita è già ampiamente rodato. La promozione nazionale ed Internazionale che stiamo facendo viene dal lavoro di gruppo e non potrebbe esistere se tutti stessero per proprio conto.
L’unione fa la forza, meglio stare insieme che separati. Ne sono la prova anche le innumerevoli aziende che hanno deciso di supportare Superenduro e con le quali stiamo facendo vere e proprie azioni di collaborazione finalizzate a fare crescere il movimento e non semplicemente a trovare le la copertura dei costi organizzativi. Grazie a questo lavoro oggi Superenduro può quindi garantire all’organizzazione locale un piano marketing che altrimenti non sarebbe sostenibile.

D: Cosa diresti ad un biker della domenica per convincerlo a convertirsi dalle Gran Fondo al Superenduro?

R: Non voglio convincere nessuno. Lungi da noi l’idea di convincere un granfondista od un discesista a fare il Superenduro. Non è questo il punto. Se tra chi corre le Granfondo o le Cross Country o le Discese c’è uno spirito diverso e la ricerca di qualcosa che non trovano nelle altre gare sono tutti benvenuti. Il Superenduro è nato per aggregare in competizione gruppi eterogenei di biker che non si riconoscono in nessun’altra disciplina. Non per convincere gli altri a cambiare specialità. Pensa ce a San Bartolomeo anche i discesisti ci hanno detto di essersi divertiti pur andando a tutta, perchè non c’era lo stress tipico del cancelletto di partenza della gara di DH. E pensa che lo start nelle speciali è esattamente lo stesso. Il nostro claim è RACE DIFFERENT e se è different è different!

D: San Bartolomeo ha proposto ai biker un percorso eccezionale, elogiato da tutti. Come rispondi però alle critiche costruttive emerse sull’organizzazione a supporto degli atleti?

R: Te l’ho detto, nessuno si aspettava 240 partenti ed i rifornimenti non sono stati sufficienti per tutti così come la pizza alla fine. Ci dispiace per questo. Sottolineo però anche che nel regolamento del Superenduro si dice chiaramente che i piloti devono essere autosufficienti sia dal punto di vista meccanico che di alimentazione. Se poi mi parli dei bivi mal segnalati ti dico che una delle componenti del Superenduro è anche sapere dove si è e che cosa si sta facendo, quindi anche sapersi orientare e fare attenzione a dove si sta andando. D’altronde i trasferimenti non sono da fare a Tutta e quindi si ha il tempo di verificare dove si sta andando. E se la maggior parte di piloti ha trovato la strada non credo ci siano state problemi grossi da questo punto di vista.

D: Sono un biker, ci sono due gare di enduro nella stessa domenica, una fa parte del Superenduro e l’altra è indipendente. Cosa pensi che mi spinga a scegliere quella del Superenduro? Pensi che la differenza sia percebile, al netto dei costi di iscrizione? Pensi che sia stata percepita a San Bartolomeo?

R: Ripeto che non vogliamo convincere nessuno a fare il Superenduro, chi sceglie il nostro circuito deve sapere, e sta a noi a garantirlo, che troverà un bel percorso, delle speciali ben studiate e pulite, servizio di cronometraggio adeguato, sicurezza sul percorso ed i servizi che di volta in volta possono variare per livello o quantità in base all’organizzazione locale. Ci piace pensare che al Superenduro si faccia festa e si goda insieme delle emozioni che la MTB sa regalare. A San Bartolomeo sicuramente è stato percepito che il gruppo locale ha creato le condizioni per passare una domenica ATOMICA in bicicletta. E così è stato.

D: Nei mesi passati voi del comitato organizzatore siete stati molto ben disposti verso i suggerimenti emersi da diverse discussioni del forum, come nel caso dell’aggiunta di diverse categorie per la classifica. Siete disposti ad accogliere le richieste emerse dopo lo svoglimento della prima tappa e a consultarvi con i partecipanti per venire incontro alle loro esigenze non necessariamente legate alla competizione?

R: Assolutamente si. Pensa che abbiamo deciso di allargare ai primi 30 l’assegnazione dei punti di gara per dare modo a più partecipanti di figurare nella classifica del circuito. Come sai siamo presenti sui forum e sui blog che parlano di Superenduro e cerchiamo di ascoltare e discutere tutte le proposte che riteniamo in linea con l’obiettivo finale che abbiamo in mente.

D: Tendete sempre a sottolineare la differenza tra il Superenduro e altri eventi più popolari come le granfondo. La FinalEnduro dell’anno passato ha registrato circa 140 partenti, la prima tappa di San Bartolomeo ha quasi raddoppiato il numero e le prospettive di crescita sono buone. Quanto pensi che lo spirito del Superenduro si manterrà inalterato all’aumentare dei partecipanti e quanto siete disposti ad adattarlo alle esigenze di un pubblico più ampio e variegato?

R: Non vogliamo scendere a compromessi per fare i numeri. Non ci interessa. La mission di Superenduro è diffondere un certo modo di andare in bici. Se poi arriveranno anche i numeri ne saremo felici, ma senza esagerare. Abbiamo solo cercato di cogliere un’esigenza espressa da molti biker italiani ad andare in bici in un certo modo e gli abbiamo dato un format di gara. Faremo di tutto perchè lo spirito rimanga quello anche quando ci saranno piloti di alto livello che parteciperanno al Superenduro. Di certo non crediamo di essere arrivati, anzi. Siamo convinti che per rimanere interessante il circuito si debba evolvere insieme al proprio pubblico ed agli organizzatori locali, per seguire lo sviluppo del mondo della mountain bike che è in continua evoluzione.

Un caro saluto, Enrico Guala

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.