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Il racconto del Campionato Mondiale Marathon di Auronzo di Cadore

Il campionato del mondo è uno di quegli appuntamenti che aspetti una stagione intera, in alcuni casi una vita intera. Si lavora duro fin da quando si muovono i “primi passi” su una bicicletta per poter un giorno prendere il via in un evento del genere. Si respirava orgoglio e emozione sulla linea di partenza del Campionato Mondiale Marathon di sabato mattina ad Auronzo di Cadore. Indossare la casacca della nazionale da energie che a volte non credi di avere. E’ bello anche solo assistere ad un evento del genere, ti fa tornare patriota, ti fa venire voglia di gridare per quei colori e dimenticare quanto a volte di brutto si dice su di loro.

Ore 9, parterre gremito di campioni compreso quello uscente , l’austriaco Alban Lakata che era uno dei più “vecchi” con i suoi 39 anni. Se vogliamo sulla linea di partenza si notava un’anomalia che negli ultimi tempi sembra essere diventata quasi una regola. Tanti atleti che corrono il campionato del mondo XCO erano ai nastri di partenza per dare battaglia ai mostri sacri della specialità Marathon. Chissà se qualcuno li avrà snobbati, chissà se qualcuno avrà pensato che erano nel posto sbagliato nel momento sbagliato.

Fatto sta che fin dai primi chilometri davanti si vedevano tanti atleti che tutto erano meno che degli specialisti: Avancini, Fluckiger, Marotte, insieme ai vari Geismayr, Hynek, gli italiani Ragnoli e Porro che tengono la ruota dei migliori, Seewald.
Subito due colpi di scena che mettono in difficoltà due grandi favoriti. Il russo Alexey Medvedev, che a causa di un piccolo incidente si ritrovava a lottare con il forcellino storto e con conseguenti problemi al cambio che lo costringono agli straordinari per recuperare sul gruppo. Idem Paez che per i postumi di una caduta immediata nelle fasi di partenza deve spingere anche lui forte per rientrare. Pagheranno come loro stessi dichiarano alla fine: Medvedev: “Ho provato a limitare i danni, mi sono dovuto fermare diverse volte perché la catena mi scendeva. Ogni volta dovevo spingere per rientrare fino a quando le energie sono venute meno.” Paez: “La caduta all’inizio ha condizionato il finale. Ho sprecato tante energie per tornare sotto e poi per provare ad andare via. Alla fine, sapevo che loro ne avevano di più e mi sono dovuto accontentare del terzo posto”.

Al rifugio Misurina passa un gruppone molto folto dove spiccano i nostri due portacolori, Ragnoli e Porro che d’accordo fanno gara insieme. Medvedev sembrava comunque in buona forma, idem Paez, Geismayr, Avancini, Hynek, Fluckiger. Insegue invece a circa un minuto Lakata, con il vice campione del mondo Ferreira che non appariva però in grande forma. Il secondo gruppo vedeva anche protagonisti un ottimo Martino Tronconi e Casagrande. Poco dietro, Longo e Chiarini. In difficoltà Cattaneo, che accusa qualche problema fisico.

Il mostro di giornata è però alle porte. La scalata al Rifugio Auronzo ai piedi delle Tre Cime miete, come ci si aspettava, le prime vittime. Partono in 2 ad inseguire l’attacco di Paez; Avancini che non ti aspetti e Geismayr. Prova a staccarli il colombiano che conosce le doti di discesisti dei due ma non riesce nell’intento. Scollina insieme a Geismayr con Avancini staccato di circa 30 secondi. Da lì però parte la discesa perfetta di Avancini che visto all’opera ha fatto davvero venire i brividi agli spettatori con traiettorie ai limiti della gravità, ai limiti della scivolata, sempre in controllo sempre alla velocità massima, composto e ordinato, una gioia per intenditori. Tallonato da Geismayr che riesce a tenerne la ruota si libera di Paez che perde nella discesa circa un minuto. Dietro i due italiani Ragnoli e Porro transitano in sesta e settima posizione in recupero e in ottima sintonia insieme al russo Medvedev che cominciava ad accusare stanchezza.
Il col de Varda decreta quelli che sarebbero stati i 3 pretendenti per la vittoria finale. Paez, Avancini e Geismayr con un buon vantaggio sugli inseguitori procedono spediti verso il traguardo con ormai poche ulteriori difficoltà da superare. Crolla Ragnoli sulla discesa a causa di una scivolata e lascia a Porro il compito di portare l’Italia più in alto possibile. Il finale è di quelli al cardiopalma. I tre alfieri arrivano praticamente insieme a poche centinaia di metri dal traguardo quando un colpo di pedale “mancato” di Avancini li costringe a mettere il piede a terra e a perdere contatto con il brasiliano.
E’ trionfo in 5 ore e 8 minuti per Avancini, pochi secondi dopo tagliano il traguardo l’austriaco e il colombiano. La lotta per il quarto posto vede Porro e Flueckiger giocarselo in volata. Forse qualche scorrettezza dello svizzero relega l’italiano in quinta posizione ma come dichiarerà lui stesso alla fine conta poco e fa parte del gioco. Sesto il russo Medvedev che in questa gara credeva molto.

Tra le donne invece molta meno lotta per la prima posizione. Fin dalle prime battute a turno provano a non far andare via, Annika Langvad che però non è molto d’accordo e fin da subito prende le redini della gara con l’intenzione di non lasciarle più. Dietro si crea un buco colmato solo da Kollman-Forstner, Dale, Wlosczowska che perdono però minuti chilometro dopo chilometro. Le italiane sembrano avere buone possibilità di rientrare almeno fino all’attacco della salita al rifugio Auronzo. Fumagalli infatti transita in quinta posizione con poco più di un minuto dal podio. Decima Nisi che però sembra tenuta più dalla sua proverbiale grinta che dalla gamba. Poco staccata anche Elena Gaddoni.
La discesa dal Rifugio Auronzo conferma le posizioni tranne che al terzo posto transita Wlosczowska invece che Dalhe che perde anche sulla nostra Mara Fumagalli che fa davvero ben sperare per un finale in crescendo.

Quattro ore e 53 minuti servono ad Annika Langvad per laurearsi campionessa del mondo marathon per la seconda volta consecutiva, non prima però di vivere un grande spavento cadendo a pochissimi chilometri dal traguardo. 5 minuti di distacco per Kollman-Forster e 7 per Wlosczowska.
Dalhe recupera almeno la quarta posizione nel finale a discapito della nostra Mara Fumagalli che chiude quinta. Crollo nel finale per Nisi che chiude addirittura diciassettesima dietro a Elena Gaddoni che ha sempre navigato intorno alla quindicesima posizione.

Inutile parlare dell’organizzazione dell’evento. Pedali Marca, con al timone Massimo Panighel sono sinonimo di certezza, soprattutto dopo le esperienze organizzative del mondiale a Montebelluna nel 2011, dell’europeo del 2010 e dell’italiano nel 2009. Un palcoscenico incredibile quello delle 3Cime. Un percorso stupendo e maledettamente duro, probabilmente il più duro di sempre a detta di tanti atleti.

Se vogliamo si possono citare le delusioni di Lakata, appannato fin dalle prime battute e di Ferreira su tutti. Non sappiamo però se alla base ci siano stati problemi tecnici oppure problemi fisici. Fatto sta che ce li saremmo aspettati davanti a lottare per il podio. Tra le belle cose invece non può mancare Rita Gunn Dalhe, inossidabile e mai doma, atleta di una pasta incredibile e con una passione infinita.

Gli italiani: il CT Celestino non è sembrato molto soddisfatto del risultato finale dei suoi ragazzi. Ai nostri occhi ci sembra che abbiano dato davvero tutto, dunque è mancato effettivamente poco per poter lottare per il podio fino alle battute finali. Tra le donne invece il quinto posto di Fumagalli grida vendetta. Con qualche mese di preparazione in più e qualche infortunio in meno probabilmente oggi sarebbe potuta salire sul podio, ma crediamo che l’appuntamento sia solo rimandato. Dietro invece bisogna trovare delle giovani di buone speranze. Jessica Pellizzaro non basta, per lottare come squadra serve un livello generale più alto, nel numero e nella qualità delle attrici. Oggi dietro coloro che hanno chiuso nelle top 20 c’è ancora troppo poco.

Classifica finale al seguente link https://www.mysdam.net/events/event/results-v6_44575.do

Di Emanuele Iannarilli

Emanuele Iannarilli

Appassionato di sport estremi in particolare Mtb, Surf, Snowboard. Ha collaborato con Pianetamtb.it per la stesura di articoli e report per le maggiori granfondo off-road italiane e gare a tappe internazionali. Responsabile comunicazione Challenge 24mtb 2013/2014. Atleta endurance con partecipazione a gare internazionali, marathon, granfondo, gare a tappe. Responsabile comunicazione di alcune granfondo nazionali e collaboratore per alcuni brand off-road per test materiali, prova nuova prodotti. Blogger e responsabile comunicazione Bike Action Team.