Attenti all’orso: la vicenda di KJ2
Hanno quasi otto mesi e stanno bene i cuccioli d’orso KJ2, l’orsa uccisa questa estate nella Provincia di Trento per «garantire la sicurezza delle persone».
Oggi i due orsetti hanno circa otto mesi e «hanno continuato a vivere in natura, spiega Claudio Groff, coordinatore del settore Grandi Carnivori della Provincia. Abbiamo optato per questa soluzione perché si trattava di due cuccioli già svezzati e inoltre, la bibliografia esistente così come il consulto richiesto a esperti italiani e del nord America ci hanno confortato nella scelta. Non solo: nella nostra esperienza diretta, tre cuccioli – due sono figli di Daniza mentre uno è rimasto orfano nel 2011 – sono stati lasciati liberi in natura e sono sopravvissuti senza problemi». Di solito, gli orsetti diventano autonomi intorno ai due anni e mezzo, ma «in Trentino l’habitat favorevole fa si che possano essere autonomi già a un anno e mezzo, spiega l’esperto. Conoscendo le zone del loro spostamento, grazie a un monitoraggio intensivo, siamo riusciti a rintracciarli e seguirli, sempre con la massima discrezione», conclude il coordinatore del settore provinciale.
Già, la «massima discrezione»: quanto è importante se ci si trova di fronte a un animale selvatico? Una maggiore ‘discrezione’ comportamentale da parte dell’uomo che si è trovato ‘a tu per tu’ con KJ2, avrebbe potuto evitare il triste epilogo della vicenda?
Come comportasi nel caso di incontri ravvicinati
Tenere i cani al guinzaglio è una delle prime regole di chi passeggia nei boschi dove sono tornati i grandi carnivori, come orsi e lupi, insieme ad altre regole comportamentali nel caso in cui venga notata dall’animale la presenza umana. Lo spiega bene una brochure distribuita dalla Provincia trentina proprio pochi giorni prima dell’uccisione di KJ2.
Redatta in raccordo con i maggiori esperti internazionali in materia – e approvata dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Human-Bear Conflicts Expert Team del Bear Specialist Group dell’IUCN/SSC) – la pubblicazione ricorda che gli orsi bruni europei temono gli uomini e tendono a evitarli ma sono animali selvatici che possono manifestare comportamenti aggressivi per difendersi, per proteggere la prole o se vengono colti di sorpresa. Meglio, quindi, evitare incontri a distanza ravvicinata e far sentire chiaramente la nostra presenza (es. usando la voce o battendo le mani) e mai dare loro del cibo per attirarli o per alimentarli.
In particolare, nel caso in cui si incontri un’orsa con cuccioli, è noto che – come tutte le madri – possono essere molto protettive verso i propri piccoli. Per questo è importante non avvicinare il gruppo famigliare, limitandosi a osservarlo a distanza mentre ci si allontana, lentamente, nel caso in cui gli orsi siano vicini (a meno di 50 metri). Se l’orsa ritiene eccessiva la vicinanza delle persone può assumere un comportamento intimidatorio, simulando degli attacchi per convincere gli intrusi a allontanarsi. Anche in questo caso è opportuno spostarsi, sempre lentamente, e guadagnare la distanza di rispetto che gli animali selvatici richiedono.
Fuggire velocemente, oppure lanciare sassi o bastoni, sono comportamenti controproducenti perché accentuano nell’orsa la sensazione di pericolo e prolungano, quindi, il suo atteggiamento di falso attacco.
L’importanza della corretta informazione
Sapere come ci si deve comportare nel caso di incontri ravvicinati con gli animali selvatici è molto importante, e da qui acquista un ruolo fondamentale la divulgazione e la corretta informazione, soprattutto dove c’è una situazione di convivenza con i grandi carnivori. Il Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’Orso bruno nelle Alpi centro-orientali, noto con l’acronimo PACOBACE lo precisa bene dove dice che: «le notizie riguardanti orsi problematici o situazioni critiche devono essere divulgate secondo una strategia informativa volta a garantire un’adeguata, corretta e trasparente informazione all’opinione pubblica». Lo stesso Piano è una fonte regolamentare importante che può aiutare nella ricostruzione di ciò che è accaduto all’orsa KJ2 la scorsa estate.
La vicenda dell’orsa KJ2
Le cronache hanno raccontato di un’orsa recidiva, che prima di aver aggredito il settantenne che passeggiava con il cane in un bosco nella zona di Lamar – motivo del suo abbattimento – nel 2015 era stata protagonista di un episodio analogo vicino a Cadine. Le stesse cronache hanno però omesso la presenza di cani che possono essere un elemento di disturbo per il plantigrado, soprattutto se si ipotizza la presenza, non lontana, dei due cuccioli di KJ2.
Un’analisi equilibrata della vicenda l’ha resa Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi qualche tempo fa su Greenreport dove ha ricostruito le fasi dell’accaduto richiamando, appunto, il PACOBACE.
Il piano, approvato dal ministero dell’Ambiente nel 2008, è stato modificato al capitolo 3, sette anni dopo – con il concorso delle Regioni (Veneto, Friuli- Venezia-Giulia e Lombardia) e delle Province autonome (Trento e Bolzano) interessate dalla popolazione alpina d’orso bruno, oltre che dell’Ispra – facendo riferimento ai Criteri e procedure d’azione nei confronti degli orsi problematici e d’intervento in situazioni critiche .
In questo capitolo si prevedono «deroghe ai divieti di cattura o di abbattimento «previa autorizzazione del Ministero dell’Ambiente […], sentito l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS)». E, con deroga alla deroga, «nei casi in cui si ravvisi immediato pericolo per l’incolumità e la sicurezza pubblica, le decisioni circa le azioni da attivare possono essere assunte direttamente dalle Autorità competenti in materia», compresi i Governatori di Regioni e Province autonome.
Da qui, il Presidente della Provincia autonoma di Trento è un’autorità titolata a emettere un’ordinanza di abbattimento, ma chi è il soggetto deputato a stabilire l’effettiva pericolosità di un orso? Il PACOBACE classifica la problematicità dell’animale in base al suo comportamento e considera anche la questione ‘tempo’, distinguendo in azioni programmabili e non programmabili, per le quali va sentito l’Ispra «quando possibile, anche per le vie brevi» che deve essere comunque informato entro tre giorni in merito alla decisione adottata. L’ordinanza in questione è stata emessa il 24 luglio e resa esecutiva il 14 agosto: il tempo per interpellare l’Ispra, dunque, ci sarebbe stato. E magari si poteva valutare una modalità temporanea di gestione del plantigrado problematico, come la cattura dell’esemplare e la sua costrizione in cattività, e prendere tempo.
Come si è espresso il Tribunale regionale di Giustizia amministrativa di Trento
Nel frattempo, il Tribunale regionale di Giustizia amministrativa di Trento (TRGA) si è espresso in merito al ricorso presentato da alcune associazioni ambientaliste – Animal Amnesty, Gaia Animali e Ambiente, Lac Trentino Alto Adige/Südtirol, Lida – Lega italiana dei diritti dell’animale, Oipa / Organizzazione internazionale protezione animali e Salviamo gli Orsi della Luna – contro l’abbattimento dell’orsa ‘KJ2’. In sede cautelare, il TRGA ha preso atto della rinuncia alla domanda di sospensiva espressa dai ricorrenti mantenendo «vivo l’interesse per una discussione nel merito dei ricorsi, che sarà fissata nei prossimi mesi», precisano dal Tribunale.
Il pronunciamento ha soddisfatto il Coordinamento Life for Ursus – composto dalle associazioni che hanno presentato ricorso – per la volontà di acquisire ulteriore materiale e – si legge nella pagina facebook del Coordinamento approfondire il concetto di danno ambientale che sarebbe stato causato dall’ordinanza provinciale. Perché non va sottovalutato il fatto che l’orso bruno è tra le specie particolarmente protette (Legge 11 febbraio 1992, n. 157) e la Direttiva Habitat (92/43/CEE) lo inserisce tra quelle di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione nonché una protezione rigorosa, considerandola pertanto di interesse prioritario.
Fonte Piemonte Parchi