È nato il braccialetto che misura gli inquinanti attorno a noi
Nella nostra vita quotidiana siamo circondati da agenti chimici. Dai profumi ai detersivi alle polveri e agli inquinanti delle automobili fino ad arrivare alle sostanze a cui siamo esposti sul posto di lavoro. Particelle invisibili, molecole di sintesi che entrano in contatto con il nostro organismo a volte alterandone gli equilibri arrivando a costituire un problema per la salute.
Gli strumenti che una persona comune ha oggi a disposizione per monitorare ciò con cui entra in contatto sono pressoché nulli. Possiamo leggere attentamente le etichette degli alimenti, dei detersivi e dei cosmetici ma non sapremo mai con certezza a quali inquinanti siamo esposti durante il giorno.
Per risolvere questa grande lacuna i ricercatori dell’Oregon State University hanno sviluppato un braccialetto in silicone del tutto simile a quelli colorati usati per promuovere campagne sociali. A differenza dei braccialetti comuni, questo braccialetto accumula nel silicone di cui è fatto tutta una serie di inquinanti ambientali, più di 1.400, che possono poi essere successivamente analizzati in laboratorio fornendo così un campione rappresentativo di cosa entra in contatto con la nostra pelle.
Ad oggi le agenzie ambientali monitorano la qualità dell’aria con prelievi periodici da postazioni fisse: in questo modo “si possono perdere importanti eventi di esposizione e ne conseguono misure incomplete per verificare esposizioni cumulative” sostengono i ricercatori.
A questo metodo limitato si è già iniziato ad affiancare l’”exposome”. Exposome è l’insieme di “ogni singola esposizione dal concepimento in poi: esso comprende contaminanti esterni come l’inquinamento atmosferico e il fumo di tabacco e processi all’interno del corpo come lo stress e l’infiammazione” [upm]. Fattori non genetici che influiscono sul nostro sviluppo. Il braccialetto serve a raccogliere l’exposome di una persona.
Come si usa? Indossando il braccialetto per un periodo definito alla fine del quale si invia al laboratorio per le analisi. Il referto dirà con cosa si è entrati in contatto nel periodo in cui si è indossato. La lista dei composti rilevati si concentra sui Policlorobifenili (PCB), pesticidi e ritardanti di fiamma.
In perfetto stile americano da frutti di una ricerca universitaria il braccialetto si è trasformato in una idea imprenditoriale sotto il nome di MyExposome ad opera di Marc I. Epstein (imprenditore), Steven G. O’Connell (ricercatore), Kevin A. Hobbie (epidemiologo) e Kim A. Anderson (chimica).
I ricercatori-imprenditori prevedono che i costi di analisi si abbasseranno man mano che la tecnologia si diffonderà, come è già accaduto in altri settori come l’analisi genomica.
In Europa diversi progetti universitari stanno monitorando l’exposome. Il progetto Helix ad esempio coinvolge 100.000 cittadini UE nella ricerca delle sostanze con cui entrano in contatto. Il braccialetto potrebbe costituire una alternativa a basso costo per la raccolta dei dati sull’inquinamento e per un uso più diffuso anche da parte dei singoli cittadini.
La commercializzazione di MyExposome è prevista negli Stati Uniti entro la fine dell’anno.
Per saperne di più
Silicone wristbands facilitate exposome study, National Institute of Environmental Health Sciences
[upm] Università Politecnica della Marche