Intervista a Serena Calvetti del team Corratec Keit
Ciao Serena. Innanzitutto complimenti!
Complimenti per quello che sei riuscita a fare fino ad oggi sui campi di gara ma anche per la convocazione in Coppa del Mondo della quale avremo modo di parlare presto, molto presto. Ti tolgo l’onere della presentazione, dunque la faccio io per te. 24 anni ormai una biker di alto livello da qualche anno e nuovo team, il Corratec Keit! Decine di gare vinte sia in Xc che Granfondo e un palmares che si arricchisce domenica dopo domenica.
Partirei dalla fine, partirei con una domanda a bruciapelo tanto per capire quanto tu sia ambiziosa e cosa ti aspetti dalla tua vita da biker. L’obiettivo finale. Qual’è il sogno che vuoi realizzare pedalando, a cosa aspiri, cosa ti porta alla ricerca dei tuoi limiti?
Serena: “Il sogno di tutti gli atleti penso sia l’Olimpiade, è quello a cui tutti aspiriamo. Ovviamente bisogna essere consapevoli che sogno e obiettivo realistico non sono la stessa cosa; realisticamente parlando punto a migliorare gradino dopo gradino e a pormi man mano degli obiettivi. Poi come mi ha insegnato un mio caro amico, il sogno è una componente fondamentale nella mente di ogni persona, è la cosa che ti fa andare avanti.”
– Quanto credi sia importante avere gli obiettivi ben chiari. Insomma per una mtbiker professionista come te, ogni anno immaginiamo ci sia qualcosa da conquistare, qualcosa a cui ambire. Hai mai fatto il “passo più lungo della gamba” e cioè fissato degli obiettivi che poi ti sei accorta non essere ancora alla tua portata?
Serena “L’anno scorso, al primo anno elite, mi ero prefissata obiettivi abbastanza ambiziosi, e ovviamente ho dovuto subito fare i conti con la realtà. Da quando ho iniziato ho sempre notato piccoli miglioramenti di anno in anno, ed è questo che voglio continuare ad ottenere. So che i clamorosi salti di qualità difficilmente si ottengono lavorando in maniera naturale, quindi la mia ambizione è crescere giorno dopo giorno, gara dopo gara, grazie all’allenamento e all’aiuto delle persone che mi stanno vicine.”
– La programmazione della stagione, gli eventi, la preparazione, i “picchi” di forma, la gestione fisica. Quanto ti fidi di chi ti sta vicino e ti da consigli e quanto vuoi essere tu protagonista delle tue scelte, nel bene e nel male ovviamente.
Serena “Di base mi fido poco di me stessa, sia sulla preparazione che sul mezzo, ma mi fido ciecamente di pochissime persone. Comunque cerco di imparare qualcosa da chiunque, mi piace chiedere, informarmi e confrontarmi, ma alla fine ho sempre bisogno di un punto fermo, una persona in cui ripongo totale fiducia e che mi aiuta a fare le mie scelte.”
– La novità di questa stagione è il tuo passaggio al “nuovo” Team Corratec-Keit che ti ha accolto e cercato per puntare in alto. E’ evidente che il team creda nelle donne avendo una compagna squadra come Anna Ferrari, scalatrice pura che “copre” eventi diversi dai tuoi. Ti senti importante nel progetto? Quanto questo aiuta una donna a credere in se stessa?
Serena “La Mountain bike è uno sport maschile e purtroppo il movimento femminile è molto poco considerato. Essere in tre donne ti dà molta più motivazione, significa che la squadra considera i nostri sforzi pari a quelli di un uomo. Poi purtroppo Anna ed io abbiamo poche occasioni per trovarci visto che corriamo in eventi diversi.”
– La scelta della bici è un elemento fondamentale. Senza feeling nel mezzo non si va da nessuna parte. La tua nuova “macchina da guerra” sarà la Corratec Xbow 29”. Quali sono state le prime sensazioni dopo i primi chilometri? Con cosa hai trovato subito feeling e quale particolare ancora devi mettere a punto?
Serena “Sulla Corratec xbow 29 mi sono trovata subito a mio agio, i pregi della 29 si fanno sentire in discesa e la particolare forma dei telai Corratec rende la bici molto più rigida e scattante rispetto ad altre. Da poco poi stiamo usando le ruote karma di wheelsbike che danno un’ottima guidabilità (e leggerezza) alla bici.”
– Ormai il dilemma dei biker non è più 26” o 29” ma 29”, 27,5”, sembra in quest’ordine al momento. Considerata la tua passata esperienza su una 27,5” cosa non ti ha convinto? Cosa ti è mancato per essere completamente a tuo agio su una 27,5”? Ma soprattutto: 26, 27,5”, ne vale la pena?
Serena “Penso che dipenda tanto dal biker, a me la 27.5 non ha convinto proprio perché non notavo grandi differenze rispetto alla 26, la 29 è forse più macchinosa, soprattutto per chi ha meno watt come noi donne, ma in discesa e sullo sconnesso ti da una sicurezza che con le altre misure non hai.”
– Quando si è giovani si iniziano tante attività sportive e poi se ne sceglie una nella quale apparentemente si riesce ad emergere e nella quale si riescono ad ottenere risultati che danno coraggio. I risultati sono davvero così importanti per “coltivare” una passione? Quanto è importante salire sul podio, ma soprattutto sul gradino più alto per credere in quello che si fa?
Serena “La cosa più importante è sapersi divertire, poi ovviamente i risultati contano sia per il morale che per la carriera. Però la vita di un atleta è talmente stressante che, se non ti riesci più a divertire o ti pesa quello che fai, è impossibile andare avanti.”
– Si dice che i successi aiutano a vincere. Sicuramente le sconfitte per un professionista non sono sempre ne le benvenute ne ben accette. Credo però che per diventare un campione si debba saper capire e crescere anche nelle sconfitte, imparare, farne tesoro e rialzarsi. Come una caduta in mtb, se non ci si è fatti troppo male si torna in piedi e si riparte. Sei d’accordo con ciò? Se hai un aneddoto che si riferisca a ciò, raccontacelo.
Serena “Certamente le sconfitte aiutano molto, e più bruciano più sono utili. E una delle differenze tra un campione e un corridore come me, sta proprio nell’assimilazione e nella trasformazione delle sconfitte. L’anno scorso nella prova di coppa del mondo in Val di Sole, Julie Bresset,con la maglia di campionessa del mondo, rientrava alle gare dopo un infortunio; era chiaramente fuori forma e arrivò intorno alla quarantesima posizione. La prima cosa che ho pensato quando l’ho vista terminare la gara è stata:questa si che è una campionessa. Molte altre fortissime atlete si sarebbero ritirate vedendosi così indietro, insieme a ragazze che ritengono più scarse. Lei invece ha portato a termine la gara sapendo che aveva bisogno di ritmo e di allenamento..non ha caso poco più di due mesi dopo ha vinto nuovamente il campionato mondiale.”
– La maglia azzurra! “Chimera” per tanti, obiettivo per tutti, ma orgoglio per pochi! Sei una prescelta? Ti senti fortunata ad averla indossata ma soprattutto ad indossarla ancora prossimamente per due tappe di Coppa del Mondo Xc?
Serena “È sempre un orgoglio indossare la maglia azzurra, partecipare alle due prime prove di coppa è inoltre una grande opportunità per me, sia per fare punti uci che per arricchire la mia esperienza!”
– Sappiamo che Rita Gunn Dahle è forse il tuo mito, l’idolo da imitare. Quali caratteristiche ti hanno portato a considerarla tale e quale qualità ti piacerebbe “scambiare” con lei per completarti.
Serena “Come caratteristiche vanno bene tutti i mondiali che ha vinto? A parte gli scherzi, lei è un’altra campionessa con la C maiuscola, sia sulla bicicletta che non. Le qualità che mi piacerebbe scambiare? La forza, la resistenza e anche l’abilità in discesa!”
– Eva Lechner invece è la tua “chioccia” per così dire all’interno della nazionale. Sappiamo che siete molto affiatate. Quanto ti sta aiutando a crescere, quanto è disponibile verso di te ma anche verso le altre ragazze del “giro” che stanno crescendo? Sente questa responsabilità?
Serena “Eva è la punta della nazionale, una delle atlete più forti al mondo. Lei è sempre disponibile, come tutti i ragazzi e le ragazze della nazionale! Siamo tutti molto affiatati e quando qualcuno ha bisogno ci si aiuta. Poi ovviamente in gara è tutta un’altra storia, il nostro è uno sport individuale e ognuno pensa a se.”
– Credo che molti darebbero qualsiasi cosa per indossare quella casacca. Basta il sacrificio? Basta crederci? Se non fossero arrivate le convocazioni in nazionale avresti continuato comunque a testa bassa o credi che qualcosa sarebbe cambiato?
Serena “La maglia azzurra mi da sempre nuovi stimoli e ripaga i sacrifici, ma quello che mi lega a questo sport è la passione, quindi in ogni caso anche senza convocazioni sarei sempre qui a fare fatica!”
– Se domani ti dicessero: “Cara Serena, abbiamo bisogno di una team manager, ben pagata e con un bel contratto, lungo e rassicurante.” Toglieresti i panni da atleta? Rinunceresti all’adrenalina che si prova sotto lo striscione dello start?
“Sicuramente più avanti mi piacerebbe trovare un lavoro nell’ambito del mio sport, ma per adesso non ci penso neanche, poi alla mia età spero di avere ancora qualche annetto da biker davanti!”
– L’autostima è qualcosa di innato ma che può anche essere “allenata”. Nello sport è fondamentale credere in se stessi, nei propri mezzi e saperli sfruttare a fondo. Hai qualche “segreto” per tenere alta la stima in te, qualche piccolo trucco personale che non fa mai dimenticare chi sei e quello che puoi fare?
Serena “Sinceramente questo è un punto su cui ho parecchio da lavorare..è sempre difficile mantenere un alto livello di convinzione, soprattutto partecipando a gare con avversari forti. Comunque penso sia una cosa innata, c’è chi ce l’ha e chi invece deve cercare di lavorarci sopra!”
– Se non fossi diventata una biker, cosa saresti?
Serena “Probabilmente sarei una studentessa a tempo pieno, ma ormai mi è difficile immaginare una vita senza bicicletta.”
– Tornando al nuovissimo Team Corratec-Keit. Stefano (Prodomini) ha avuto un ruolo importante nella nascita del team, il resto lo hanno fatto gli uomini Corratec e poi gli atleti. Chi ti senti di ringraziare e perchè hai creduto in questo progetto?
Serena “Ovviamente ringrazio tutti, forse se faccio nomi rischio di dimenticare qualcuno. Il grosso del lavoro però l’hanno fatto Mosè Savegnago e Stefano Prodomini.”
Sincerità, sicurezza nei propri mezzi ma anche molta consapevolezza che c’è ancora tanto da fare ma certa che con il sacrificio tutto si può raggiungere. Noi gli facciamo un grandissimo in bocca al lupo, per la stagione ma anche e soprattutto per quella maglia azzurra alla quale tanto teniamo e che vorremmo vedere trionfare presto davanti ai mostri sacri della mtb mondiale. Forza Serena!
Intervista a cura di Emanuele Iannarilli