Gli stambecchi del Monviso
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L’ultimo censimento invernale sulla presenza degli stambecchi nel Parco naturale del Monviso ha fatto registrare numeri molto buoni.
Se il web fosse la nostra unica fonte di informazione sulla fauna alpina, potremmo credere che gli stambecchi del Monviso siano una specie di tribù nomade, in perpetuo movimento tra sparizioni misteriose e ritorni trionfali. La realtà, come spesso accade, è molto più interessante e ci racconta una storia diversa, collegata sia alle abitudini e al comportamento del maestoso ungulato sia a come talvolta vengano interpretati e presentati i dati scientifici raccolti dai tecnici e poi diffusi da alcuni organi di informazione.
L’ultimo censimento invernale sulla presenza degli stambecchi nel Parco naturale del Monviso, effettuato nel dicembre 2024 e i cui risultati sono stati pubblicati nel gennaio di quest’anno, ha fatto registrare numeri molto buoni: 260 esemplari avvistati, contro i 148 del monitoraggio dell’anno precedente. Un dato, quest’ultimo, sensibilmente diverso da quello più recente ma anche inferiore alla media complessiva dei precedenti anni di osservazioni, che era di circa 170 stambecchi. Cosa è dunque successo tra 2024 e 2025? Un raddoppio della popolazione in appena dodici mesi? Un ritorno in massa di stambecchi “emigrati” altrove? O forse un errore di conteggio?
Per avvicinarci alla spiegazione di quello che abbiamo chiamato lo strano caso degli stambecchi del Monviso, è necessario sapere un’altra cosa: questi animali selvatici, che noi giustamente associamo all’alta montagna, non amano particolarmente uno degli elementi che in alta montagna è presente: la neve. Pur essendo molto resistenti alle rigide temperature invernali, non sono a proprio agio quando le nevicate si fanno abbondanti e frequentano più volentieri zone dove la neve è assente o meno presente grazie a particolari condizioni di esposizione: proprio come quelle dove vengono fatti i monitoraggi.
Questo comportamento spiega perfettamente l’apparente mistero dei numeri ballerini tra il 2024 e il 2025, se rapportato alle condizioni meteorologiche del periodo in cui sono stati svolti i censimenti. Nel 2024, durante un inverno particolarmente avaro di neve, gli stambecchi si sono potuti permettere il lusso di distribuirsi su un territorio più ampio, rendendo più difficile il conteggio. Al contrario, le pur modeste nevicate che hanno preceduto il censimento 2025 hanno spinto gli animali a raggrupparsi in zone più circoscritte, facilitando notevolmente il lavoro degli osservatori e dando origine a numeri più elevati.
In conclusione alle osservazioni degli stambecchi intorno al Monviso, c’è una buona notizia: i parametri di popolazione risultano in linea con quelli registrati negli anni precedenti. Anzi, la serie storica evidenzia come la presenza di stambecchi intorno al Monviso sia verosimilmente in costante crescita, come registrato anche nelle valli vicine. Particolarmente incoraggiante è il tasso di successo riproduttivo, che è da ritenersi elevato soprattutto in considerazione del fatto che, essendo rilevato in inverno, risulta al netto della mortalità perinatale ed estiva che invece negli anni scorsi ha destato qualche preoccupazione in altre zone dove lo stambecco è diffuso, come il Parco nazionale del Gran Paradiso. Questi magnifici animali non stanno andando da nessuna parte. Stanno solo facendo quello che la natura ha insegnato loro: adattarsi nel modo più efficiente possibile alle condizioni ambientali che trovano. E se i numeri dei censimenti sembrano ballare il valzer, specialmente in caso di una lettura soltanto superficiale, forse è solo perché dobbiamo imparare a leggere meglio la complessa danza tra gli animali e il loro ambiente.
Fonte Piemonte Parchi