Buco di Viso: nel 1478 il primo traforo sulle Alpi
Chissà se si sarebbe mai immaginato che l’opera ingegneristica che aveva promosso e favorito sarebbe un giorno diventata un passaggio strategico di uno dei trekking in quota più frequentati d’Europa? Anche se la lungimiranza è una delle caratteristiche più riconosciute di Ludovico II, marchese di Saluzzo tra il 1475 e il 1504, è lecito immaginare di no.
Eppure è proprio così che è andata: aperto dal marchese che voleva migliorare il transito delle merci evitando di farle passare per il soprastante e piuttosto esposto Colle delle Traversette, il Buco di Viso, che oggi descriviamo come il primo traforo realizzato sull’arco alpino, ha perso da secoli la sua valenza commerciale per entrare a far parte della rete escursionistica estiva che si sviluppa intorno al Monviso, diventando una tappa spettacolare lungo il percorso del Giro del Monviso, punto di connessione tra gli attuali confini di Italia e Francia.
Un passaggio a rischio
Questo patrimonio dell’ingegneria messo al servizio della frequentazione della montagna ha però rischiato di essere abbandonato a causa della sua difficile manutenzione: poco più di dieci anni fa era ormai quasi completamente ostruito dai numerosi detriti pietrosi che si erano accumulati in corrispondenza dell’uscita sul lato francese. Ciò obbligava gli escursionisti che vi si avventuravano a guadagnare la luce in arrampicata e in condizioni di tipo “speleologico”; neve e ghiaccio, presenti spesso fino a stagione estiva ampiamente inoltrata, rendevano il transito ancora più problematico e difficoltoso: di fatto, il percorso più agevole per compiere il Giro del Monviso era tornato ad essere salire al soprastante Colle delle Traversette.
Per risolvere il problema del transito all’interno del tunnel in maniera definitiva, nel 2013 la Regione Piemonte promosse un piano di interventi di manutenzione straordinaria, la cui realizzazione fu condotta dall’Ente di gestione del Parco del Po Cuneese, oggi Ente di gestione delle Aree protette del Monviso, che aveva ricevuto l’incarico di individuare il gruppo di progettisti e l’impresa che hanno effettuato i lavori. Dopo la fase di definizione, i lavori previsti furono avviati nell’agosto del 2014 per concludersi la prima settimana di ottobre dello stesso anno: un tempo record reso necessario per sfruttare per quanto possibile, e nonostante il verificarsi di condizioni meteorologiche poco clementi, il pieno periodo estivo e la prima parte dell’autunno, unici mesi in cui è possibile lavorare alla quota di circa 2.900 metri alla quale si trova il Buco di Viso. Mercoledì 15 ottobre 2014 fu la giornata della formale inaugurazione di lavori, con un’ampia partecipazione di autorità e di escursionisti. Quella dell’estate 2024 è stata dunque una riapertura dal grande valore simbolico, poiché si è trattato della decima dai lavori di recupero e rimessa in sicurezza del tunnel.
Lavori sui versanti francese e italiano
La parte più consistente di lavori, viste le criticità, è stata quella che ha interessato la parte francese, dove è stata rifatta, prolungandola, la galleria artificiale in muratura già eretta ai tempi dell’apertura del tunnel per proteggerlo dall’ostruzione di pietrame e neve. In allora la si era realizzata in pietra a secco e con una lunghezza non sufficiente a superare la zona più soggetta al rischio di accumulo di detriti, fattori che hanno portato a vari interventi di disostruzione nel corso dei secoli, sempre di scarsa durata temporale e bassa efficacia strutturale. Per risolvere in modo definitivo il problema, nel 2014 è stata realizzata una galleria artificiale in cemento armato che si prolunga per circa 23,5 metri dall’uscita del tunnel naturale e che, a lavori ultimati, è stata ricoperta per ridurne l’impatto visivo e ambientale con pietrame reperito in loco e che proveniva dallo scavo per l’alloggiamento del cunicolo. All’esterno l’unico elemento visibile di questa nuova galleria è l’arco in pietra che ne contraddistingue l’entrata, che nel corso del 2023 è stata completata con il posizionamento di una porta in acciaio corten, chiusa a chiave al termine della stagione escursionistica. Per evitare che la nuova galleria potesse essere soggetta a infiltrazioni verticali è stato realizzato un sistema di drenaggio laterale alle pareti, che garantisce il deflusso delle acque meteoriche.
Sul lato italiano i lavori effettuati sono stati di entità minore e hanno interessato essenzialmente la messa in sicurezza della parete rocciosa sovrastante l’entrata del tunnel mediante il disgaggio di alcuni blocchi considerati instabili e la posa di apposite reti dissipative a basso impatto visivo per trattenere l’eventuale caduta di materiale roccioso. All’interno del tunnel è stato effettuato un intervento di tipo archeologico, con lo scopo di riportare alla luce il terreno originariamente calpestato nel XV secolo.
I materiali necessari per l’allestimento dei due cantieri, quello base sul lato italiano a Pian Mait poco sotto l’imbocco del tunnel e quello sul lato francese proprio davanti all’ingresso nel Buco di Viso, sono stati portati tra il luglio e l’agosto del 2014 con un elicottero. Il velivolo è stato inoltre indispensabile, con più rotazioni, per il trasporto in quota del calcestruzzo, che veniva preparato a valle sul versante italiano e doveva essere posato in opera in tempi estremamente rapidi. Per rispettare i divieti presenti sull’area francese, compresa nella Réserve Nationale Ristolas Mont-Viso e soggetta a piena tutela ambientale, l’elicottero non ha mai potuto posarsi a terra e i carichi sono stati sempre verricellati.
Il costo complessivo finanziato dalla Regione Piemonte è stato di 271.000 euro, cifra in cui sono compresi la progettazione, la realizzazione delle opere di ripristino della galleria e la relativa la messa in sicurezza, ma anche la sostituzione, l’integrazione della segnaletica escursionistica sul Giro del Monviso e il miglioramento della percorribilità dei sentieri.
Un interesse che non conosce limiti o confini
L’importanza dell’intervento, il primo di natura così ampia dai tempi della costruzione del Buco di Viso, si è ricollegata a una politica regionale di tutela del patrimonio storico e paesaggistico del Piemonte volta a promuovere, in Italia e all’estero, un turismo sostenibile e capace di far conoscere e apprezzare le bellezze del territorio.
Un po’ di storia
I lavori per la realizzazione del Buco di Viso furono avviati nel 1478 per volere del marchese di Saluzzo Ludovico II, d’intesa con il re di Provenza Renato D’Angiò. L’impresa fu terminata in 18 mesi da maestranze italiane, con lo scopo di agevolare il passaggio di merci da un versante all’altro delle Alpi. A quei tempi, infatti, il Marchesato di Saluzzo necessitava di una via di commercio alternativa ai passi controllati dai Savoia, in particolare per evitare i dazi imposti sull’acquisto del sale proveniente dalle saline della Provenza. Per questo motivo si scelse di migliorare il percorso più rapido, ovvero quello attraverso il Colle delle Traversette, scavando una galleria di 75 metri che permetteva di evitare la parte terminale più ripida e pericolosa della salita al passo, che culmina a 2.950m di quota.
Nel corso dei secoli, non solo il sale passò attraverso il Buco di Viso, ma anche canapa, lino, olio di noce e tutto ciò che, prodotto nel Monferrato o nel Saluzzese, poteva essere appetibile per i mercati franco-provenzali. Inoltre, di qui passarono anche gli eserciti di Carlo VIII, Luigi XII e Francesco I, fino alla temporanea chiusura della galleria durante la Rivoluzione Francese.
Fonte Piemonte Parchi