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Percorso glaciologico Federico Sacco al Ciardoney


Cinque stazioni di osservazione, ciascuna dedicata a diversi aspetti: il rock-glacier, i complessi morenici, le rocce montonate, la ricerca scientifica legata ai ghiacciai. Il percorso glaciologico al Ciardoney è intitolato alla memoria del geologo piemontese Federico Sacco che ha dedicato la vita allo studio della geologia e dei ghiacciai delle Alpi occidentali ed è stato inaugurato nell’estate 2023.

L’arrivo alla Stazione 5, presso la Stazione Meteorologica al Ciardoney di SMI (2850 m), ove termina il percorso e si può finalmente ammirare l’attuale ghiacciaio.

Il percorso glaciologico “F. Sacco” al Ciardoney è un itinerario tematico incentrato sul ghiacciaio omonimo e su come questo abbia modellato nel tempo la morfologia dei luoghi.

Si snoda su 5 stazioni di osservazione, evidenziate sul terreno da piccole tabelle circolari, ciascuna dedicata a diversi aspetti: il rock-glacier, i complessi morenici, le rocce montonate, la ricerca scientifica legata ai ghiacciai. Inoltre, lungo il percorso, sono posizionati alcuni segnali di attestamento storico della fronte glaciale, a partire da quello della Piccola Era Glaciale (1820-1850 circa) fino a quello del 1930 circa.

Tale iniziativa nasce dalla collaborazione tra Parco Nazionale Gran Paradiso (PNGP), Società Meteorologica Italiana (SMI) e Comune di Ronco Canavese, con il patrocinio del Comitato glaciologico italiano.

Per ottenere le corrette informazioni lungo il percorso, è necessario disporre del pieghevole cartaceo in distribuzione gratuita negli esercizi commerciali e i punti turistici della Valle Soana, presso il rifugio Pontese (Vallone di Teleccio – Valle Orco), oppure scaricare lo stesso dai siti web istituzionali dei tre partners o, ancora, utilizzando il QrCode presente sulle bacheche del Parco presso Forzo e Tressi (Valle Soana) e la Diga del Teleccio (Valle Orco).

Descrizione

Dal bivacco Revelli (2610 m), ove è collocata la Stazione n. 1, si segue la lunga dorsale rocciosa sulla quale è collocato il bivacco stesso, che divide, con andamento Est-Nord Est, il vallone del Rio Geri da quello del Ciardoney (palo vicino al bivacco, con segnale di direzione). Il tragitto si snoda alternando brevi discese e tratti in salita su terreno perlopiù erboso, con qualche tratto di attraversamento di detriti rocciosi di grosse dimensioni. In meno di 10′ di cammino si raggiunge così la Stazione n. 2, in splendida posizione panoramica sulle morene della Piccola Era Glaciale, sul sottostante Pian Valletta e sul rock-glacier delle Sengie, dominato dalla Punta delle Sengie e dalla Roccia Azzurra. Proseguendo il cammino, dopo altri 10′ si abbandona la dorsale rocciosa che qui si esaurisce contro i poderosi apparati morenici, per mettere piede sugli stessi: dapprima si raggiunge un idilliaco pianoro erboso con un caratteristico masso e, dopo una breve ma ripida salita, si guadagna il filo della morena laterale destra del ghiacciaio, originatasi durante la fase di massima espansione della Piccola Era Glaciale (1820-1850): qui è collocata la Stazione n. 3, dedicata appunto a tali morene.

Il percorso segue ora la morena laterale destra, mantenendosi tendenzialmente sul filo della stessa: qui il terreno, benché morenico, è relativamente consolidato e il cammino risulta quindi abbastanza agevole. Una brusca svolta verso Sud-Est permette di allontanarsi dal vallone percorso dal rio che accoglie le acque di fusione del ghiacciaio; a partire da qui il fondo diventa decisamente più sconnesso e occorre porre maggiore attenzione alla progressione, anche per la presenza di ampie aree di rocce montonate che, talora, adducono a zone esposte e aggettanti su balze rocciose; in tale tratto non vi sono praticamente tracce di sentiero.

Ripresa la direzione di cammino verso Ovest-Nord Ovest, dopo circa 25′ di cammino dalla Stazione n. 3 si raggiunge la Stazione n. 4, alla base di una splendida placca di roccia montonata. Superando diversi tratti di detriti rocciosi e di rocce montonate, si raggiunge un pianoro detritico, attraversato il quale non rimane che affrontare un ultimo tratto di salita (ancora rocce montonate, qui con tracce lasciate probabilmente da un mulino glaciale) e attraversando detriti rocciosi, si raggiunge in altri 10′ circa l’estremità del lungo pianoro che ospita la Stazione Meteorologica SMI al Ciardoney (2850 m), ove è collocata la Stazione n. 5 e termina il Percorso Glaciologico. A pochi metri è sistemato un palo in legno che ospita il segnale di direzione verso il Bivacco Revelli e un contenitore in acciaio con il libro del percorso. In fondo al pianoro, ormai sempre più “magro”, appare l’attuale Ghiacciaio di Ciardoney.

Il Ghiacciaio Ciardoney

Il Ghiacciaio Ciardoney, a quote tra 2900 e 3120 metri in Val Soana, è tra i più studiati delle Alpi occidentali, e con una superficie di 0,46 km2 (rilievo 2023) è il terzo per estensione del versante piemontese del Parco Nazionale Gran Paradiso dopo quelli di Noaschetta e Nel. Le prime misure di oscillazione della fronte risalgono agli Anni Settanta del Novecento e proseguono tuttora con il coordinamento della Società Meteorologica Italiana e del Comitato Glaciologico Italiano, in collaborazione con Iren Energia e Parco Nazionale Gran Paradiso, documentando l’eccezionale regresso in corso. Nel 1992 si aggiunsero i rilievi di bilancio di massa, che comportano la valutazione dell’accumulo nevoso invernale (spessore ed equivalente in acqua della neve) e della fusione estiva di neve e ghiaccio: è la terza serie per lunghezza sulle Alpi italiane dopo quelle dei ghiacciai del Careser (Ortles-Cevedale, dal 1967) e Sforzellina (Valle del Gavia, dal 1987) e, avendo superato il trentennio, ha permesso al Ciardoney di rientrare tra i ghiacciai campione del World Glacier Monitoring Service di Zurigo. In oltre trent’anni hanno prevalso le perdite di massa (fusione estiva maggiore delle nevicate invernali), e la riduzione media di spessore glaciale si è intensificata da 1,0 m/anno nel periodo 1992-2002 a 1,6 m/anno nel 2003-2023. Il 2022 è stato l’anno più sfavorevole con un ritiro frontale di 30 m (totale dal 1971: circa 530 m) e un bilancio di massa di -4,0 m (dal 1992: -46 m). A fine estate il ghiacciaio è sempre più smagrito, battuto da frane, cosparso di detriti rocciosi e percorso da profondi solchi incisi dall’acqua di fusione (bédières). Nel 2015 un rilievo georadar ha rivelato uno spessore medio del ghiaccio di 20 m (localmente 60-70 m nel settore centrale), nel frattempo già notevolmente diminuito. Dal culmine della Piccola Era Glaciale, a inizio Ottocento, la superficie si è ridotta del 70% a causa di un aumento di temperatura media di oltre 2 °C, e alle condizioni attuali l’estinzione è probabile verso il 2050, o anche prima se – come atteso – le temperature aumenteranno ulteriormente.

Nel 2010 una stazione meteorologica con webcam è stata installata sul pianoro davanti alla fronte a quota 2850 m, punto di arrivo del percorso qui proposto, e permette di correlare l’andamento climatico con quello glaciale. Nella breve serie di misura risultano una temperatura media annua di 0 °C, estremi tra -28,8 °C (27 febbraio 2018) e 20,1 °C (27 giugno 2019), circa 7 metri di neve fresca all’anno e nove mesi di durata del manto nevoso, con spessori fino a 370 cm (3 aprile 2017).

L’osservatorio permanente sulla flora proglaciale

Il monitoraggio di lungo termine delle componenti degli ecosistemi è una specificità che caratterizza l’impostazione e l’attività scientifica del PNGP. Gli ambienti di alta quota quali ghiaioni, rupi e ghiacciai occupano oltre metà dei 71.000 ettari dell’intero Parco e fanno sì che, all’interno della rete nazionale delle aree protette, il PNGP sia particolarmente vocato alla definizione di un osservatorio permanente sul paesaggio vegetale circostante le aree glaciali. L’arretramento dei ghiacciai espone estese superfici di detriti e rupi alla colonizzazione di microrganismi, licheni, muschi e piante vascolari. Lo studio delle cosiddette successioni ecologiche consiste nel monitorare l’avvicendarsi delle comunità biologiche che colonizzano i ghiaioni, permettendo di intravedere e prevedere i grandi mutamenti che coinvolgono il paesaggio alpino e la biodiversità del Parco, anche in relazione agli effetti della crisi climatica in corso.

Da una quindicina di anni sono state avviate le prime indagini qualitative da parte dei guardaparco dell’Ente sulla flora più prossima alle fronti di diversi ghiacciai del PNGP, compreso il Ciardoney dove sono state rilevate periodicamente le posizioni di oltre 30 specie vegetali differenti. Dal 2016 è stato avviato un monitoraggio tramite quadrati permanenti sui detriti proglaciali di Lauson (Cogne, AO) e Lavassey (Rhemes-Notre-Dame, AO) in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie Forestali e Alimentari dell’Università di Torino1,2 che, a seguito della ripetizione dei rilievi a intervalli regolari e con metodi standardizzati, sta portando a risultati interessanti e inaspettati, relativi in particolare alla velocità di colonizzazione vegetale, molto maggiore di quanto presunto3. Dall’estate 2023 è stato incluso anche il detrito proglaciale del Ciardoney nell’osservatorio permanente sulla flora proglaciale del Parco, dove si è andati a posizionare decine di plot fissi in aree deglacializzate da 5, 10, 20 e 50 anni, rilevandone la composizione specifica e le coperture vegetali. La ripetizione dei rilievi, prevista nel 2026, permetterà di verificare se le dinamiche individuate sul lato valdostano del Parco si osservano anche sul versante valsoanino o in che misura divergono, tenuto conto per esempio della grande differenza di precipitazioni atmosferiche dei due versanti, molto maggiori sul lato piemontese.

Scheda sintetica


Dove:
Valle Soana (versante piemontese PNGP), tra il Bivacco Revelli (2610 m) e la stazione meteo SMI al Ciardoney (2850 m).
Il percorso ricalca in toto l’itinerario escursionistico n. 606b.

Accesso: il Bivacco Revelli è raggiungibile da Forzo (1178 m) lungo l’itinerario escursionistico n. 606, oppure da Tressi (1185 m) seguendo il n. 608 e poi, da Boschiettiera, il n. 604, che si innesta sul precedente poco sotto il bivacco. Rispettivamente, circa 4,30′ e 5,00′ ore di cammino in salita.

Periodo: da fine luglio a metà settembre, salvo condizioni del terreno non idonee.

Dislivello: circa 260 metri in salita dal Bivacco Revelli

Sviluppo: circa 1500 metri

Tempistica: circa 1 ora di cammino (sola andata), soste escluse.

Avvertenze: difficoltà “Escursionistica” (E); percorso d’alta quota su terreno non sempre agevole (fondo sconnesso) e a tratti esposto, non adatto a fruitori inesperti o non equipaggiati adeguatamente; sconsigliato in caso di maltempo o con terreno bagnato, ghiacciato o innevato. E’ possibile l’accompagnamento di una Guida del Parco (www.pngp.it) o Guida Alpina.

Info utili: Previsioni meteo: www.nimbus.it – www.arpa.piemonte.it 

Emergenze: Tel. 112

Info su Bivacco Revelli: www.caitorino.it 



Fonte Piemonte Parchi

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.