E’ morto Rolly Marchi, pioniere degli sport e del giornalismo di montagna
E’ scomparso la scorsa notte a Milano, Rolly Marchi, 92 anni vissuti intensamente, creativamente e con la leggerezza di un fiocco di neve. Se ne va un grande maestro del giornalismo, un artigiano della fotografia, un organizzatore, uno scrittore dalla penna raffinata, un inventore, uno dei pionieri della storia dello sci in Italia. La sua ultima uscita pubblica con gli amici della Fisi risale al 2012, quando partecipò con la solita verve alla presentazione del progetto FuturFisi, in compagnia di Alberto Tomba. Il Presidente Flavio Roda e tutta la Federazione Italiana Sport Invernali si uniscono al dolore della famiglia in questo triste momento.
Ecco uno spaccato della immensa storia di Rolly, da lui stesso regalataci lo scorso anno, quando fu insignito del Premio Fis alla carriera.
Rolando Marchi, il cui nome fu sintetizzato in Rolly da un gruppo di sciatrici universitarie toscane che egli allenava sul Monte Bondone durante una licenza militare nel gennaio 1942, è nato a Lavis, 8 km da Trento, il 31 maggio 1921, dal padre Ciro, enologo e irredentista amico di Cesare Battisti, e da mamma Emma, insegnante. Figlio unico.
Ha frequentato il ginnasio a Rovereto e il liceo “Prati” a Trento, si è laureato in giurisprudenza a Bologna, discutendo la tesi “Responsabilità civile in materia di sport” prima del genere sicuramente in Italia e alla quale il grande Gianni Brera, dedicò un bellissimo pezzo sulla prima pagina della Gazzetta dello Sport.
Sue passioni giovanili sono state l’atletica leggera, lo sci, l’alpinismo, anche se le sue prime esperienze agonistiche si devono al ciclismo (età 16 e 17 anni, una vittoria, dodici piazzamenti – per la statura e l’abilità in volata era chiamato Di Paco, campione dei tempi).
Ha fatto la guerra nei Granatieri di Sardegna, ferito in combattimento, decorato con questa laude:
“Al comando di un reparto di formazione, sotto violento fuoco avversario, raggiungeva la posizione assegnatagli. Con l’esempio del suo freddo coraggio, galvanizzava i dipendenti che, nonostante le gravi perdite e la preponderanza dei mezzi avversari, trattenevano il nemico incalzante. Sempre primo ove maggiore era il pericolo, continuava ad animare la disperata difesa, finché veniva ferito”.
Siracusa 10 luglio 1943
Prigioniero in Africa, primo ufficiale a tornare a Trento con le truppe alleate nel maggio 1945, brano di vita che ha raccontato nel suo romanzo Il silenzio delle cicale, recensito in modo lusinghiero, fra tanti, da Indro Montanelli, il quale tra l’altro ha dichiarato: “mi sono coricato e ho preso in mano il libro per vedere come cominciava e poi non l’ho più lasciato fino alle tre di notte!”. Anche Candido Cannavò, direttore della Gazzetta dello Sport e siciliano di nascita, dedicò al libro un suo prezioso pezzo.
Nel dopoguerra, a Trento, Marchi ha organizzato La stagione dei Concerti, rivelando alla città Arturo Benedetti Michelangeli, Franco Mannino, Il Quartetto Italiano, oltre naturalmente ad altri e anche a musica diversa, come quella di Luciano Sangiorgi. Da quell’esperienza nacque il sodalizio del celebre Coro della SAT (Società Alpinisti Tridentini) con l’ancor più celebre Benedetti Michelangeli.
Nello stesso periodo Rolly radunava e avviava allo sport ragazzini smarriti, orfani, convocati al mercoledì allo stadio Briamasco a Trento: li faceva correre e saltare, premiandoli con cioccolato. La manifestazione si protrasse per un anno e fu chiamata Mercoledì Italcima, eccellente prodotto donato dai Pizzoccaro, stimata famiglia di Milano. In seguito l’iniziativa di Rolly commosse un sacerdote, don Ziglio, che raccolse questi giovani in una casa sulla collina della città.
Nel 1939 Rolly Marchi aveva fondato a Trento la sua prima società sportiva, il Gruppo Sportivo Cesare Battisti che esiste tuttora, dopo essersi abbinato all’ATA Associazione Trentina Atletica. C’è il suo zampino anche nella nascita della 3-Tre (gennaio 1950), famosa gara di Coppa del mondo di sci, che allora si disputò intorno a Trento (appunto 3-Tre, tre gare a Trento): discesa sulla Paganella, dominata dal fuoriclasse Zeno Colò, slalom a Serrada e slalom gigante sul Monte Bondone, e che ora prosegue a Madonna di Campiglio. Ma Rolly Marchi appena finita la guerra, aveva fondato anche le Scuole di Sci del Monte Bondone (1945-46) e della Paganella (1946-47), luoghi dove organizzava varie gare. Alcune le vinse, il Trofeo Dal Lago sul Bondone e una discesa in Paganella, e ne corse molte altre, come la Direttissima sulla Marmolada e il famoso Hahnenkamm a Kitzbuhel nel 1947. Nel 1945 sul Bondone ebbe un’altra felice idea, proponendo alle Forze Alleate di mandare ogni settimana un centinaio di militari convalescenti o bisognosi di riposo, che così occuparono per oltre due mesi tre alberghi. Con Giuliano Babini, azzurro dello sci, e altri amici, sempre nel 1945 aveva fondato il SAI, Sci Accademico Italiano.
Durante l’estate poi, rivelava ai suoi conterranei il “miracolo” dello Sci nautico, da lui scoperto con gli americani a Punta Ala, durante una pausa bellica. Si esibì sul lago di Caldonazzo anche assieme all’attore statunitense Douglas Fairbanks.
Nel 1958 stimolato da Mike Bongiorno inventò il Trofeo Topolino che in pochi anni diventò la gara per ragazzini più importante del mondo. Ancora oggi vi partecipano giovani di oltre 40 nazioni. Poi creò anche Ausonia Sprint, Mediolanum Boys e Fila Sprint, così come il Gran Premio Saette che rivelò e lanciò Alberto Tomba, Claudia Giordani e Piero Gros.
Nel 1959 promuoveva la prima gara di KL, il Kilometro Lanciato, sul Monte Bianco a Courmayeur, manifestazione diffusasi poi nel mondo intero. Anche il Parallelo di Natale è una sua creatura, prima edizione al Passo del Tonale nel 1974.
Nel 1971 fondava lo Sci Club Rolly Go, nome di una linea di indumenti sportivi da lui ideata. Primo socio volle essere lo scrittore Dino Buzzati. Un anno dopo, con il suo amico avvocato Franco de Pilati, organizzava il primo Gigantissimo sulla Marmolada, tipo di gara imitata poi in alcune stazioni delle Alpi.
Sollecitato dalla passione per la vela di suo figlio Jacopo, Rolly pensò e decise di fare la prima barca italiana per la sfida della Coppa America di vela. Preparò il progetto di massima e accompagnato dall’autorevole amico Luca Cordero di Montezemolo fu ricevuto a Torino dall’avvocato Gianni Agnelli che ne fu entusiasta concedendogli il primo finanziamento di 600 milioni di lire. Il secondo aderente fu l’Aga Kahn e il terzo il grande amico Pietro Barilla.
Ciclismo: nel 1955 poiché era amico del proprietario della ditta che produceva il dentifricio Chlorodont e la Leocrema, gli propose di costituire una squadra ciclistica, il Gruppo Sportivo Chlorodont. Uno dei suoi pupilli, Gastone Nencini, vinse il Giro d’Italia conquistando la maglia rosa proprio al traguardo sul Monte Bondone (1957). Rolly è considerato dall’UCI, Unione Ciclistica Internazionale, il promotore della prima sponsorizzazione extra-ciclistica.
Come alpinista ha scalato due volte il Cervino (una anche da solo), quindi il messicano Popocatepetl, il Mount Kenya, les Grandes Jorasses, il Monte Bianco e un centinaio di impervie pareti dolomitiche. Suo gioiellino personale è quello di aver legato alla sua corda lo sherpa Norgay Tenzing, primo conquistatore dell’Everest con il neozelandese Sir Edmund Hillary, e di averlo portato sulla Paganella a fare la prima ascensione della sua vita in Europa.
Sempre in materia di ascensioni accompagnò il celebre Dino Buzzati a salire la Croda da Lago, l’ultima ascensione dello scrittore bellunese nel 1966. Suoi compagni di cordata sono stati Cesare Maestri, Walter Bonatti, Toni Masè, Marco Franceschini, Bepi De Francesch, con il quale nel giorno del suo cinquantesimo compleanno ha scalato lo Spigolo Pìaz al Sass Pordoi e il celebre Manolo, compagno nel 1997 sulla Punta Fiammes a Cortina; nello stesso anno sali anche il Campanile di Val Montanaia con l’eccentrico e forte Mauro Corona. Rolly Marchi era presidente onorario della Scuola di Roccia “Giorgio Graffer”, la più nota in Italia.
Giornalista: mentre frequentava l’università e coltivava le sue diverse passioni sportive, cominciava a scrivere per il quotidiano di Trento e per la rinata storica e autorevole rivista Neve e Ghiaccio. Il direttore Pio Antonio Caliari, Presidente della FISI lo volle con se a St. Moritz per le sue prime olimpiadi. Dopo la laurea, nel 1950 lasciò Trento per stabilirsi a Milano, chiamato da un amico a fare l’assicuratore. Nello stesso anno Gianni Brera, letto un suo articolo spiritoso pubblicato su un numero unico dell’Università di Pavia, lo invitò alla Gazzetta dello Sport, dove ha scritto fino al 1956 per poi passare, con Brera, al nuovo quotidiano Il Giorno. Ha scritto per Il Giornale, pagina culturale, ed è anche romanticamente tornato alla Gazzetta dello Sport. Per venti anni ha pubblicato una sua apprezzata rivista semestrale, La Buona Neve. È il solo giornalista al mondo che ha seguito tutti i Giochi Olimpici Invernali dal 1948 fino a Torino 2006. Con quelli estivi ne ha visti e raccontati ben 23 (“non è un vanto, si tratta di anagrafe e di salute” come ebbe a dire anche Indro Montanelli).
Nel 1957 si rivela scrittore vincendo con il suo primo racconto il Premio St. Vincent. Ha poi pubblicato alcuni romanzi: Un pezzo d’uomo, Le mani dure, Ride la luna e Il silenzio delle cicale e libri di racconti: Il tram della vita, Neve per dimenticare, Parole Bianche, E ancora la neve e Se non ci fosse l’amore.
Ride la luna fu premiato al Campiello, Le mani dure ebbe un Premio CONI.
Sempre nel campo culturale Marchi ha organizzato a Cencenighe la prima mostra antologica delle opere pittoriche e disegni di Dino Buzzati (1985), curandone un importante catalogo: un successo notevole. Apprezzata iniziativa anche il Premio Agordino d’Oro – I Discreti, manifestazione che ha onorato persone di notevoli meriti, ma riservate, cioè “discrete”, quali: la vedova dell’illustre statista Alcide De Gasperi, la moglie di Indro Montanelli premiata dal capo dello Stato Sandro Pertini, anche lui molto applaudito fra le verticali rocce dolomitiche. Il fuoriclasse dello sci Gustavo Thoeni e tanti altri scelti con cura dalla Giuria della quale erano parte il ministro Virginio Rognoni, l’oncologo Umberto Veronesi, il noto nome dello sport e della moda Ottavio Missoni e il presidente dell’Agordino d’Oro Floriano Pra.
Nel 1956 fu Speaker Ufficiale dei Giochi Olimpici di Cortina d’Ampezzo e raccontò in televisione le cronache dei Campionati del Mondo 1958 e di altre gare internazionali. Ha condotto anche due fortunate trasmissioni televisive a puntate “Lo sci è uno sport fantastico” con Zeno Colò e Giuliana Minuzzo e “Invito allo sport” (1965-1966).
Buon fotografo (“di classe internazionale” scrisse Dino Buzzati) ha pubblicato libri per Olivetti, Parmalat e altri, dai titoli: Dove lo sci, Messico 68, Azzurrissimo, Sapporo 72, Monaco 72, L’anno dei nostri, e una decina ancora. Ha fatto anche un calendario per Marlboro con dodici sue foto olimpiche, e uno per Montedison.
Per alcuni anni fu chiamato “il cow-boy delle nevi”, per il cappellone nero impostogli da Walt Disney ai Giochi Olimpici di Squaw Valley nel 1960.
Sua ultima creatura sportiva, contemporanea a Il silenzio delle cicale (giudicato anche dalla critica il suo miglior libro) è una singolare e “affettuosa” gara di sci chiamata 6 Sci – Campionato delle Famiglie, che si disputava ad Andalo-Paganella, la montagna che sovrasta il suo paese di nascita.
Nel 1998 ha preso a cuore un’iniziativa benefica, quella cioè di trovare i fondi necessari alla costruzione di un ospedalino a 4850 metri di quota per i 13.000 nomadi del Tibet che vivevano soltanto in tende e sopravvivevano di pecore e yak e vendendo sale. L’operazione, come si dice, è andata in porto in breve tempo soddisfacendo anche il governo cinese. L’ospedalino, dedicato a Fosco Maraini, noto scrittore e alpinista, è stato inaugurato da Rolly e da altri suoi ventiquattro amici il 7 giugno 1999.
Sono state allestite due mostre, una di oggettistica e fotografia e l’altra di pittura, aperte dall’ottobre 1999 a marzo 2000. La proposta è stata subito bene accolta dalla Regione Lombardia, dal CAI, dalla Fisi e da alcune importanti aziende e soprattutto molto apprezzata dal governatore Roberto Formigoni.
Nel 2002 il Comitato della Comunità Walser di Macugnaga gli ha assegnato la prestigiosa Insegna di San Bernardo, intitolata al patrono delle genti di montagna, premio che viene dato a uomini e donne che abbiano operato con amore e successo per la montagna, la sua gente e lo sport. Nella circostanza Rolly fu ufficialmente definito “Decathleta della Vita”.
Nel 2004 la FIS, Federazione Internazionale dello Sci, lo elevava a personaggio d’onore dello sci mondiale. Ultima sua grande iniziativa è stata, sempre nello stesso anno, la realizzazione a Skardu in Pakistan di un museo destinato a ricordare nei secoli il successo degli alpinisti italiani sul K2 il 31 luglio 1954, e le presenze precedenti e successive.
L’iniziativa accolta subito con favore dal capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, è stata finanziata da dieci generosi amici di Rolly e il museo fu inaugurato il 2 agosto 2004 alla presenza anche di alte autorità del Pakistan.
Purtroppo in seguito, la sua creatività è stata bloccata da un grave incidente stradale avvenuto a Bolzano dove era parcheggiato in luogo consentito dal regolamento stradale e dove fu investito da un tir sbandato a forte velocità.
Nel sinistro Rolly ha purtroppo perduto due terzi della sua vista.
Rolly Marchi viveva a Milano e quando poteva a Cortina d’Ampezzo, sua seconda dimora, ma non ha mai trascurato Trento. Era sposato con Graziella, affermata pittrice, e aveva due figli, Paolo, giornalista, e Jacopo, dirigente d’azienda e quattro nipoti: Bianca, Viola, Alice e Brando.
Fonte fisi.it