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Il mito dell’Everest al 61º Trento Film Festival: la storia dell’Everest e dei suoi protagonisti raccontata da Reinhold Messner


Grande successo la sera del 3 maggio all’Auditorium S. Chiara per la serata L’Everest era una volta in America, condotta da Reinhold Messner.

1953, 1963, 1973: tre date con un comune denominatore, l’Everest, il terzo polo del pianeta, l’ultimo in ordine di tempo ad essere raggiunto dall’uomo, sessanta anni fa da Tenzing e Hillary. E’ a partire da queste ricorrenze che Reinhold Messner, primo uomo ad aver salito il tetto del mondo senza uso di ossigeno (1978) e il primo ad averlo salito in solitaria (1980) venerdì 3 maggio all’Auditorium S. Chiara di Trento ha costruito la serata alpinistica più attesa al 61° Trento Film Festival dal titolo emblematico “L’Everest era una volta in America”, serata organizzata con il Patrocinio del Consolato Generale degli Stati Uniti d’America a Milano.

Una citazione “quasi cinematografica” per rendere omaggio per la prima volta al Trento Film Festival all’alpinismo americano che, proprio cinquant’anni fa, stupiva il mondo con un’impresa senza precedenti, la prima attraversata del tetto del mondo da parte di un agguerrito team di alpinisti saliti dalla inviolata cresta ovest e successivamente scesi dalla via del Colle Sud, percorsa dieci anni prima da Hillary e Tenzing. Preceduta nei primi anni ’50 dai tentativi di Charles Houston al K2, fu questa la prima importante affermazione dell’alpinismo a stelle e strisce sugli ottomila, dopo i successi di francesi, britannici, italiani, tedeschi, svizzeri, austriaci e giapponesi.

In un paese già proiettato nella conquista dello spazio e della luna il successo del team americano riportò l’attenzione sul fattore umano e gli alpinisti furono accolti trionfalmente al loro rientro in patria e ricevuti con tutti gli onori alla Casa Bianca dal presidente John Fitzgerald Kennedy.

In questa serata, partendo da questa impresa che fece sensazione e che rivive nei ricordi dello stesso capo spedizione, l’alpinista e cineasta Norman G. Dhyrenfurth, Reinhold Messner ha ripercorso alcune delle più importanti tappe dell’alpinismo americano, da allora più che mai legato alle imprese sull’Everest.

Tra i protagonisti della serata l’alpinista Ed Webster, autore nel 1988 insieme a Robert Anderson anche lui americano, all’inglese Stephen Venables e al canadese Paul Teare della prima salita in stile alpino della Parete Kangshung dell’Everest incombente sul versante tibetano, all’epoca l’ultimo grande problema alpinistico rimasto insoluto sul tetto del mondo.

E ancora Conrad Anker, l’uomo che ha legato il suo nome all’eccezionale ritrovamento nel 1999 del corpo dell’alpinista George Mallory sulla parete nord dell’Everest a 8200 metri di quota. Ritrovamento che non ha potuto sciogliere il più grande mistero che aleggia sulla storia dell’alpinismo: se cioè Mallory con Irvine raggiunsero la vetta dell’Everest ancora nel 1924. Ma anche l’alpinismo italiano si è ritagliato una presenza nella serata dell’Everest per ricordare quarant’anni dopo la prima salita italiana al Tetto del Mondo, con la spedizione capeggiata dall’esploratore Guido Monzino, alla quale prese parte l’alpinista Mario Curnis con il quale Messner ripercorrerà la, per alcuni aspetti, la controversa spedizione italiana del 1973.

Fonte trentofestival.it

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.