Installato il nuovo Bivacco Gervasutti sul ghiacciaio del Freboudze alle Grandes Jorasses del Monte Bianco – Courmayeur (AO)
Il primo bivacco alpino di ultima generazione, estrema sintesi di comfort, sicurezza e rispetto dell’ambiente è stato installato a quota 2835 metri sul ghiacciaio del Freboudze di fronte alla spettacolare parete Est delle Grandes Jorasses del Monte Bianco.
Il nuovo Gervasutti – progettato dagli architetti Luca Gentilcore e Stefano Testa – è un bivacco innovativo realizzato in materiale composito (sandwich vetroresina e pvc ad alta densità), con una scocca modulare di trenta metri quadri e 1.980 chili di peso, quattro i moduli che compongono il bivacco: l’ingresso, il locale per il pranzo e le due camerate da 6 posti letto ciascuna. Il bivacco del futuro, alimentato con pannelli fotovoltaici, è a impatto ambientale ridotto ed e già modello pilota per altri siti ipertecnologici ed ecosostenibili. Frutto di sofisticate conoscenze nautiche ed aeronautiche, è fatto per resistere maggiormente alle condizioni dell’alta quota.
Al suo interno è attivo un sistema dedicato di autodiagnosi e di rilevamento di dati ambientali interni ed esterni e di un punto di chiamata di soccorso. Un sistema di connessione via internet consentirà al Bivacco di essere costantemente collegato con il mondo per fornire informazioni in tempo reale sulle condizioni meteo, gestire l’organizzazione delle presenze, attivare una comunità di frequentatori in grado di scambiarsi notizie sul “libro del rifugio” virtuale. Tutto ciò senza rinunciare al piacere di annotare le proprie impressioni sul diario cartaceo, custodito nel bivacco.
“A cinquant’’anni di distanza dall’ultimo rifacimento del bivacco Gervasutti – dichiara Osvaldo Marengo, Presidente del CAI Torino – ci siamo posti l’importante obiettivo di realizzare questa nuova struttura, punto di incontro tra la storia delle nostre montagne e le nuove tecnologie, finalizzate all’ecosostenibilità. Ringraziamo la Regione Valle D’Aosta, la Fondazione CRT, Gore (produttrice della membrana GORE-TEX®) e EDF ENR Solare per aver creduto insieme a noi alla sua forte valenza innovativa. Un sentito ringraziamento anche al Comune di Courmauyeur e a tutti gli sponsor tecnici per il loro sostegno al progetto”.
La storia del bivacco Gervasutti
Il bivacco Gervasutti sorge su uno sperone roccioso a 2835 metri di altezza, sotto le spettacolari pareti delle Grandes e Petites Jorasses e dell’Aiguille des Leschaux, base di partenza per splendidi itinerari di salita: dalla via sulla parete Est delle Grand Jorasses, aperta da Giusto Gervasutti e Giuseppe Gagliardone nel 1942 e ripetuta in solitaria invernale da Renato Casarotto nel 1985, alla parete Est delle Petites Jorasses, salita la prima volta nel 1962 da Walter Bonatti e Pierre Mazeaud, detta anche Via dell’amicizia in ricordo degli amici scomparsi un anno prima durante il tentativo sul Pilone Centrale del Frêney.
Bonatti, Mazeaud e Casarotto sono solo alcuni dei molti alpinisti che hanno lasciato la loro firma sul libro del bivacco costruito nel 1948 dalla Sottosezione SUCAI in sostituzione del bivacco Freboudze collocato 600 metri più sotto (smontato negli anni ’80 e oggi conservato nel museo delle guide di Courmayeur).
Realizzato interamente in legno, prima di essere trasportato in quota grazie all’aiuto e al lavoro dei soci della Sucai e degli alpini, venne esposto per un mese a Torino in Piazza CLN. Si decise di intitolarlo a Giusto Gervasutti, “il fortissimo” alpinista torinese, proprio in ricordo della sua prima ascensione alla parete Est delle Grandes Jorasses.
A seguito di alcuni danneggiamenti, la Capanna venne completamente ricostruita nel 1961, sempre in legno e sempre a opera della Sottosezione SUCAI. Grazie all’aiuto di un elicottero messo a disposizione dell’esercito americano, fu possibile portare in quota la maggior parte dei materiali, evitando il trasporto a spalle lungo il sentiero che si inerpica dal fondovalle per circa 1200 metri di dislivello.
Oggi, a cinquant’anni di distanza dall’ultimo rifacimento, la Scuola, la Sottosezione SUCAI ed il CAI Torino hanno deciso di realizzare una nuova struttura in sostituzione di quella esistente.
Note Tecniche
Il nuovo Gervasutti è una struttura innovativa realizzata in materiale composito (sandwich di vetroresina e pvc ad alta densità) con una scocca modulare di trenta metri quadri. Frutto di sofisticate conoscenze nautiche e aeronautiche, il bivacco è stato costruito per resistere alle condizioni, particolarmente difficili, dell’alta montagna.
Il progetto è estremamente innovativo sia a livello strutturale (i vari pezzi che lo compongono sono stati realizzati a valle per poi essere elitrasportati fino sulla parete), sia a livello energetico, in quanto è alimentato da un impianto fotovoltaico in grado di renderlo autosufficiente tutto l’anno. Per la progettazione e realizzazione è stata coinvolta l’azienda EDF ENR Solare, joint venture italiana del gruppo EDF specializzata in impianti fotovoltaici su tetto e altre strutture, che ha supportato il CAI con un’attività di consulenza e sponsorizzato la posa del bivacco.
L’impianto installato ha una potenza di 2,4 kWp e i 24 moduli che lo compongono sono formati da celle fotovoltaiche annegate in un polimero speciale che ne consente la massima flessibilità. L’energia prodotta sarà utilizzata per alimentare l’impianto di illuminazione e le prese elettriche, nonché la piastra da cucina e il computer di bordo previsti per gli alpinisti ospiti del nuovo Gervasutti. Il consumo fisso giornaliero (escluso l’autoconsumo batteria) è previsto in circa c.a. 800 Wh.
Un ulteriore elemento innovativo è dato dal parco batterie. Usate per la prima volta per un impianto in isola e realizzate in sodio e nichel, sono completamente riciclabili e ad alta sicurezza. Ogni batteria (protetta da un cappotto esterno in silice microporosa, completamente riciclabile e a zero emissioni di CO2) è equipaggiata con un software per il controllo e il monitoraggio attraverso una scansione all’ora. Anche i pannelli sono tutti indipendenti e ciascuno ha un suo regolatore, in modo tale da non bloccare il funzionamento dell’intero impianto se un singolo pannello fosse limitato dall’ombra o dalla neve.