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Domeniche a piedi inutili. Anzi, no


Nei giorni scorsi l’assessore all’Ambiente della Regione Piemonte Roberto Ravello ha definito1 il blocco del traffico domenicale a Torino inefficace, controproducente e disagevole per i cittadini. Le domeniche a piedi sono diventate quasi un rito in questi anni ma le amministrazioni oggi si dimostrano meno inclini ad attuarle che negli anni passati. È così difficile andare a piedi?

Domeniche a piedi e mobilità sostenibile
La prima domenica a piedi in Italia risale al 2 dicembre 1973: a seguito della crisi petrolifera il governo vara l’austerity, un insieme di provvedimenti di riduzione dei consumi che includono blocco totale del traffico privato nei giorni festivi, aumento dei prezzi dei carburanti per autotrazione, chiusura anticipata dei locali commerciali e riduzione dell’illuminazione delle vetrine. [VB, p. 125]

Le domeniche a piedi arrivano così ai giorni nostri, promosse da associazioni ambientaliste e dai comuni italiani ansiosi di rientrare nelle soglie di inquinamento dell’aria stabilite a livello europeo. Con un effetto collaterale. «Camminare in città significa incontrare e vedere sempre gli altri intorno a sé, non potersi mai sottrarre al loro sguardo»3: si riscopre la dimensione umana della città, ci si inizia a chiedere se non valga la pena muoversi diversamente nei restanti giorni della settimana. Nascono movimenti che chiedono alle amministrazioni comunali risposte che vadano oltre i semplici provvedimenti emergenziali e le dichiarazioni d’intenti. Si diffondono i servizi di car sharing e bike sharing (+51% utenti nell’ultimo anno), l’auto e la bici condivisa, e il Piedibus, gruppi organizzati di scolari che vanno a scuola a piedi.

Le sensibilità alle tematiche ambientali si traducono in volontà di partecipazione alle scelte dei propri comuni, come i prossimi referendum ambientali che Milano chiameranno i cittadini a esprimersi su mezzi pubblici, il verde urbano, risparmio energetico e ripristino dei Navigli.5

Automobile, la sposa cadavere
Ma a fianco a eccellenze quali Venezia e Mestre2 fra le grandi città e Bolzano e Modena fra le medie, in altre città il trasporto pubblico e la mobilità sostenibile sono spesso trascurati.

Dopo oltre trent’anni dal primo scricchiolio della società del petrolio, gli italiani ancora non riescono a rinunciare all’automobile. Nel 2009 vantavamo un indice di motorizzazione medio di circa 60 auto su 100 abitanti contro le 46 auto su 100 abitanti della media europea. La Capitale è quinta nella classifica delle 50 città analizzate da Euromobility, Torino a metà classifica e Milano verso il fondo ma comunque superiore alla media europea.2 Tutto questo quando il 50-75% dell’inquinamento da particolato nelle aree urbane dipende dalle emissioni dei veicoli, provocando «aumento della mortalità, patologie respiratorie e cardiovascolari».[ISB, p. 23]

Inquinamento dell’aria esterna e salute dei bambini
«Lo smog uccide? Non esiste alcuna prova certa di un solo decesso legato esclusivamente all’inquinamento atmosferico – sosteneva nel 2002 Francesco Ramella, dottore in ricerca in Trasporti – [Q]uanti anni di vita ci ruba l’inquinamento atmosferico? Nessuno». Se è vero che la riduzione degli agenti inquinanti negli ultimi anni è stata sensibile, e gli standard si sono elevati, il ripetuto sforamento dei limiti imposti a livello europeo dei PM10, il particolato più fine prodotto principalmente dai vecchi motori Diesel in grandi città come Torino e Milano indica che la strada verso un ambiente urbano salubre è ancora lunga.

I bambini sono più soggetti alla pericolosità degli agenti inquinanti: i pediatri spiegano che «[r]ispetto ad un adulto, un bambino di un anno di età scambia un volume di gas respiratori doppio»[ISB, p. 7] e dato che l’«l’85% circa degli alveoli polmonari si sviluppa entro i sei anni», eventuali lesioni strutturali intercorse fra 0 e 6 anni «possono facilmente dare esiti permanenti ed irreversibili».[ISB, p. 5]

Muoversi diversamente è possibile
Il presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) Giuseppe Mele ha recentemente appoggiato le domeniche a piedi sostenendo che «anche se i blocchi del traffico possono essere considerati interventi ‘spot’, in realtà tutto quello che può ridurre i livelli di inquinanti contribuisce a diminuire i rischi per la salute».4

Muoversi a piedi è un’abitudine salutare anche nel resto della settimana: i pediatri affermano che «le concentrazioni degli inquinanti all’interno dell’auto sono superiori a quelle presenti nell’aria esterna» e alcuni accorgimenti aiutano a minimizzare i rischi. D’inverno occorre evitare le strade trafficate nelle ore più fredde della giornata (inquinamento da particolato) e d’estate evitarle nelle ore più calde (inquinamento da ozono).[ISB, p. 19-20] Chi è abituato a muoversi in auto potrà quindi studiare il percorso migliore per andare a piedi o in bicicletta, che non sempre corrisponde a quello a cui è abituato, mentre i dati sull’inquinamento cittadino diffusi dai media saranno utili per sapere quando ridurre l’attività fisica all’aperto.

Per saperne di più:

  1. Ravello su Domeniche ecologiche, Piemonte Informa, 24/01/2011 (url aggiornato il 20/03/2022)
  2. La mobilità sostenibile in Italia: Indagine sulle principali 50 città – Edizione 2010, Euromobility, (PDF, 861 kB)
  3. David Le Breton, Il mondo a piedi (2001)
  4. Milano e lo smog: i pediatri dicono sì alle domeniche a piedi per città a misura di bimbo, adnkronos, 25/01/2011
  5. Milano sì Muove
  6. Francesco Ramella, Le città? Non sono malate, Il Sole 24 Ore, 28/01/2002

(*) Foto: BikePortland.org (Flickr): (Flickr #260969390) Licenza Creative Commons CC BY NC ND

Fonti

  • [ISB] Giacomo Toffol, Laura Todesco, Laura Reali (aCd), Inquinamento e salute dei bambini, Roma (2010)
  • [VB] Saverio Luzzi, Il virus del benessere,  Bari (2009)
Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.