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Finalmente il governo riforma la giustizia…


Carcere per chi provoca valanghe e 5000 euro di multa a chi
va in montagna quando c’è pericolo (cioè sempre). A questo punto speriamo di
farci eleggere a qualche carica istituzionale per non presentarci ai processi, o sottosegretari alla protezione
civile, perché siamo stufi di sentire campagne mediatiche sui morti in montagna
da gente che la frequenta solo quando un camoscio inciampa in una polenta
concia…

Ecco alcune considerazioni prese quà e là nella rete:

Cultura, non repressione – Simone Moro sulla Stampa -.
Divieti, carcere, multe? Sarebbe come se io tornassi a casa e prendessi a
schiaffi mio figlio senza dirgli perché. Bella crescita, no?.

La minaccia di multe e carcere per chi provoca una
valanga è una reazione isterica – ha dichiarato Reinhold Messner al giornale La
Repubblica -. Meglio un dibattito con alpinisti, guide, giudici e politici per
stabilire dove finisce il turismo e dove inizia l’alpinismo. Le leggi ci sono
già, l’omicidio colposo non cambia secondo terreni o circostanze. Di quale
legge c’è bisogno? Nessuna legge può vietare a qualcuno di rischiare la propria
pelle in montagna. Se così fosse sarebbe la fine dell’alpinismo.

Che mandino in galera prima chi ruba e chi è mafioso
che i montanari – dichiara Silvio Gnaro Mondinelli -. Questa proposta è una
perdita di tempo, perchè le leggi ci sono già. Chi stacca una valanga è già
punibile per legge se provoca danni alle cose o alle persone. Dovrebbero invece
insegnare la montagna nelle scuole invece di proporre di eliminare la
geografia, perchè metà dell’Italia è coperta da montagne. Bisogna insegnare,
fare formazione. E’ solo così che si può risolvere il problema.

Gli appassionati della montagna non sono degli irresponsabili. Non
lasciamoci prendere dall’emotività. Quella norma è inaccettabile dal Cai e dal
mondo della montagna. La montagna è uno spazio di libertà e non di coercizione
– in un comunicato stampa inviato dal Cai ai giornali -. Il Cai e il mondo
della montagna non possono accettare una norma che, forse dettata
dall’emozione, costringe a casa alpinisti, sciatori ed escursionisti, e che
porta una militarizzazione delle Terre Alte. La libertà di accesso è uno dei
capisaldi dell’alpinismo e della frequentazione della montagna.

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.